Violenti proteste in Perù, il governo dichiara lo stato d’emergenza

proteste in Perùù

A causa delle violenti proteste in Perù, nate dopo l’arresto del presidente Castillo per tentato golpe, il nuovo governo dichiara lo stato d’emergenza

Peggiora la situazione in Perù, dove le proteste iniziate una settimana fa si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutto il paese. Il numero delle vittime durante gli scontri tra manifestanti e polizia sarebbe salito a 18, tra questi anche minorenni. Il degenerare della situazione ha perciò costretto il governo della presidente Dina Boluarte a dichiarare del paese lo Stato di emergenza per 30 giorni. Il primo ministro della difesa Alberto Ortarola ha dichiarato che lo scopo :

“è quello di cercare di garantire l’ordine, la continuità delle attività economiche e la protezione di milioni di famiglie”

Lo Stato di Emergenza permetterebbe così a polizia e forze armate, di assumere maggiore potere in caso d’emergenza e poter ripristinare l’ordine pubblico e la sicurezza. Il governo fa sapere che verranno presidiate tutte le strutture strategiche presenti nel paese, inoltre, per 15 regioni scatterà un coprifuoco di almeno 5 giorni. Il provvedimento, impone altresì il divieto di riunione in tutto il territorio nazionale.

Le proteste sarebbero nate a seguito dell’arresto per tentato Golpe dell’ex presidente Pedro Castillo. Quest’ultimo, il 7 dicembre avrebbe tentato lo scioglimento del Parlamento poco prima che si tenesse un’ennesima votazione per impeachment nei suoi confronti. Adesso, detenuto in carcere sarebbe accusato formalmente di ribellione e cospirazione. Poche ore dopo il tentato colpo di Stato, il Parlamento riunitosi tempestivamente, ha decretato la fine dell’incarico al governo per Pedro Castillo, passato la poltrona di capo di Stato all’ora vicepresidente Dina Boluarte.

Castillo al governo dal 2021, aveva già diversi procedimenti giudiziari a suo carico. Più volte è stato accusato di corruzione e tre sono state le richieste impeachment nei suoi confronti. Per tanto, sono diverse le proteste che hanno avuto luogo precedentemente per chiedere le sue dimissioni dalla carica di presidente del Perù.

La causa delle proteste in Perù

Tuttavia, alcuni manifestati protestano per la scarcerazione dell’ormai ex presidente. Altri invece, vogliono le dimissioni dell’attuare capo di governo Dina Boluarde, in quanto ritenuta presidente illegittima , e chiedono inoltre, immediate nuove elezioni.

Il governo viene anche accusato della morte di diverse persone durante le proteste, per tale motivo i manifestanti chiedono la cessazione immediata dell’uso di ami e di violenza da parte delle forze dell’ordine.

La carica del nuovo governo dovrebbe perdurare fino al 2026, ma tenendo conto della situazione, la presidente Boluarte insieme al Parlamento, ha fatto sapere che le elezioni potrebbero essere anticipate nel dicembre del 2023.

Questo non è servito a placare le proteste, che si acutizzano sempre più. Infatti, la popolazione peruviana è stanca delle continue crisi economiche e politiche, con annessi scandali che imperversano nel paese. Dal 2016 in Perù si sono succeduti ben sei governi.

Ad ora qual è la situazione nel paese?

La situazione non sembra voler migliorare. Gli scontri violenti tra manifestanti e polizia sarebbero all’ordine del giorno, con più di 25 mila persone che hanno partecipato alle proteste secondo il Mistero dell’Interno. Le città di Huancayo, Cusco, Puno, Arequipa e Andahuaylas sono state teatro di violenti scontri che hanno provocato morti e diversi feriti, nonché diversi arresti. Quattro aeroporti sono stati presi d’assalto dai dimostranti, bloccando le piste e impedendo le partenze e arrivi dei voli. Qui sarebbero scoppiati tafferugli con le forze di polizia che hanno risposto ai manifestanti con l’uso di lacrimogeni.

Inoltre sono migliaia i turisti bloccati nella famosa regione di Cusco dove si trova il sito patrimonio dell’umanità Machu Picchu. La causa è l’interruzione dei trasporti per le continue proteste che bloccano le strade. Nelle zone più calde il governo starebbe inoltre, inviando i propri ministri per dialogare con i manifestanti e placare la situazione.

Intanto l’ex presidente Pedro Castillo accusato di cospirazione e tentato Colpo di Stato rimarrà in carcere per 18 mesi, fino al 16 giugno 2024. Così ha deciso il Tribunale delle Indagini Preliminari nella giornata di ieri, accettando la richiesta della Procura peruviana. Dal carcere Castillo si dichiara innocente e respinge le accuse nei sui confronti, avrebbe dichiarato di essere  detenuto ingiustamente e che la sua carcerazione è stata totalmente arbitraria.

Marina Satta

Exit mobile version