Avevamo una grande chance come Paese di prendere misure epocali e senza precedenti che ci mettessero alle spalle quest’incubo senza fine.
Abbiamo scelto, ancora una volta, di allungare l’agonia, tentando di salvare un’apparente normalità già morta e sepolta da settimane.
Ieri sera l’Italia, il Presidente del Consiglio, il governo, noi tutti, avevamo l’occasione di dare un segnale potentissimo che fosse da monito al mondo intero e salvasse migliaia di italiani.
Abbiamo preferito la via di mezzo, il colpo al cerchio e uno alla botte, la pillola dura dentro e zuccherata fuori.
Possiamo chiudere tutto e prenderci gli applausi, ma lasciare aperte aziende, fabbriche non strettamente essenziali, poste, trasporti pubblici significa non solo non aver capito nulla di quello che sta succedendo, ma mandare in prima linea centinaia di migliaia di persone (operai, lavoratori, dipendenti che non possono rifiutarsi di uscire) ed esporre, di riflesso, le seconde e terze linee, in un circolo vizioso senza fine e senza uscita.
Da ieri sera l’Italia non è più spaccata tra una regione e l’altra ma tra cittadini di serie A e di serie B, ignorando che viviamo tutti nello stesso luogo e respiriamo la stessa aria.
Oggi abbiamo perso un’occasione storica.
Potevamo chiudere TUTTO oggi e tornare alla normalità DOMANI. Abbiamo scelto di lasciare al virus una finestra aperta.
Sarebbe potuta essere la sera delle scelte drastiche.
Sarà la notte dei grandi rimpianti.
E tra una settimana tutto sarà più chiaro.
Con le lacrime nel cuore, nessuno più di me spera di sbagliarsi. Nessuno.
Viva l’Italia. Viva gli italiani.
Ne usciremo comunque. Sarà solo tutto molto più lungo e doloroso.
Lorenzo Tosa