Sono state pochissime le candidate alla carica di sindaco, durante la tornata elettorale appena conclusa. Le elezioni comunali 2021, nei 20 capoluoghi di provincia coinvolti, hanno registrato un tasso bassissimo di candidature femminili: su 164 candidati sindaco, solo 29 sono state donne. Sono numeri e percentuali che riflettono la situazione italiana in materia di pari opportunità e cariche pubbliche alle donne. Situazione che non è delle migliori.
Donne in politica alle comunali 2021
Il weekend appena trascorso ha visto l’inizio delle elezioni comunali 2021, appena concluse, che hanno chiamato al voto molti italiani, tra la giornata di domenica 3 Ottobre e quella odierna di lunedì 4. Sembra interessante, in merito a ciò, analizzare il tema delle donne in politica. La questione della presenza femminile, tra i candidati di questa tornata elettorale, è molto indicativa della situazione attuale. Un dato, in particolare, salta agli a occhi, se si confrontano certi numeri.
A queste elezioni comunali, nei 20 capoluoghi di provincia al voto, si sono presentati in totale 164 candidati sindaco (in media 8 per città). Di questi, solo una piccola parte – circa il 18% – era rappresentata da donne (29 in tutto).
In nessun caso la percentuale femminile superava un terzo del totale dei candidati.
Qualche altro dato
Roma ha, in questa circostanza, un primato positivo, perché è il comune con la percentuale più alta (quasi il 32%) di candidate, con sette donne su ventidue aspiranti primi cittadini.
Al contrario, a Savona, Novara, Grosseto, Isernia, Benevento e Caserta, non c’è stata alcuna candidata per il posto di sindaco.
Altro fatto rilevante è che, nella quasi totalità dei casi, le donne candidate sindaco non erano sostenute dalle coalizioni con più alta probabilità di vincita – quindi dal centrodestra e dal centrosinistra – ma perlopiù da partiti e formazioni politiche generalmente sfavorite nei sondaggi. Era il caso, a questo giro, del Movimento 5 stelle.
A proposito di donne in politica
Quello della partecipazione femminile alla vita politica è un tema storico, fra i più dibattuti e analizzati. È motivo di lotta e rivendicazione da tempi ormai remoti. Ed è fra i primi diritti a essere tirato in ballo quando si parla di parità di genere. Eppure scopriamo, dai dati citati sopra, che è, purtroppo un tema ancora tremendamente attuale.
È il caso di dire “purtroppo” perché, se nel 2021, in Italia, solo una piccola percentuale di donne può ambire ad amministrare un comune in qualità di sindaco, è il caso di porsi qualche domanda.
Si è fatto molto ma non abbastanza
Le donne votano dal 1946 e partecipano alla vita politica in maniera sempre più consistente, negli ultimi decenni, grazie anche, all’introduzione delle cosiddette quote di genere e della doppia preferenza. Queste norme hanno, da un lato, evidenziato la presenza di un divario tra generi ancora molto cospicuo, ma dall’altro hanno contribuito a colmarlo. Quindi, anche se, ancora in misura minore, rispetto a quella maschile, la partecipazione femminile alla vita politica del paese è molto migliorata dal punto di vista della rappresentanza e della scelta.
Il problema è, dunque, legato al potere più che alla partecipazione.
Un paio di domande
Cosa può far pensare a molti uomini, ancora oggi, che una donna non sia in grado di essere a capo di una giunta comunale, di amministrare una città e di decidere da primo cittadino per il bene comune?
E, soprattutto, cosa può far pensare a troppe donne, di non essere in grado o di non poter aspirare a guidare un’amministrazione comunale?
Donne in politica, secondo gli uomini
La risposta alla prima domanda è da cercare nei soliti stereotipi sessisti che tanto hanno influenzato la la vita e l’emancipazione delle donne. Sono visioni del mondo, vecchie come il mondo stesso, secondo le quali alla donna toccherebbero ruoli e mansioni legati alla cura e alla famiglia. Agli uomini, invece, spetterebbero le decisioni, il lavoro e l’amministrazione del denaro. Sono convinzioni, errate e non dimostrabili, che riguardano addirittura presunte capacità intellettive maggiori negli uomini, piuttosto che nelle donne. Si rifanno al cosiddetto neurosessimo, che cerca conferme scientifiche sulla differenza sostanziale tra cervello maschile e cervello femminile, alimentando disparità e diffondendo false credenze.
Donne in politica, secondo le donne
La risposta alla seconda domanda è attribuibile agli stereotipi appena descritti, che la donna stessa ha, inconsciamente, interiorizzato, vivendo nella società patriarcale. In aggiunta, c’è il fatto ovvio che la donna fa davvero più fatica, nella maggior parte dei casi, a conciliare una carriera politica con la propria vita privata. Questo perché la società ha fatto di più che influenzare negativamente delle menti. Ha, di fatto e praticamente, lasciato i compiti considerati femminili alle donne. E, anche se, molto si è mosso negli ultimi decenni, ancora oggi, non esiste una netta ed equa divisione dei compiti per ciò che riguarda casa e famiglia.
Tirando le somme
Viste queste premesse, ci si può davvero sorprendere che nel 2021, in una tornata elettorale, sia presente solo una piccola quantità di donne fra i candidati alla carica di sindaco? Chiaramente, no.
Diventerà un fatto strano quando la società sarà veramente equa, motivante e super partes per entrambi i sessi. Lo sarà quando esisteranno, in modo concreto e tangibile, le pari opportunità. Fino ad allora la carriera politica, soprattutto riguardante alte cariche, ruoli decisionali o posti di comando, resterà, per le donne, una tantum.