Una donna iraniana è stata arrestata nei giorni scorsi per essere passata in bicicletta davanti a una Moschea senza indossare l’hijab. Coprire il corpo è obbligatorio per tutte le donne islamiche che raggiungono l’adolescenza ma negli ultimi decenni molte di loro stanno protestando. Le conseguenze per questi atti di ribellione prevedono lunghe reclusioni in carcere.
La Sharia è legge
L’Iran è un paese musulmano che segue le regole della Sharia, ovvero “La strada che porta alla fonte”. Possiamo definirla la “legge di Dio” poiché articola i comportamenti da adottare: obbligatori, raccomandabili, leciti, sconsigliati e proibiti. Il primo di questi richiede alle donne di coprire il proprio corpo con un velo ogni volta che escono di casa.
Eppure l’Iran un secolo fa è riuscito a compiere la svolta e modernizzarsi grazie alla dinastia Pahlavi. Dal 1926 per cinquant’anni il velo è stato totalmente abolito ma dal 1979 la donna iraniana è nuovamente costrette a forti limitazioni.
L’accusa di offesa al velo
Il video che ritrae la donna iraniana andare in bicicletta senza velo mentre alza ripetutamente un braccio al cielo è diventato virale. Le reazioni sono state molteplici: dalle proteste dei residenti e dei sacerdoti fino all’arresto da parte delle forze dell’ordine. La protagonista della vicenda è detenuta con l’accusa di aver violato le norme e offeso il velo islamico.
http://https://youtu.be/pX64RCAQTXw
Il velo, questione di punti di vista
Per alcune donne indossare il velo è una forma di libertà: poter uscire per le strade senza essere osservate dallo sguardo indiscreto degli uomini permette loro di mantenere una propria forma di intimità. Per altre donne indossare obbligatoriamente il velo è un’oppressione. Ogni essere umano è libero di pensare diversamente ma il problema grave è quando non vi è libertà di scelta. Infatti sono molte le donne che negli ultimi decenni si sono ribellate al regime fondamentalista islamico e hanno pagato con la prigione.
Una di queste è Masih Alinejad detenuta nel 2018 per non aver indossato l’hijab. La giovane donna iraniana, giornalista e attivista non appena uscita di prigione ha continuato la battaglia per i diritti delle donne islamiche e ha scritto il libro “Il vento nei miei capelli: la mia lotta per la libertà nell’Iran”. Sempre nel 2018 sono state 29 le giovani donne arrestate per aver mostrato i capelli in pubblico durante una protesta denominata “il mercoledì bianco”.
Per conoscere meglio la storia dell’Iran è utile guardare il film di animazione “Persepolis” basato sulla storia autobiografica di Marjane Satrapi. La protagonista e regista narra la sua storia in Iran prima della rivoluzione bianca fino alla ripresa dei concetti fondamentalisti islamici.
Cristina Meli