Sei donna e cerchi lavoro? Al colloquio aspettati la domanda “Hai figli?”

FOnte: osservatoriodiscriminazioni.org

“Lei ha figli? È sposata?”

Sono queste le prime due domande che si è sentita rivolgere V.A. facendo un colloquio di lavoro a Genova come commessa. Perché tanto interesse nei confronti della sua vita familiare? La spiegazione è semplice e le è stata offerta subito dopo, in quanto il negozio non vuole assumere delle madri perché portano problemi. Il ragionamento è semplice: non tutti hanno la fortuna di contare sui nonni e se il figlio si ammala la madre dovrà prendere un giorno di ferie dal lavoro. Un giorno per accudire il proprio figlio significa un giorno di lavoro perso. 



Discriminazione di genere al colloquio di lavoro

V.A. ha espresso la sua rabbia con un post di sfogo sul gruppo di Facebook Cerco Offro Lavoro GENOVA:

Prima domanda ad un colloquio di lavoro come commessa di un noto marchio di arredamento, oggettistica per la casa in espansione… Lei ha figli? È sposata? Perché noi non vogliamo gente con figli i figli portano problemi! Questo è il paese e questi sono gli imprenditori d Italia oggi.
Fate schifo.

Un post che non è passato inosservato e che in poche ore ha avuto 260 reazioni e 21 condivisioni. Sono stati molti anche i commenti di sdegno per un comportamento del genere, così come diverse donne hanno espresso solidarietà nei suoi confronti. Infatti non è solo lei ad essere stata discriminata ad un colloquio, c’è anche C.F. che racconta di essere sola, senza genitori e disoccupata. Ad ogni colloquio le è sempre stato chiesto se avesse figli, ma “quando rispondevo di sì e sinceramente sono sempre stata guardata storta e mai richiamata“.

Ma non è l’unica nemmeno lei. R.P. racconta “In quasi tutti i colloqui che ho sostenuto mi è stato chiesto se avevo un fidanzato o marito e se avevo intenzione di avere figli.Spesso è la vita familiare, più che le competenze e le capacità a stabilire se si è idonei per un lavoro. “È una cosa davvero frustrante” continua R.P. “non basta la difficoltà nel trovare un lavoro (magari anche un ambiente di lavoro decente), ma bisogna pure subire questa assurda discriminazione e sentirsi ancora più in difficoltà se si vuole una famiglia“.

Hai intenzione di avere figli?

L’elenco potrebbe allungarsi ancora, perché essere madri non è conveniente. Anche senza avere figli ci si può trovare in una situazione simile, come nel caso di A.A. trentatreenne disoccupata da un anno e mezzo. Estetista qualificata con anni di esperienza, a ben tre colloqui si è sentita rivolgere le fatidiche domande “Sei sposata da molto? Hai figli? Hai intenzione di averne?Perché a 33 anni c’è ancora il “rischio” che desideri diventare mamma.

Al danno si aggiunge la beffa però, in quanto A.A. si era sentita rivolgere le stesse domande in un colloquio per un lavoro in un centro estetico, dove l’hanno assunta quando non era ancora sposata. Il 2 luglio 2016 uscendo dal lavoro è stata investita da una macchina ed è dovuta restare in infortunio per due mesi per i danni riportati alle costole e a una spalla. Il contratto di lavoro scadeva a settembre e non è stato rinnovato: coincidenza? Rivolgersi ad un avvocato si è rivelato inutile in quanto sarebbe stato difficile dimostrare che il contratto non era stato rinnovato a causa dell’incidente.

Una situazione comune a tutta Italia

Purtoppo una situazione del genere non è solo di Genova, ma di tutta l’Italia. Lo scorso 2 novembre il World Economic Forum ha pubblicato il rapporto “The Global Gender Gap Report 2017“, in cui ogni anno vengono misurati il livello di diseguaglianza di genere in settori come lavoro, politica, salute e istruzione. Su 144 paesi analizzati l’Italia è all’82esima posizione, 5 più in basso rispetto alla pubblicazione del primo report nel 2006. Nella classifica generale l’Italia è dietro paesi come lo Zimbabwe, El Salvador e il Vietnam. Va ancora peggio nella classifica sulle opportunità economiche lavorative: dieci anni fa l’Italia era all’87° posto, mentre oggi è al 118°. In questa classifica l’Italia è, come punteggio, più vicina all’Arabia Saudita (uno degli ultimi al 140° posto) che alla Germania (43°).

Non c’è da stupirsi quindi se la natalità ha un tasso negativo in Italia.

Camilla Gaggero

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