Donne scrittrici nel Medioevo: la storia di Christine de Pizan

Donne scrittrici, Christine de Pizan


Nella giornata internazionale dedicata alle donne, ricordiamo una grande donna del passato considerata la prima scrittrice professionista: Christine de Pizan.

Siamo nella Venezia del 1364, anno in cui nasce Cristina, figlia di Tommaso da Pizzano, medico e grande appassionato di astrologia. Ben presto, nel 1368, Cristina deve raggiungere il padre a Parigi poiché egli era entrato al servizio del re Carlo V come suo consigliere. La famiglia si stabilisce dunque a Parigi ed è per questo che il nome viene francesizzato in Christine de Pizan.

Durante la sua gioventù Christine riceve la stessa educazione dei fratelli e il padre si rende presto conto della sua intelligenza. Poco concorde la madre che sperava solo di sposarla al più presto. Nel 1379, infatti, Christine si sposa giovanissima con un segretario del re, ma rimane vedova a soli 25 anni. 

La svolta nella sua vita
Dovendo provvedere per sé stessa e per i suoi tre figli (il padre era già morto lasciandola in gravi ristrettezze economiche) la passione per la scrittura potè diventare una professione.
Decide di non risposarsi e di aprire un suo atelier di scrittura, in cui lavora ed educa scrittori, miniaturisti, calligrafi, sia uomini che donne.

Lei stessa scrive una grande quantità di libri che la rendono famosa in tutta Europa occupandosi direttamente anche delle illustrazioni: amava rappresentarsi con un abito blu e il copricapo bianco intenta a scrivere circondata da libri.
Tra il 1404-05 pubblica il suo testo più famoso: La cité des Dames, “La città delle dame”. In risposta ai pregiudizi che consideravano le donne solo come lussuriose e peccatrici, Christine raccoglie in questo libro donne virtuose: poetesse, scienziate, regine… capaci con le loro doti di dare un contributo alla società.

L’educazione femminile nel Medioevo
Christine ha avuto la fortuna di avere un padre colto e di mente aperta, di vivere in un ambiente stimolante come quello della corte del re; ma non dobbiamo pensare che le altre donne del Medioevo fossero analfabete.

A dimostrazione di quanto fosse normale che le donne leggessero, Dante ci racconta di Paolo e Francesca colti dalla passione mentre leggono Lancillotto; nel Decameron di Boccaccio le donne narratrici sono più numerose degli uomini e quindi anche questo libro era destinato soprattutto a un pubblico femminile. Oltre a racconti per dilettarsi, le donne leggevano libri di cucina, sulle malattie dei bambini e libri di preghiera;  seguendo il modello di Maria che viene sorpresa dall’Arcangelo Gabriele proprio mentre leggeva.

Inoltre, l’educazione dei bambini era affidata alle madri nei primi anni di età. Il termine “madrelingua” deriva proprio dal fatto che fossero le madri a insegnare a parlare, ma anche ad impartire i primi rudimenti di lettura e scrittura.

Di certo avere la possibilità di scrivere dei libri e farne una professione era tutt’altra storia. Generalmente erano le monache ad avere maggiore dimestichezza con la scrittura, copiando i manoscritti antichi o illustrandoli. Per questo motivo l’atelier di Christine de Pizan è stato un grande passo avanti per l’introduzione delle donne in questo ambito e liberarle dalla gabbia delle mura domestiche. 

Nel Livre de la mutation de Fortune del 1403 Christine rimpiange di non essere nata maschio, ma ringrazia la Fortuna che, attraverso la scrittura, le ha fatto cambiare sesso, le ha consentito di svolgere attività considerate di prerogativa maschile e di mantenersi autonomamente. Così Christine difese l’importanza dell’istruzione per permettere alle donne di non essere sopraffatte e di esprimere i loro pensieri, allora come oggi.

Molti uomini sciocchi hanno sostenuto che fosse un male educare le donne, perché non gli piaceva che le donne ne sapessero più di loro.

Maria Rosa Cottone

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