Una donna al Quirinale come prossimo Capo dello Stato.
Con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica si fa voce, tra figure pubbliche del mondo della cultura, la richiesta di eleggere una donna al Quirinale. Tra le firmatarie Luciana Littizzetto, Fiorella Mannoia, Michela Murgia, Melania Mazzucco e molte altre.
Negli altri paesi occidentali, quello di una donna al potere risulta essere uno scoglio superato ormai da molto tempo. In Italia, invece, nonostante i passi da gigante compiuti negli ultimi anni sotto il profilo delle nomine di figure femminili, non è ancora abbastanza.
È davvero una richiesta così assurda?
Sarebbe cosa buona e giusta permettere ad una donna di salire al Colle, per dare una concretezza a quella battaglia che vede come protagoniste parte delle forze progressiste, e che da anni portano avanti l’idea della parità di genere.
È tempo che le donne abbiano la possibilità di dimostrare le loro competenze, meriti ed esperienze che posseggono. Perché non permettere che ciò accada?
Molte sarebbero oggi le donne candidate al Quirinale pronte a caricarsi sulle spalle la guida di un paese che da anni combatte la tradizione maschilista basata sulla condizione di sudditanza della donna che pesa dalla storia dell’Italia fascista.
La crisi del modello androcentrico
Eppure, dalla storia della politica Italiana dal 1948 ad oggi, mai si è vista una donna al Quirinale.
Quella dell’assumersi le responsabilità è stata, sin dalle due guerre mondiali, un’ulteriore spinta a quel processo di emancipazione femminile sollevato per opera dei primi gruppi femministi. Essi presero piede nella società già alla fine del XIX secolo e soprattutto agli inizi del ‘900.
Dopo il secondo conflitto mondiale, con l’estensione generalizzata del voto alle donne, sembra esaurita la battaglia per la conquista dei diritti politici; L’impegno del movimento femminista si rivolge dunque alla rivendicazione di un trattamento egualitario per il lavoro femminile, attraverso l’accesso all’istruzione, alle professioni e mediante il riconoscimento dei diritti femminili di cittadinanza.
Tuttavia, la strada per questa “liberazione” richiede un impegno che non può essere esclusivamente femminile, ma collettivo, perseguito da entrambi i sessi. Solo coì si potrà arrivare al riconoscimento reciproco delle dignità e delle libertà individuali.
Donna al Quirinale: un “messaggio sbagliato”
Secondo alcune ipotesi, la questione del sesso considerato come primario valore di merito è un messaggio sbagliato; abilità, serietà ed esperienza sono tra le competenze necessarie per una scelta strategica, indipendentemente dal fatto che la figura incaricata sia uomo o donna.
Una posizione del tutto antagonista al “pensiero della differenza sessuale” che, ispirandosi alle riflessioni di Focault, mette in atto una demolizione del concetto di “genere umano”, all’insegna della differenza come apertura.
Una “Capa dello Stato”
Si apre la questione del linguaggio, centrale nella cultura femminista, che riflette la svalutazione della differenza sessuale femminile operata dalla cultura patriarcale; questa è confermata dalle regole grammaticali, le quali, sanciscono il “primato” del genere maschile.
In base a ciò viene spontaneo chiedersi se, nell’ipotesi di una donna al Quirinale, il ruolo che assumerà sarà denominato con il termine di “Capa dello Stato”.
Una figura di spicco in Italia fu quella di Adriana Cavarero, la quale trovò l’unica possibile soluzione a questo problema proprio nel rifiuto del linguaggio maschile.
Infatti, nella battaglia alla distruzione del sessismo maschilista, che si cela dietro l’apparente neutralità di sostantivi ed aggettivi, risulta indispensabile la costruzione di mutazioni linguistiche sostanziali, capaci di esprimere e valorizzare la capacità di emancipazione femminile.
“L’elezione di una donna alla Presidenza della Repubblica sarà la nostra, e la vostra, forza. ”
Sarà sicuramente una prova di civiltà da parte del Bel Paese, per non parlare dell’impatto che una donna al Quirinale avrà sulle future generazioni; così, alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” Una bambina risponderà : “ La Capa dello Stato!”