Roberto Salvini – Il consigliere ha volutamente proposto una serie di migliorie alla commissione sviluppo economico della regione Toscana; tra gli esempi citati, ha destato scalpore la “donna in vetrina”.
Il fatto diventa virale attraverso un video pubblicato sul profilo Facebook dalla vicepresidente Pd della regione Monia Monni. Si parlava di salvaguardare il sistema termale della regione, cercando di considerare tutte le possibili soluzioni economiche. Tenendo conto di esempi come l’Olanda, il consigliere ha ritenuto le “donne in vetrina” una scelta papabile per una determinata categoria di clienti.
La reazione di alcuni rappresentanti non si è fatta attendere, come la successiva risposta del web. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha ritenuto un «pensiero aberrante» quello espresso dal consigliere leghista, sottoscrivendo che «tuttavia, per il principio di parità uomo-donna, in vetrina nudo propongo che intanto cominci lui». Peggiora la situazione l’intervista su La Zanzara, quando R. Salvini ribadisce quanto già detto.
Il turismo va visto come una fonte che porta soldi. In quella riunione, ho solo detto che altri Paesi, nostri concorrenti, cercano di creare un punto di attrazione per far spendere i turisti e un esempio è dato dalle “donne in vetrina”. In Germania e in Olanda fanno così. Anche in Svizzera e in Austria c’è un altro tipo di economia che rilancia il turismo
Invito ora il lettore a ragionare un secondo, tenendo conto del fatto che, spesso, circostanze e intenzioni non coincidono in modo lineare; prendiamo come esempio quanto accadde con il caso di Fabio Volo e Ariana Grande: anche in quell’episodio, le parole dello scrittore pesarono molto. Eppure, ci sarebbe da sottolineare qualche dettaglio, soprattutto considerato quanto, oggi giorno, sia semplice puntare il dito e accusare pubblicamente qualcuno.
Sebbene si tratti di un frangente che, sul web, per motivi di praticità e veloce divulgazione, sembri piacere a tutti, esibire qualcuno alla gogna mediatica dovrebbe concernere un senso di responsabilità; la prima regola in questione, immagino, dovrebbe essere quella di conoscere perfettamente i fatti, soprattutto se si sta accusando qualcuno. Come posso accusare qualcuno di aver avuto intenzioni misogine, sessiste o simili? Sicuramente, da principio, cercando di capire i toni. In fondo il tutto è andato in onda durante una trasmissione radiofonica.
Siamo consci del fatto che lingua scritta e parlata abbiano sostanziali differenze, soprattutto quando le suddette parole appartengono ad un articolo o un post. Ascoltando la digressione di Volo, infatti, non si percepisce un tono accusatorio o sessista, ma una “presa per i fondelli” in pieno stile; in effetti, lo standard di quella trasmissione si basa proprio su un Fabio Volo che gioca a fare il “vecchio” e la sua spalla, significativamente più giovane, pronta a riprenderlo. Consiglierei la visione di questo video, tratto da Breaking Italy per avere le idee chiare ed ascoltare i toni delle “accuse”.
Il punto è questo: è chiaro che, a volte, usare determinate parole o esempi può portare ad un facile fraintendimento; ciò non vuol certo dire che alcune espressioni, magari riferite fin troppo spesso all’altro sesso, non debbano essere filtrate o controllate. Tuttavia, un conto è costruire un discorso sensato su quanto una determinata concezione possa influire nel quotidiano, un conto è puntare il dito e partecipare al massacro dei “professoroni” – dai social ai giornali.
Torniamo sulle “donne in vetrina”. Il discorso è il medesimo: è chiaro che colpire duramente un leghista, di questi tempi, faccia piacere a molti; com’è chiaro che mai saranno note le intenzioni di determinati discorsi, né la concezione femminile di R. Salvini. E’ invece chiarissimo il contesto in cui il consigliere stesse trattando le sue argomentazioni, nonché ribadendo come progressismo il fatto che in alcuni paesi esteri la “donna in vetrina” sia considerato un lavoro.
Da questo punto di vista, forse, i sessisti e antiquati sembriamo essere noi: in Olanda la concezione della “donna in vetrina” non è semplicemente prostituzione, ma un lavoro controllato, a norma, che mette in condizioni la donna stessa di poter liberamente esprimere il suo corpo. Qui in Italia sono molte le donne che portano avanti mestieri concernenti non solo la prostituzione – pericolosa per molte ragazze e illegale -, ma anche rapporti sul web; per esempio la camgirl, un lavoro che spesso piace, che viene portato avanti con leggerezza e piena coscienza del proprio fisico. Nonostante ciò, dibattuto e criticato. Per quale ragione dovrei criticare l’uso che una donna fa del suo corpo, se ciò avviene con piacere e “senso civico”? Regolamentiamolo, piuttosto. Limitiamo i danni legati all’igiene o lo sfruttamento.
Questi sono esempi, ma calzanti.
Riassumendo: che le ideologie di R. Salvini siano sconosciute o che abbia sbagliato a porsi con leggerezza, ci può stare. Di rimando, una comunità che si appropria dell’onere di giudicare è composta – in teoria – da individui capaci di ascoltare, informarsi e dibattere di conseguenza. Se l’espressione “donne in vetrina” non è piaciuta, può aver senso; se nel nostro paese ci sono ragazze che ritengono insulso un simile mestiere, resta una loro opinione, libera di sussistere.
Al contempo, però, bisogna riflettere attentamente su accuse e principi, cultura e progresso; poiché mai come in questo paese si sono viste tante vittime, quanto carnefici.
Il sessismo passa per ben altre vie, tra i muri di casa e formule lessicali decisamente più spinte e precise. E’ così che si rischia di giudicare qualcuno e lasciare indisturbati altri.
Eugenio Bianco