Vietata alle donne afghane la recitazione ad alta voce del Corano

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In Afghanistan, le restrizioni imposte alle donne dal governo talebano diventano sempre più pervasive, limitandone la libertà in quasi tutti gli ambiti della vita quotidiana, pubblica e privata. Di recente, il ministro talebano Khalid Hanafi ha dichiarato che alle donne afghane adulte è ora vietata la recitazione ad alta voce del Corano in presenza di altre donne. Questa decisione segna un’ulteriore restrizione nelle pratiche religiose femminili, in un contesto già severamente limitante per le donne afghane.

Nuove limitazioni nelle pratiche religiose femminili: vietata recitazione ad alta voce del Corano

A una donna adulta non è permesso recitare versetti del Corano o compiere recitazioni di fronte a un’altra donna adulta

La dichiarazione è arrivata domenica scorsa durante un evento pubblico nella provincia orientale di Logar. Qui Khalid Hanafi, Vice e Ministro della Virtù e della Prevenzione del Vizio, ha chiarito che “a una donna adulta non è permesso recitare versetti del Corano o compiere recitazioni di fronte a un’altra donna adulta”. Non solo: anche la proclamazione di “Allahu Akbar” e altre espressioni devozionali fondamentali per l’Islam, come “subhanallah”, sarebbero vietate se pronunciate in modo da essere udite da altre donne. Hanafi ha inoltre ribadito che le donne non possono in alcun modo effettuare la chiamata alla preghiera.

Queste nuove regole riflettono una visione rigida e controllata della pratica religiosa e sembrano dirette a reprimere qualsiasi forma di espressione pubblica della fede femminile. Questi divieti sono stati imposti senza alcun dibattito pubblico o coinvolgimento delle autorità religiose femminili e rappresentano un ulteriore ostacolo alle libertà personali e religiose delle donne.

Un quadro crescente di restrizioni per le donne afghane

Il divieto di recitazione ad alta voce del Corano in pubblico per le donne afghane non è che l’ultima di una lunga serie di restrizioni che il governo talebano ha imposto dalla presa del potere nell’agosto del 2021. Da allora, il Ministero della Virtù e della Prevenzione del Vizio, appositamente istituito per far rispettare i rigidi codici morali, ha stabilito decreti che hanno ridotto in modo drammatico l’autonomia delle donne afghane , colpendole in maniera sproporzionata rispetto agli uomini.

Tra le molte restrizioni già in vigore, ricordiamo che alle ragazze e alle donne è proibito frequentare la scuola oltre la sesta elementare, escludendole di fatto dall’istruzione superiore e universitaria. Inoltre, le donne sono bandite da numerosi spazi pubblici, inclusi parchi, palestre e bagni pubblici, e hanno accesso limitato al mondo del lavoro, potendo svolgere solo poche professioni consentite. La decisione di vietare la recitazione pubblica del Corano rappresenta un ulteriore tassello in questa serie di divieti che minano profondamente la libertà delle donne e delle ragazze afghane.

Un Ministero per il controllo della virtù: monitoraggio e censura

Il Ministero per la Virtù e la Prevenzione del Vizio è stato creato dai talebani come principale strumento di regolamentazione sociale e morale. I suoi funzionari, spesso posizionati in ogni distretto, si occupano di applicare e far rispettare i rigidi codici morali attraverso controlli e sanzioni. In questo contesto, il divieto di recitazione ad alta voce del Corano per le donne afghane si aggiunge a norme già consolidate, come i codici di abbigliamento rigorosi e la segregazione delle donne negli spazi pubblici e di lavoro.

La dichiarazione di Hanafi è stata inizialmente diffusa attraverso le piattaforme sociali ufficiali del ministero, ma l’audio del discorso è stato poi rimosso senza spiegazioni. Questo atteggiamento riflette l’intenzione del governo talebano di controllare non solo le azioni, ma anche l’immagine pubblica del potere . Martedì scorso, il ministero ha annunciato l’avvio di un programma nazionale di sensibilizzazione sulle “leggi divine”, che coinvolge i funzionari locali e mira a plasmare la percezione pubblica e accrescere la consapevolezza sulle norme religiose. Il ministero ritiene che questo programma possa favorire una maggiore adesione ai valori promossi dal governo e un rafforzamento della moralità pubblica.

Censura dei media e divieto di rappresentazioni visive

Accanto alle restrizioni religiose, in Afghanistan anche l’ uso delle immagini è oggetto di stretta regolamentazione . Alcune province sono infatti vietate ai media di mostrare immagini di esseri viventi, che siano uomini o donne, in televisione e sui mezzi di comunicazione. Questa censura si fonda su interpretazioni estremamente restrittive della legge islamica, che incoraggiano l’uso di immagini di persone ritenendo che possano favorire l’idolatria.

Per i talebani, l’eliminazione delle immagini umane dai media rappresenta un mezzo per mantenere il controllo sulla morale pubblica, e si affianca alle norme che vietano l’accesso ai media stranieri e regolano in modo rigido le trasmissioni. Anche questa misura colpisce in modo particolare le donne, le cui immagini sono già bandite da numerosi spazi pubblici e la cui rappresentazione risulta ormai fortemente limitata.

Verso una segregazione totale delle donne

Dal ritorno al potere dei talebani, il governo ha costantemente perseguito una politica di segregazione e isolamento delle donne dalla vita pubblica. I decreti ministeriali non solo le escludono dai luoghi di istruzione e di lavoro, ma anche dalla possibilità di muoversi liberamente. Infatti, le donne possono viaggiare solo se accompagnate da un tutore maschio, una misura che risale alle norme imposte negli anni ’90, quando i talebani governavano l’Afghanistan per la prima volta.

Questi decreti stabiliscono un sistema di controllo in cui le donne sono vincolate a una serie di norme che regolano ogni aspetto della loro vita, dall’abbigliamento al comportamento. Le regole sull’abbigliamento sono particolarmente severe e prevedono che le donne siano completamente coperte quando si trovano in pubblico. Gli abiti devono rispettare il codice morale e non devono in alcun modo attirare l’attenzione.

La comunità internazionale e le reazioni ai divieti

Le nuove restrizioni, incluso il divieto di recitare il Corano in pubblico, continuano a suscitare preoccupazioni nella comunità internazionale e tra i gruppi per i diritti umani. Tuttavia, le pressioni esterne non sembrano avere effetto sulle decisioni del governo talebano, che sostiene che le norme siano necessarie per mantenere la moralità e preservare i valori religiosi della nazione

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