Donne ucraine: storie dal fronte rosa della guerra

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Fonte: Andrey Lear on Unsplash

Con la guerra che dilaga tra Russia e Ucraina, a portare avanti la resistenza e a lottare per il loro paese non ci sono solo uomini; molte donne ucraine hanno scelto di rimanere nel paese, chi per dare supporto, chi per combattere direttamente in prima linea. Altre, invece, si uniscono alla lotta da lontano.

“Cameriere, badanti, amanti”. La gaffe al TG3 di Annunziata e Di Bella nel riferirsi alle ucraine ha fatto il giro dei social per alcuni giorni. Quelle donne, però, si stanno dimostrando essere molto più di questo. Sin da prima dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina si preparavano al peggio. Chi in questo momento sta resistendo per il proprio paese sono anche – e soprattutto – donne comuni, maestre, impiegate, mamme, dottoresse. Mentre i missili russi cadono sopra l’Ucraina, la loro qualifica perde di valore: conta solo il loro immenso coraggio.

Le donne ucraine in prima linea

Da quando nel 2014 c’è stata la rivoluzione ucraina e la Russia ha annesso la Crimea ai suoi territori, gli ucraini si sono preparati a combattere. Molti i giovani, anzi giovanissimi, che si sono uniti all’esercito o si sono esercitati con le armi. Ora che lo scontro si è fatto concreto, la loro preparazione e determinazione conta più che mai. Gli uomini dai 18 ai 60 anni, infatti, non possono lasciare il paese; l’uscita è concessa solo a donne, bambini, anziani e a possessori di passaporti stranieri.

Questo, però, non significa che le donne se ne siano lavate le mani. Al contrario, diverse donne e ragazze dai ruoli e i lavori più disparati da anni si preparavano insieme ai concittadini a imbracciare le armi. A inizio marzo le ucraine sul fronte erano già il 15% dei soldati, in 36mila impegnate nel conflitto.
Molte sono le storie di queste combattenti, tutte accomunate dal desiderio di non essere lasciate indietro e di poter difendere patria e famiglia. In un servizio di Will Media, Anastasia Filatova racconta come, da mamma venticinquenne di una bimba, ha deciso di imparare a usare le armi per difendersi, abitando a Kharkiv, vicino al confine russo. Sempre a Kharkiv, alla Ukrainian Knife Fighting un gruppo di donne si allenava con diversi tipi di fucili. La cinquantenne Svetlana Putilina dichiara al giornalista:

“Se è possibile, e se il nostro governo ci darà le armi, noi le prenderemo e difenderemo la nostra città”.





Molotov, pasti caldi, reti mimetiche: l’altra faccia della resistenza

Per le donne ucraine resistere agli attacchi dei russi non vuole dire solo imbracciare le armi e stare in prima linea. La maggior parte delle cittadine rimaste in Ucraina si è impegnata per sostenere la resistenza e i militari del proprio paese in altri modi.

Un servizio della BBC mostra un gruppo di donne di Dnipro prepararsi all’arrivo dei russi. Con l’incentivo del governo ucraino stesso portato avanti sui social, donne di tutte le età e professioni si sono messe a costruire bombe molotov che potessero servire contro i mezzi russi.
Nel frattempo, in una biblioteca di Leopoli si tessevano reti mimetiche utilizzando qualsiasi oggetto che potesse diventare un filo. Borse di stoffe e tessuti venivano portate continuamente soprattutto da ragazzi e ragazze giovanissimi, che cercavano di dare il loro contributo nella guerra.

C’è poi chi prepara pasti a volontari e soldati, chi soccorre i feriti, chi dona il sangue. Chi prende con sé i figli di qualcun altro e giura di proteggerli, mentre il padre rimane a combattere per il proprio paese. Chi fa fede alla propria vocazione e rimane al fianco dei bambini malati di cui si occupava, con le bombe sopra la propria testa. Chi partorisce nei rifugi antiaerei. Ci sono donne che rimangono madri anche di fronte al nemico, come quel gruppo di ucraine che ha rifocillato un soldato russo e permesso di chiamare a casa.
Persino chi non riesce né a combattere né a compiere altri sforzi cerca di aiutare. Come riportato da Cecilia Sala per Il Foglio, a Podil le pensionate si organizzano in ronde per andare a stanare i russi nascosti.

Il supporto morale

Importante per chi sta vivendo immerso nel conflitto è sicuramente non solo il supporto fisico, ma anche quello morale. E in questo, le donne ucraine che non stanno partecipando direttamente alla resistenza si stanno impegnando al massimo. Dal mondo dello spettacolo fino a quello dello sport arrivano messaggi di appoggio e di incitamento per i proprio connazionali.

Anastasiia Lenna, ex Miss Ucraina, prende posizione su Instagram postando una foto in cui è armata; vuole “ispirare le persone, mostrare la forza e il coraggio delle donne ucraine”. La tennista ucraina Elina Svitolina ha giocato il 2 marzo in Messico contro l’avversaria russa Anastasia Potapova, sfoggiando una divisa dai colori del suo paese. “Gioco per la mia nazione” queste le parole dichiarate dopo l’incontro.
Anche la first lady ucraina, Olena Zelenska, si è dimostrata una donna dal grande coraggio. È sempre rimasta al fianco del marito, il presidente Volodymyr Zelensky. In un post su Instagram ha poi fatto sentire la propria voce, ringraziando ed elogiando tutti quelli che si stanno impegnando per il loro paese, in particolare le donne: “Mi inchino a voi, incredibili compatriote”.

Le donne ucraine, alla fine, non hanno bisogno di gesti eclatanti per essere di supporto alla propria patria. Spesso è bastato solo rimanere al fianco dei propri familiari, nella propria città di nascita. “Non me ne vado”, dichiara l’artista Maria Kozyrenko al Corriere della Sera, “sarebbe una diserzione”.

Giulia Girardello

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