Donne accovacciate e sirene a due code: figure del sacro

A chiunque sia entrato in una chiesa medievale, sarà capitato di vedere figure bizzarre sui capitelli e sulle cornici dei portoni: draghi acciambellati, donne accovacciate, figure dalla coda di pesce. Perlopiù, questi arcani personaggi hanno una caratterizzazione femminile. E non sembrano avere nesso alcuno con il culto cristiano. Eppure, la loro presenza non è inspiegabile.

Una Sheila-na-Gig sulla facciata sud della chiesa del Prieuré Saint-Gabriel a Saint-Gabriel-Brécy (Calvados).

Di “figure accovacciate” tratta Ivan Illich (Vienna, 1926 – Brema, 2002) nel suo saggio: Genere. Per una critica storica dell’uguaglianza (Vicenza 2013, Neri Pozza Editore). L’argomento riguarda la scomparsa di questo tipo di personaggio, presente nelle chiese romaniche e assente in quelle gotiche. Il tipo è quello di Beset [Bastet], egiziana e proveniente dal Sudan.

“Beset è arrivata sino a noi in centinaia d’esempi. Nelle chiese tardoromaniche si mescola a una sorella, proveniente anch’essa dal Mediterraneo, la sirena a doppia coda” (p. 206).

 

Illich illustra come questa icona sia diventata l’immagine tipica della strega, una volta rifiutata dalla cultura cristiana. Un tipo simile a quello di Beset è Shela-na-gig, o Sheila-na-gig, proveniente dalle Isole britanniche. Ne parla Sabine Heinz, studiosa di cultura celtica, nel suo I simboli dei Celti (Vicenza 2000, Edizioni Il Punto d’Incontro).

“Le donne del tipo Sheila-na-Gigs (in italiano Giulia delle mammelle) con tutta probabilità, non sono state comunque del tutto eliminate, a causa della difesa dalla sfortuna e della fecondità, (e neppure in tutte le chiese!) […] La prima, Sheila-na-Gig, risale al I secolo a.C. Alcune danno l’impressione di essere delle civette.” (p. 251)

Questa descrizione è compresa nel capitolo dedicato alla magia della fecondità e alla libera sessualità femminile nell’antica Irlanda.

 

“Al centro della magia della fecondità, si trova il sesso nelle seguenti accezioni: libertà sessuale, proprio al fine di procreare; il sesso come strumento di potere per la garanzia della dinastia dei regnanti e attribuzione della dignità regale legata al dominio della terra; il sesso con il risultato della rinascita oppure del ringiovanimento; il sesso come distruzione per il prescelto. La trasformazione dell’uomo simboleggia la morte creatrice di vita, visto che, dopo la morte dell’uno, con il prossimo vengono concepiti più discendenti. La morte dell’uomo simboleggia però anche la dea della guerra e il suo dominio su vita e morte.” (pp. 248-249).

La simbologia relativa a figure femminili e/o dalla coda di pesce nelle chiese viene trattata più ampiamente nel saggio di Petra van Cronenburg: Madonne nere. Il mistero di un culto (Roma 2004, Arkeios). L’autrice, teologa e giornalista, individua una costante nei luoghi su cui sono situate le chiese romaniche: esse sono state costruite in siti ove scorrono acque sotterranee. I pozzi sacri scavati nelle cripte (come in quella di San Pietro in Ciel d’Oro, a Pavia) erano considerati miracolosi ed erano meta di pellegrinaggi.

 




Data l’importanza di queste acque sotterranee (spiega la van Cronenburg), gli scalpellini provvedevano a segnalarne il percorso con apposite figure:

“…draghi e ninfe sui capitelli dei pilastri contrassegnavano non solo il posto esatto sotto il quale scorreva l’acqua sotterranea, bensì fornivano a coloro che fossero consapevoli delle informazioni più esatte grazie alla loro disposizione. I draghi serpentiformi talvolta provvisti di corna e le figure semiumane dalla coda di pesce, tutti insieme rappresentazioni dell’antica dea gallica Vouivre, allora allargavano le loro ali se i radioestesisti parlavano di un ‘irraggiamento cosmico’, divenivano pesci-draghi se l’energia piuttosto era tellurica. Punti in cui entrambe le energie si incontravano e si riunivano in una specie di hieros-gamos della terra e del cielo, sono pure facilmente individuabili sui capitelli: nella cattedrale di Strasburgo è il capitello con l’uomo pesce, che succhia dal seno della donna-pesce…” (p. 60).

 

I radioestesisti, per intenderci, sono coloro che si ritengono in grado di percepire radiazioni senza l’ausilio di strumenti sofisticati. Al di là di considerazioni tecniche che interessano solo gli appassionati di paranormale, le Sheila-na-Gigs, le sirene a due code e i draghi serpentiformi ci ricordano una cosa: il sacro può assumere mille forme simboliche o concettuali, ma la sua sostanza consiste nelle basi della vita. La vita concepita nel senso più immanente e naturale.

 

Erica Gazzoldi

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