Di Federico Feliziani
Ci stiamo avvicinando al Natale e al periodo dell’anno più festoso. In questo 2020 però dovremo trattenere il nostro desiderio di convivialità per non vanificare tutti i sacrifici fatti sin ora per ridurre la circolazione del Covid- 19.
È questo il senso del dpcm Natale che il Presidente Conte ci ha presentato la scorsa settimana. Organizzare il periodo natalizio in modo che non ci siano assembramenti. Il punto più delicato del dpcm Natale è l’aspetto privato. Tutte quelle prescrizioni, utili a non far circolare il virus, che il governo ha inserito sotto forma di raccomandazione.
Era inizio ottobre quando abbiamo letto per la prima volta il termine “raccomandazione” all’interno di un testo normativo. Qualcuno si sentì anche offeso nel profondo percependo quella parola come un episodio paternalistico che sottintendeva una scarsa fiducia del governo nei confronti della popolazione. Venne quasi voglia di esprimere stizza a proposito di quel signore, sempre in giacca e cravatta, che ci diceva “mi raccomando…” come fosse nostro padre.
Se non fossimo molto permalosi lo avremmo potuto interpretare da subito come un’infusione di fiducia. Dal momento che in un sistema liberal-democratico lo Stato non può entrare nel privato dei cittadini se non con un mandato, la raccomandazione è uno stratagemma per dare consigli autorevoli ai cittadini. Questi poi decideranno se seguirli oppure no.
Anche nell’ultimo dpcm ci sono molte raccomandazioni insieme a chiari divieti come quello di non spostarsi da un comune all’altro durante i tre giorni festivi più importanti. Appare chiaro il motivo: siamo in piena pandemia e ogni incontro fra parenti e amici tipico delle festività natalizie potrebbe aggravare la situazione. Non si tratterebbe neanche di una decisione politica nel senso traviato del termine. Si tratta di buon senso applicato a favore della salute collettiva. Eppure siamo riusciti a dividerci anche sul benessere di tutti. E lo abbiamo fatto in uno dei giorni peggiori, con il più alto numero di vittime.
Contemporaneamente alla conferenza stampa del Presidente Conte, l’opposizione ha improvvisato un’occupazione dell’aula di Montecitorio per denunciare le “misure illiberali” contenute nel dcpm. Poi Matteo Salvini ha specificato come ritenga pericoloso non permettere ai nipoti di visitare i nonni “nel giorno più bello dell’anno”. Questa sarebbe dunque la misura illiberale che merita l’occupazione di un luogo sovrano come il Parlamento.
Viene dunque il sospetto che la denuncia di illiberalità nasconda invece una rivendicazione politica: a Natale fateci fare come ci pare. Fateci essere spensierati.
Se come sembra è questo il messaggio dell’opposizione, politico come non mai, abbiamo un problema. Politicizzando le norme di comportamento scatena il caos. Se la Sinistra non fa i cenoni e la Destra invece sì sarà impossibile giungere a quella responsabilità individuale che al momento sembra essere l’unica arma a nostra disposizione.