Da dove nasce una mentalità violenta?

Mentalità della violenza

La violenza è la figlia illegittima della cultura dell'onore

Siamo abituati, chi più chi meno, ad attribuire dei tratti caratteriali, delle mentalità, ai popoli delle varie nazioni, anche se non ci abbiamo mai avuto a che fare direttamente. Pensando agli svizzeri, per esempio, li immaginiamo precisi (come orologi). Gli inglesi invece attraversano il nostro immaginario con la loro flemma, sorseggiano del thè, mentre i giapponesi ci appaiono come un unico organismo che si muove all’unisono, ciascuno esercitando il proprio maniacale perfezionismo.

Qualcosa di vero nei pregiudizi?

Nella quasi totalità dei casi, tale nostra percezione è appannata da una serie di pregiudizi che abbiamo assimilato. Ciò avviene nel corso degli anni, dai media dal passaparola e dalla letteratura, eppure in queste formule sintetiche sembra ci sia qualcosa di vero. Eventi storici, assetti sociali, tradizioni, cultura aziendale, religione, materie prime, tendono inesorabilmente a creare un sottofondo caratteriale che unisce i popoli di una nazione e crea una sorta di linguaggio condiviso e regole non scritte. Da dove nasce una mentalità?

Scriveva Benedetto Croce:

«Qual è il carattere di un popolo? La sua storia; tutta la sua storia e nient’altro che la sua storia».

Gli studi di Nisbett e Cohen

Nel 1996 due psicologi dell’università del Michigan, Richard Nisbett e Dov Cohen si posero la stessa domanda, sfruttando un luogo comune americano secondo il quale gli abitanti degli stati più a sud avrebbero un temperamento più irascibile e machoista rispetto ad i loro coinquilini degli stati del nord. Bufala? Pregiudizio?

Nel loro libro The culture of Honor: the psychology of violence in the South, i due autori suggerirono una brillante teoria sulla distribuzione culturale della violenza tra gli Stati Uniti del nord e gli Stati Uniti del sud, ideando un originale esperimento sociale che tutt’oggi resta una pietra miliare della psicologia, dell’antropologia, addirittura del marketing e purtroppo anche della demagogia politica.

Con la scusa di dover condurre un esperimento sulla percezione, Nisbett e Cohen reclutarono diverse persone provenienti dal nord e dal sud degli Stati Uniti. Chiesero loro di compilare un finto test: in realtà la vera sperimentazione non era in quei fogli di carta, ma in una serie di ben studiate candid camera.

Lo spintonatore

Terminato il test, gli individui furono inviati a depositare i fogli su una scrivania ed in quel momento un complice degli psicologi iniziò a spintonare, con un colpo di spalla, soltanto alcune persone a caso, aggiungendo qualche fugace insulto.

Tutti i soggetti che avevano ricevuto la spallata subirono ovviamente delle ripercussioni emotive. Ma a quanto pare le reazioni mostrarono differenze significative, in termini statistici, a seconda della nazione di provenienza.

Infatti, in una seconda fase dell’esperimento, a distanza di poco tempo, i soggetti venivano invitati a passare in un corridoio stretto, così da poter raggiungere un’altra stanza. Durante l’attraversamento però dalla parte opposta del corridoio, sopraggiungeva un secondo complice, alto quasi due metri e del peso di più di cento chili! A questo grosso complice era stato ordinato di camminare a passo sostenuto, diritto verso ogni soggetto finché quest’ultimo non si fosse scansato, oppure di fermarsi, eventualmente, soltanto alla minore distanza possibile da esso.

Nord e Sud

I risultati di questa prova di forza simulata furono straordinari. Gli abitanti del nord, a prescindere che fossero stati spintonati e insultati poco tempo prima, si spostavano tutti verso la parete ad una distanza media dall’energumeno di 183cm. Quelli degli stati del sud che non erano stati spintonati e insultati si scansavano dall’energumeno ad una distanza di 274cm. Gli abitanti del sud che avevano ricevuto lo spintone e gli insulti arrivavano fino a 90cm.

Ciò voleva dire che gli americani settentrionali non si sentivano infastiditi più di tanto dalla spallata. Spinti o non spinti, proseguivano indisturbati schivando con disinvoltura l’energumeno ad una distanza accettabile. Gli americani del sud non spintonati facevano bene attenzione a non mettere alla prova l’eventuale suscettibilità dell’energumeno, cedendo il passo quasi un metro prima dei settentrionali.

Infine gli abitanti del sud che avevano ricevuto la spallata e gli insulti, presumibilmente feriti nell’orgoglio, trovavano in quella situazione uno sfogo al sentimento di frustrazione. Questi ultimi giungevano quasi a toccare l’energumeno prima di schivarlo, come in una sorta di sfida a chi frena per ultimo.

Testosterone e cortisolo

Al termine di questa stressante sperimentazione, gli psicologi misurarono, come controprova, la quantità di cortisolo e testosterone. Questi ormoni, infatti, aumentano in situazioni di stress e predispongono al comportamento competitivo. La quantità rilevata era decisamente maggiore negli americani del sud spintonati e pressoché costante in tutti gli altri.

Appurata la differenza tra le reazioni emotive degli americani, Nisbett e Cohen cominciarono a scavare nella memoria storica della nazione a stelle e strisce e dopo diversi anni di lavori, giunsero alla conclusione: la cultura basata su regole di onore si sviluppa in condizioni in cui gli individui devono farsi personalmente carico della legge.

La memoria storica

In effetti, all’epoca dei primi coloni americani, le differenze climatiche ed ecologiche del territorio spinsero scozzesi e irlandesi all’allevamento del bestiame nelle aree del sud. Tedeschi e olandesi praticarono l’agricoltura più a nord. Ciò comporta un notevole e indiretto cambiamento di abitudini, relative soprattutto ai rischi del mestiere. I mandriani erano maggiormente minacciati dalle razzie di bestiame da parte di predoni occasionali e rivali in affari. Nello stesso tempo le mandrie occupavano vasti territori, sorvegliati da un esiguo numero di persone e ciò non consentiva un controllo degli avvenimenti diretto e costante.

La cultura dell’onore

Per tale ragione, laddove il principio di legalità è meno diffuso a causa delle caratteristiche del territorio (vastità, isolamento, difficoltà di attraversamento), emerge la cultura dell’onore. Una cultura dove tutti cercano di crearsi fama di uomini che ricorrono facilmente alla violenza, come deterrente contro il furto ed altri comportamenti predatori.

Di contro gli abitanti del sud hanno anche sviluppato un atteggiamento più cortese e amichevole nei confronti del prossimo. Ciò rappresenta la conseguenza opposta di questo tipo di cultura: nessuno cercherà di mettere in dubbio la reputazione degli altri. Tutti cercheranno di scongiurare potenziali conflitti, facendo leva sull’onore reciproco, sulla lealtà o il tenere fede alla parola. Nella cultura dell’onore, infatti, abbondano i valori legati alla religione, alla famiglia (intesa come luogo protettivo dove sentirsi al sicuro) e all’amicizia.

Nel caso degli Stati Uniti, la cui cultura coloniale si è impiantata e delineata nel giro di un secolo, la nascita della cultura dell’onore è principalmente imputabile alla pastorizia massiva. Ma per quanto riguarda il vecchio continente si può dire lo stesso?

Risultati simili in Europa

Risultati simili agli USA si ottengono se prendiamo in considerazione l’Andalusia e l’Olanda. Sembra che gli spagnoli, famosi per il loro carattere gioioso e cortese, si comportino come americani meridionali di fronte a chi ferisce il loro onore. Gli olandesi invece somigliano agli americani settentrionali sotto questo aspetto.

Probabilmente le desertiche distese dell’Andalusia ponevano agli abitanti lo stesso problema riguardo l’applicazione della legge già dal periodo della colonizzazione romana. Tutto ciò senza contare le scorribande dei pirati e gli ultimi periodi di dittatura.

Nel caso del vecchio continente è ovvio che si debba tenere in considerazione una storia molto più lunga e complessa, fatta di dominazioni reciproche e scambi commerciali e culturali. Senza contare che una gran parte di tradizioni sono basate sui culti religiosi, in particolare su quello cristiano.

Le religioni abramitiche si fondano, per motivi storici e geografici, sulla cultura dell’onore. Per mezzo di un modulo Punizione-Premio tutelano sia la convivenza sociale che la proprietà privata.

Senza entrare nel merito della questione meridionale, è palese che nelle regioni più a sud della penisola, dall’unità di Italia in poi, gli abitanti dovettero farsi personalmente carico della legge. Questo gettò nuove ed ulteriori basi per una cultura dell’onore, della famiglia e del culto religioso.

Alla luce di queste considerazioni sulla mentalità, il lettore dovrebbe provare a fare un gioco di fantasia.

La mentalità e la politica

Immaginate che cosa accadrebbe se i due psicologi, artefici dell’esperimento, volessero applicare o fare applicare le loro scoperte per fini politici?

La risposta è abbastanza ovvia: se una serie di “spintonatori” prendessero a spallate mediatiche le nostre presunte certezze probabilmente non ci porremmo troppe domande sulle intenzioni dell’energumeno. Vedremmo in lui solo un individuo da sfidare ed al quale non cedere il passo.

Chissà, magari quell’energumeno camminava a passo svelto soltanto per fuggire da un pericolo o cercava soltanto aiuto.

La cultura della violenza, dell’intolleranza e della neofobia è la figlia illegittima della cultura dell’onore. Come potete constatare, grazie ad un semplice corridoio, è molto facile convincere le persone a vedere in uno sconosciuto una possibile fonte di problemi. Anche se si tratta solo di un bisognoso.

Dario David

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