Ancora oggi ha senso ricordare cosa è stata la Resistenza
A spiegarlo è Don Ciotti durante la commemorazione del 74° anniversario dell’eccidio della Benedicta. In quel luogo, dove 178 partigiani furono uccisi dai nazifascisti, il fondatore di Libera attualizza il loro sacrificio, che non deve essere ricordato come semplice esercizio di retorica. I colpi di mitraglietta che hanno ucciso quei ragazzi devono essere sentiti da ognuno di noi dentro al cuore e dentro alla testa, perché solo così è possibile fare una memoria viva.
Bisogna fare memoria perché i sogni di quei ragazzi sono stati traditi e disattesi, in primis il sogno di un’Italia in pace. Proprio con questo obiettivo è stato scritto l’articolo 11 della nostra costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“. Senza pace non possono esistere, secondo don Ciotti, la libertà e la democrazia. Allora perché l’Italia è all’11° posto nella classifica internazionale per spese militari e all’8° per l’esportazione di bombe e mine anti-uomo? L’artiglieria made in Italy è considerata la migliore per la sua qualità.
Negli ultimi due anni il fatturato delle armi è aumentato del 58%. La cosa più grave è che il 60% di queste viene venduta a paesi extra Unione Europea e extra Nato, quali Qatar, Turchia e paesi arabi. Eppure la legge 185 del 1990 vieta espressamente la fornitura di armi ai quei paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni di diritti umani.
Fare memoria è ripudiare la guerra
Perché tutto questo? Don Ciotti lo denuncia apertamente:
La guerra produce lauti profitti e corruzioni su vasta scala. Viviamo in uno stato di cui dobbiamo avere vergogna. Non dobbiamo esportare bombe e mine, ma la pace! Perciò noi tutti dobbiamo impegnarci per cambiare la situazione, perché le parole sono azioni ed è meglio alzare la voce, anche se difficile, piuttosto che accettare un quieto silenzio. Questa non è retorica, è la vita e dobbiamo creare le condizioni necessarie per la vita. Avrà o non avrà la priorità la vita delle persone?
Allora perché non ci sono abbastanza soldi per l’istruzione, mentre quelli per i bombardieri F35 sono sempre disponibili?
Lottare per la libertà
Fare memoria oggi significa ricordare per cosa quei ragazzi sono morti: per darci la libertà. La parola libertà deve essere centrale, in quanto è il più prezioso dei beni, ma anche la più severa e esigente delle responsabilità. È un dono che Dio ha concesso a ogni uomo e che pertanto deve essere difesa: la più grande umiliazione a cui si può essere soggetti è la privazione di libertà. Il perché è chiaro per il fondatore di Libera:
Le persone non sono felici quando non sono libere. Oggi sono tante le persone che non sono libere: chi subisce ricatti, chi è vittima della tratta degli essere umani, chi vive nella paura ed è vittima dei soprusi, chi non vede riconosciuta la propria dignità. La Liberazione va quindi completata. C’è un filo rosso che collega la Resistenza di ieri alle Resistenze di oggi: la liberazione da mafie, corruzioni e tutto ciò che le alimenta ne è il naturale proseguimento.
Per tutelare la libertà oppressa dal fascismo, 70 anni fa venne scritta la Costituzione, come risposta alle leggi razziali e agli orrori della guerra. È stata scritta con parole di libertà e uguaglianza, ma soprattutto di responsabilità.
Don Ciotti: Resistenza è lotta alle mafie
La democrazia oggi è “pallida”. Ci sono inquietanti segnali di crisi e noi tutti dobbiamo collaborare per cambiare la storia. Le mafie sono le prime forme di oppressione da combattere. Nessun territorio oggi è esente dalla loro influenza, esse si nutrono della complicità di imprese e pubblici funzionari. Le mafie sono parassiti che traggono forza dalle nostre debolezze, sia etiche sia sociali, dal vuoto di democrazia e dalla corruzione.
Don Ciotti vede in modo negativo questi anni, in cui “la rinascita di fascismi e razzismi è un pericolo reale, non un fatto di folklore“. Ciò a causa della politica, che si è allontanata dai poveri, dalla strada e da chi ha bisogno, dimenticandosi cosa dovrebbe essere la politica. Non è possibile che oggi in Italia 5 milioni di persone vivano in condizioni di povertà assoluta: chi è povero non è libero. Non è possibile che 2 milioni di giovani siano disoccupati: chi non lavora o lavora in nero non è libero. Una società che non si cura dei ragazzi e dei giovani è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire. La società deve supportare i giovani e dare loro gli strumenti adatti in modo da fare della propria vita veicolo di accoglienza e di conoscenza.
Ai giovani don Ciotti rivolge le parole finali del suo discorso: “vi auguro di riempire la vostra vita di vita, di senso, di significato“.
Camilla Gaggero