Donne e madri libanesi protestano contro il potere

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Riad El Solh, Beirut, Libano. Foto di Christelle Hayek su Unsplash.

Il Libano sta combattendo la sua peggiore crisi economica degli ultimi decenni e da Nord a Sud si susseguono le manifestazioni contro la classe dirigente. Sono soprattutto donne, madri e attiviste a marciare in segno di protesta, esprimendo indignazione e denunciando l’indifferenza dei leader politici.

La rabbia contro il potere e l’inerzia dei leader di fronte all’accumularsi delle crisi ha di nuovo animato le strade del Libano. In centinaia hanno partecipato a manifestazioni e raduni popolari nella capitale Beirut, Tripoli e in diverse altre città. Sono soprattutto donne e madri libanesi, proprio in occasione della festa della mamma, celebrata nel Paese il 21 marzo, a scendere in piazza. Con striscioni, slogan, urla, contro l’aggravarsi della povertà.

Donne e madri libanesi che marciano, sotto lo stesso grido, in segno di protesta contro l’inazione politica. Denunciano l’élite politica libanese, accusata di corruzione e negligenza oltre che responsabile del degrado della situazione generale. Nonché della peggiore crisi economica del Paese nella sua storia moderna.

Centinaia di madri libanesi, alcune con i loro figli, hanno protestato sotto slogan diversi, ma tutti con lo stesso risentimento contro classe dirigente. L’urlo di ogni madre libanese era:

Congedo! Cosa avete fatto con i nostri figli? Avete rubato i nostri soldi e il futuro dei nostri figli. Li abbiamo sollevati centimetro dopo centimetro e voi li avete fatti saltare in aria. Andatevene! Chiediamo ai governanti della Nazione, noi madri libanesi, che sogniamo una patria che protegga i suoi figli proprio come fa una madre. Il miglior regalo per la festa della mamma è che ve ne andiate.

Le madri libanesi hanno protestato in marcia partendo da un’area che un tempo si trovava sulla linea di demarcazione di Beirut, durante la guerra civile 1975-1990, verso il porto della città. Dove l’anno scorso, ad agosto, si è verificata una catastrofica esplosione. Una delle più potenti esplosioni non nucleari, provocate dall’uomo nella storia umana.

Ha lasciato a bocca aperta l’intero mondo. L’onda d’urto ha spazzato via una parte considerevole della città causando 200 morti e  più di 7mila feriti. E lasciando, inoltre, temporaneamente senza tetto più di 300.000 persone.

La protesta delle donne, ma soprattutto delle madri libanesi, è avvenuta pochi giorni dopo che gli scienziati in Giappone attestano che l’esplosione di Beirut  è  stata potente come un’eruzione vulcanica. Al punto da generare disturbi elettronici nell’atmosfera terrestre.

La velocità dell’onda atmosferica causata dall’esplosione è stata persino maggiore di quella generata dall’eruzione del vulcano Asama. (Giappone Centrale, 2004). Paragonabile, inoltre, anche alle più recenti eruzioni sulle isole giapponesi.

Kosuke Heki, scienziato planetario e della terra, Università di Hokkaido, afferma che l’onda, generata dall’esplosione, ha viaggiato nella ionosfera in direzione sud a una velocità di circa 0,8 chilometri al secondo .

Frustrazione e demotivazione sono sentimenti unanimi tra donne e madri libanesi

Sia donne che e madri libanesi, non hanno mai esitato dal partecipare a diverse proteste di massa nel Paese. Spesso al centro della scena, in movimenti incentrati sulla giustizia sociale e sulle riforme. Il movimento di protesta, noto in Libano come Rivoluzione d’Ottobre o Rivolta del 17 Ottobre, non è stato diverso in proposito. Ha visto la partecipazione delle donne ad un livello senza precedenti. Eccezionale, sia in numero che nel tipo di partecipazione.

Ed è fondamentale ricordare che il 17 ottobre ha contribuito a ribaltare l’immagine stereotipata delle donne in Libano. Nessuno può più eliminare la presenza delle donne dall’Opinione Pubblica. Tantomeno dalle piazze. Loro (le donne) hanno il diritto fondamentale di esprimere le loro opinioni in ogni modo possibile.

In Libano, infatti, già prima della pandemia e dell’esacerbazione della crisi socioeconomica, le donne avevano iniziato a occupare spazi pubblici. E ad assumere posizioni di leadership come parte della rivoluzione nazionale del 2019. E, nell’attuale contesto di deterioramento delle condizioni economiche e di una valuta in rapido deprezzamento, sono soprattutto donne e madri libanesi, che continuano a protestare.




Le richieste delle donne per i loro diritti sociali, economici e politici hanno gradualmente acquisito slancio dall’inizio delle proteste. Richieste fondamentali come un giusto codice civile per la magistratura, una migliore compensazione economica, la possibilità per le madri libanesi di passare la cittadinanza ai propri figli, ecc. Erano solo alcune delle principali richieste del movimento di protesta.

È importante capire il ruolo che le donne hanno svolto nel formulare le richieste del movimento e se il loro impegno all’interno del movimento di protesta ha avuto un impatto sulla condizione delle donne libanesi. Dall’inizio della rivolta, le richieste delle donne sono state incorporate dal movimento, ma questo ha subito un declino con l’emergere di nuove crisi e quindi oggi le donne hanno ancora uno status simile a quello prima delle proteste.

Le donne libanesi hanno personalizzato le richieste del movimento includendo i loro diritti e le loro questioni. Come elementi indispensabili del cambiamento desiderato. Quando si misurano i guadagni della loro partecipazione, sembra che la loro presenza fisica sia stata la più visibile.

Il loro forte impegno ha catturato l’opinione pubblica, nonché i media internazionali e locali. Ciò che resta, tuttavia, non è solo la loro integrazione nelle dinamiche di condivisione del potere del paese; ma anche riforme sistematiche che promuovono uno status migliore per le donne.

La fiducia della popolazione si sgretola come i quartieri colpiti dalla catastrofe

All’indomani dell’esplosione del 4 agosto, Diab si dimette, la Francia si fa promotrice di un potenziale piano di ripresa. Mustapha Adib è incaricato di formare un Governo. Ma si dimette dopo quasi due settimane di tentativi. Il Libano è sotto i riflettori. Senza però portare alla luce le problematiche strutturali di un Paese che soffre di corruzione, clientelismo e mala gestione endemica.

Lo scoppio al porto di Beirut ha colpito la popolazione nel profondo. Viste le perdite in termini di vite umane e le responsabilità dietro all’esplosione stessa della politica. Oltre che la totale indifferenza della stessa. Mette in luce, infatti, la totale incapacità politica e gestionale di chi dovrebbe proteggere e pensare alla popolazione. E non al proprio profitto personale.

Il Libano si trova ora a dover combattere la sua peggiore crisi economica degli ultimi decenni. La valuta nazionale ha perso quasi il 90% del suo valore rispetto al dollaro sul mercato nero.

Il tasso di mercato nero (che si dice sia la valutazione più accurata) del dollaro in Libano oggi è di circa 11.000 LL. Ed è fondamentale aggiungere che non ci sono più dollari in circolazione. (L’uso di lira e dollaro era intercambiabile fino al 2020 ). Oggi, gli acquisti (a meno che non siano pesanti) vengono effettuati esclusivamente in valuta locale.

La valuta locale ha perso oltre l’ 85% del suo valore e l’ iperinflazione comporta un raddoppio dei costi. Difatti i prezzi al consumo sono aumentati vertiginosamente. E, se hai fondi e / o hai accesso ad essi, ne rimane il 15%. Circa il 55% dei libanesi vive attualmente al di sotto della soglia di povertà. E la disoccupazione si è attestata al 39,5% alla fine dello scorso anno. Inoltre, dall’inizio della crisi nell’ottobre 2019, migliaia di giovani uomini e donne hanno lasciato il Paese in cerca di lavoro.

È abbastanza difficile mettere le crisi economiche in termini umani senza prima osservare immediatamente cosa accade alle famiglie a basso reddito. Ma la crisi è talmente grave che si fa sentire in ogni strato della società.

Il tasso di inflazione ufficiale del Libano, a dicembre 2020, era al 145%. Un economista lo colloca oggi vicino a un enorme  270% . La pandemia, oltre alla crisi economica (e poco o nessun sostegno alle imprese libanesi) ha costretto la chiusura di diverse attività commerciali. In un anno i livelli di disoccupazione sono quadruplicati. A circa il 40% (alcune stime dicono 25%) dal 6% nel 2019.

A questo si aggiunge che metà della popolazione è inadempiente alla povertà. La combinazione dei due fattori economici lascia poche possibilità di sfuggire a prospettive molto fosche.

Una forza trainante della povertà è che il Libano è un paese che dipende fortemente dalle importazioni. In quanto tale, una serie di articoli essenziali sono sovvenzionati dal governo. Man mano che i dollari nella Banca Centrale si assottigliano, questi sussidi stanno diminuendo. Facendo salire anche l’inflazione.

Tutto ciò, ha provocato, giustamente, nell’immediato l’ira della popolazione verso la classe politica.

In pratica, solo pochi giorni fa in un supermercato Spinneys nella capitale è scoppiata una grande rissa Una delle tante già segnalate. Poiché un individuo stava acquistando in massa articoli sovvenzionati (in questo caso latte in polvere) senza lasciare nulla. per altri clienti. Questa profonda paura, frustrazione, disperazione e rabbia si stanno diffondendo con la stessa rapidità con cui la valuta scende.

Sebbene le proteste finora siano state in gran parte attribuite a determinati partiti politici, non sarà una sorpresa quando si svilupperà un movimento apartitico a causa delle amare realtà sul campo.

In definitiva, niente di tutto questo sarebbe accaduto senza la persistente corruzione del governo libanese. Quasi due anni dopo la devastante esplosione non c’è nessun segmento del governo, nessun partito politico, che è al di là di un severo rimprovero.

 

Felicia Bruscino

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