Drive – in per musica e cinema: un ritorno al passato davvero necessario?

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Il drive – in per musica e cinema arriverà anche in Italia

Dopo il boom negli USA, ha viaggiato chilometri, fino a giungere oltreoceano, per riportarci indietro nel tempo. Ci sembrerà di essere tornati negli anni ’50 – il primo drive – in nostrano risale all’agosto del 1957 – ma con l’iPhone in mano con cui poter riprendere e postare tutto.

Il progetto si chiama Live Drive – In. L’idea – concepita da Utopia Srl, Zoo Srl, Italstage e 3D Unfold – è quella di trovare aree abbastanza grandi da poter essere allestite palchi e maxischermi e di dividere la parte riservata al pubblico in tre settori: il primo dedicato a moto e biciclette; il secondo alle auto; il terzo, invece, potrebbe essere composto da box per il parcheggio con una scala che consente di arrivare in terrazza e godere dello spettacolo all’aperto, sempre tassativamente rispettando il protocollo di sicurezza. Tutto ciò senza dimenticare il rispetto per l’ambiente, grazie all’utilizzo di generatori a energia rinnovabile, bagni auto – igienizzanti e materiali ecosostenibili.

Del resto, quello che viviamo oggi è il periodo della distanza, dell’impossibilità del contatto fisico.

Neanche una stretta di mano ci è concessa. Pensare anche solo lontanamente di poter stare in una sala gremita di gente, oppure sotto ad un palco schiacciati dalla folla a saltare, sarebbe pura follia.
Ma, dopo mesi di quarantena e di isolamento, le nostri menti hanno bisogno di combattere lo stress. Senza contare il problema degli addetti ai lavori, che non posso essere abbandonati a se stessi. E se contiamo che in Italia circa 600mila persone lavorano nel mondo della musica – ed a queste si devono aggiungere quelle che operano nel settore cinematografico – comprendiamo facilmente la portata del settore.

Anche cantanti navigati hanno lanciato appelli per far ripartire i concerti. Tra questi Laura Pausini (che ha ricordato i lavoratori “senza colpe e senza prospettive”), Ron (che ha parlato espressamente di chi è dietro ogni artista), Gigi D’Alessio (che ha riassunto alla perfezione la situazione con la frase “siamo uno a cantare e quattrocento a mangiare”). E poi ancora Tiziano Ferro, Fiorella Mannoia, Jovanotti e molti altri.

Ma siamo proprio sicuri che sia quella del drive – in la strada giusta da intraprendere?

Pensiamo ai concerti storici, alle esibizioni che anche a distanza di decenni vengono ricordate da intere generazioni. Immaginiamo di tornare indietro con la mente al 1986 e di essere sotto al palco del Wembley Stadium ad ascoltare – ed ammirare – i Queen. Supponiamo però di essere in macchina. Ad ogni invito di Freddie al pubblico di cantare con lui, tutti rispondono dall’interno nelle loro auto. L’effetto sarebbe stato lo stesso? La scena la ricorderemmo comunque tutti (compresi noi che l’abbiamo solo vista in video)? Oppure, allo stesso modo, ipotizziamo di andare ad un concerto degli AC/DC stando fermi immobili con una scatola di popcorn in una mano ed una birra in un’altra. Come potremmo resistere alla tentazione di saltare, scatenarci?

Le perplessità non mancano, e le domande sono ancora tante.

Suoniamo il clacson per avere il bis? Quante macchine potrebbero effettivamente entrare in ogni area? Considerando che molto probabilmente ci potranno essere solo due persone per vettura, i biglietti venduti non sarebbero comunque pochi? E poi, i concerti dovrebbero avere luogo in estate, verosimilmente verso agosto, quante persone riuscirebbero a stare chiuse ore in un’automobile con oltre 30 gradi?  Chiudendo i finestrini si riuscirebbe ad ascoltare bene la musica?

In Italia non esistono solo i big da grandi numeri,  ma tutta quella fetta di artisti che, ad esempio, erano soliti esibirsi in pub, bar, locali piuttosto piccoli. Riuscirebbero a sopravvivere in questo modo?
Ma, soprattutto, gli abbracci, la folla, la libertà di urlare a squarciagola, gli sguardi del tuo cantante preferito che pensi sempre siano rivolti a te, la sensazione di essere parte di un gruppo, non sono forse alcune delle parti più belle, emozionanti – e, perchè no, romantiche – di un concerto?

E per il cinema?

Sarebbe stato forse più pratico pensare ad una sala all’aperto con sedie separate seguendo i protocolli di sicurezza. Certamente per molti è preferibile  guardare un film all’aria aperta (basti considerare che spesso in estate non si va al cinema per evitare di stare troppe ore al chiuso) e si sarebbero potuti vendere molti più biglietti..

Quindi il drive – in è davvero la soluzione migliore che si potesse trovare per far rinascere questi settori? No. Ma è l’unica proposta fino ad ora. E finchè non ne arriveranno altre più valide, dovremo farcela bastare.

 

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