Lo smart working è un’ottima soluzione in un’emergenza sanitaria, ma se diventerà il nuovo modo di lavorare anche in futuro, chi davvero ne giova?
Secondo uno studio del progetto Clear, il lavoro agile porterebbe le donne ad accollarsi un carico di lavoro domestico in più rispetto al proprio compagno. Insomma, ci ritroviamo davanti ad un altro divario di genere.
Il progetto Clear sulle donne e lo smart working
Quattro economiste hanno valutato i dati del progetto europeo Clear che si è basato su una serie di interviste del 2019 su un campione di donne lavoratrici.
Successivamente, le intervistate sono state risentite durante le due ondate pandemiche nel marzo del 2020 e nell’ottobre dello stesso anno.
La ricerca ha portato alla luce vari elementi interessanti. Durante la prima ondata, sono di più gli uomini che hanno perso il lavoro. Nella seconda invece, sono di più le donne che lavorano da casa e perdono il proprio posto.
Da qui, la ricerca ha analizzato anche le ore di lavoro domestico in questo anno di Covid-19 ed emerge che, quando entrambi i partner sono a casa, il lavoro di cura grava maggiormente sulle spalle di lei.
Non ci sorprende dunque il seguente dato: solo il 27,9% delle donne è propensa a continuare lo smart working rispetto il 32,5% di uomini.
Nuove forme di conflitto
Il carico del lavoro di casa che pesa sulle donne è il simbolo di strutture familiari prive di una simmetria che, nel pensiero comune, non pare sia una priorità.
Lo smart working, in queste condizioni, comporta degli effetti asimmetrici in termini di benessere e soddisfazione individuale che creano così una base di conflitto.
Se le donne dedicano 2,8 ore alle cure intrafamiliari mentre gli uomini mantengono una media di 1,4 ore, come può lo smart working beneficiarne?
Le conclusioni di questo studio non sono promettenti. La situazione di emergenza, la quale non si è arrestata nel 2021, può provocare un potenziale peggioramento del divario di genere nel mercato del lavoro.
È una notizia questa che alimenta le preoccupazioni sul gap di genere.
Si auspica dunque un’aria di cambiamento che debba partire da una rivisitazione dei valori e da una presa di coscienza collettiva sulla struttura patriarcale.
Grandi rivoluzioni per una società arrancante
Il covid-19 è stata la prima emergenza sanitaria che l’uomo ha affrontato con l’ausilio dell’alta tecnologia. Conferenze, riunioni di lavoro, lezioni universitarie, didattica a distanza sono la prova tangibile di un mondo che ha impiegato molte energie per far sì che l’andazzo della società proseguisse in maniera piuttosto normale.
Per questo, davanti ad una domanda del genere: su chi è pesato di più il lavoro familiare durante le due ondate del Covid-19?
Ci vorrebbe una risposta diversa, una risposta che in qualche modo ci facesse capire che i ruoli sociali sono una vecchia storia.
Invece è evidente, dal progetto Clear sulle donne e lo smart working, che quest’ultime dedicano il doppio del tempo ai lavori domestici rispetto al partner maschile.
La rivoluzione tecnologica avviene quindi ad una velocità esponenziale mentre la struttura societaria ci dimostra al contrario quanto i passi compiuti dall’uomo siano lenti e traballanti.
Maria Pia Sgariglia