Di Ettore Ferrini
Scrivo a te, donna, che ogni giorno in quello scherNo gigante osservi avvicendarsi finte massaie, siringate, liposucchiate, riverniciate e incelofanate. Parlo con te, che scruti dubbiosa un’improbabile signorina dall’abbronzatura Noce Scuro, che t’elargisce divinazioni d’ogni tipo per combattere la cellulite, la stitichezza e i dolori del ciclo; afflizioni dalle quali lei neanche è sfiorata, mentre si getta imperturbabile nel vuoto con un paracadute griffato o cavalca a pelo stalloni come John Wayne. Ti guarda, sorridente, scevra da qualsiasi patimento del corpo e dell’anima, ostentando pomate miracolose o elisir taumaturgici dall’aspetto consueto e banale di una bottiglia di minerale che però in mano sua si trasmuta in panacea e fa fare tanta Plin Plin.
Dico a te, che a stento ti riconosci della stessa razza di queste donne mentre ti districhi tra il tuo lavoro e le fragorose esplosioni di besciamella che i tuoi figlioli si sono spalmati addosso utilizzando un badile. A te che t’affanni tra le serpentine ingrate degli scaffali della Coop, per cercare l’ultimo ritrovato che possa infine debellare lo sporco pur accarezzando i colori.
È tuo quel gatto che adesso è acciambellato sulla sedia ma cinque minuti fa ti ha sapientemente scorticato l’ultimo centimetro di divano? E sei tu, che arrendendoti al fatal destino ti ci sei buttata sopra? Dico sul divano, non sul micio, povera bestia.
Te che prendi in mano una rivista con in copertina una femmina lasciva e infoiata, quasi completamente ignuda che finge di preparare un ragù. La guardi, l’annusi, e non c’è quell’aria sapida di rigovernatura dei piatti, macché, la sua casa profuma di tè verde ed ha un grembiule così bianco che nemmeno le narici di Lapo. Eh sì, parlo con te, a te che esisti solo l’otto di marzo, a te che sei femmina solo quando conviene anche alle altre femmine. Spero che il tuo essere donna, vera, forte e naturalmente desiderabile, sempre vinca sulla meschinità e l’ipocrisia di questo teatrino artificioso, fatto di plastica e menzogna.
Femmina: dal latino femĭna, stessa origine di fecundus, ossia “feconda”, “fruttifera”. Famiglia: da famulus, servo, indica l’insieme dei servi, dei clienti, dei figli e della moglie che costituivano il Patrimonio da “monium“, bene ereditato o acquistato, dal “Pater familias”. Matrimonio: acquisto della “Mater” (fattrice) da parte del Pater.
Donna: dal latino domina, signora e padrona.
Potrebbe essere interessante, però se un si sta attenti si becca una caterva di pubblicità…
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Un saluto.
Sarebbe anche un articolo carino se non fosse per il fatto che dovreste scegliere meglio chi pubblicare e informarvi prima. Se é l’Ettore Ferrini che conosco io è abbastanza famoso su Facebook per il fatto che quando qualcuno lo critica e non sa rispondere lo insulta con frasi ingiuriose in toscano su sua madre e poi lo banna. Un’altra volta ha permesso a un suo amico (mettendo mi piace ai suoi commenti) di insultare una ragazza solo per le foto. Magari la prossima volta un giro sui profili è meglio, si capiscono tante cose di una persona!
Ciao Flaminia, ci fa piacere leggere l’apprezzamento verso la pubblicazione, per noi è questo quello che conta realmente. I social rappresentano delle piazze virtuali assai simili a quelle reali, e quello che succede nei bar delle piazze è spesso il chiacchiericcio, lo spettegolare, tutte cose che a noi non interessano. Ognuno è libero di farsi una propria idea sulle firme che quotidianamente ospitiamo, ma quello che risulta realmente importante per è il contributo pubblicato. Ecco perché siamo ancora più contenti del tuo apprezzamento.
Un saluto.