Dolce e Gabbana hanno scelto di festeggiare i 30 anni della loro Maison nella città di Napoli, dove avverranno nel weekend dal 7 al 10 Luglio, sfilate e cene di gala a cui parteciperanno numerosi vip e ospiti illustri.
C’è chi dice che sia un atto di generosità verso Napoli, che ha tutto da guadagnare in termini di visibilità, c’è chi afferma invece che svendere la città ad un evento di élite non sia giusto nei confronti della città stessa, dei suoi abitanti, delle sue attività commerciali, dei turisti che vengono a visitarla.
Dolce e Gabbana hanno voluto mettere in scena una serie di eventi in città, affittando strade e monumenti storici, punti focali del turismo e dell’economia di Napoli. Si va da Villa Pignatelli, sede della sfilata inaugurale, al centro storico con Via Dei Tribunali e San Gregorio Armeno, da Castel Dell’Ovo e il Borgo dei Marinari, alla spiaggia di Posillipo, fino ad includere la zona universitaria.
Il Comune ha emanato un’ordinanza dirigenziale che vieta la circolazione delle automobili in vaste zone del centro città, causando sicuramente grandi disagi non solo alle persone residenti, ma anche ai commercianti e ai turisti.
Dall’ordinanza si legge: “la portata di tale evento rappresenta un’occasione imperdibile per l’immagine della città che sarà veicolata in tutto il mondo e avrà una ricaduta mediatica e turistica internazionale”, e ancora “saranno presenti circa quattrocento importanti ospiti provenienti da tutto il mondo e cinquanta giornalisti delle testate internazionali più importanti”.
E già, perché il grande evento dei due stilisti è esclusivamente riservato ad ospiti illustri, mentre è off-limits per i napoletani, che si sono visti privare di gran parte della loro città per un lungo week-end. L’ospite maggiormente atteso è Sofia Loren, che tornerà in terra natia per ricevere il titolo di cittadina onoraria della città.
Le polemiche non sono mancate: a quanto pare i due guru della moda hanno omesso di pagare l’occupazione del suolo pubblico, per la modica cifra di 37 mila euro più spese di pulizia stradale e di gestione del traffico. Ma il sindaco Luigi De Magistris ha affermato che è il minimo che la municipalità poteva fare verso Dolce e Gabbana, dato l’enorme ritorno di visibilità della città. La maison, dal canto suo, “pagherà circa 40mila euro per far fronte a servizi accessori di polizia municipale e netturbini. Una cifra cui si deve aggiungere una donazione di 50mila euro per la zona dei Decumani e 15mila euro di locazione per Castel dell’Ovo” (fonte il Fatto Quotidiano).
Una grande trovata artistica da parte di Dolce e Gabbana, che unisce l’alta moda alla tendenza popolare, riempiendo le strade di modelli che si mischiano alla gente comune, o almeno a quella a cui è consentito sostare nelle zone interdette.
Si sa l’animo napoletano è ospitale, ma al di là delle mille e una polemiche riguardanti il disagio causato dal blocco della mobilità per ben 60 ore, dal tenere aperti i negozi senza che nessuno possa in realtà accedervi, dal convincere i turisti a non entrare nel centro storico, la visibilità in queste ore su Napoli è comunque grande, ma mi chiedo: ne vale davvero la pena, comprare una città per uso e costume proprio? Mettere in scena un evento di così vaste dimensioni e così prolungato nel tempo?
La tendenza a sborsare soldi per affittare monumenti, luoghi, piazze e strade del nostro Belpaese sta diventando una prassi consolidata. In un paese in cui i nababbi, con la scusa di fare ingenti donazioni per ristrutturare i nostri cadenti e sofferenti beni culturali si puliscono l’immagine, mi viene da pensare che il fine in realtà non giustifica i mezzi.
Per una maison, come quella di Dolce e Gabbana, che fattura milioni di euro all’anno, quest’evento è soltanto una voce nel loro piano di marketing. Se ripenso alle parole dell’ordinanza comunale, in cui si parla di grande ricaduta mediatica e turistica internazionale, ebbene credo che il ritorno di immagine favorisca la maison, l’evento, e non Napoli.
Sono sicura che una volta calato il sipario sull’evento, ciò che verrà in mente non sarà Napoli, le sue piazze, i suoi monumenti, la sua gente ma la griffe, i modelli, le sfilate, i vip che sono arrivati in questa città perché non potevano mancare all’ennesimo evento mondano, o data la sua durata, all’ “evento”.
Qualcuno diceva: Vedi Napoli e poi muori. Beh, a morire questa volta sarà la città, che per un lungo weekend si vedrà privata del suo spirito popolare, della sua folla, del suo folklore. Perché, secondo il mio parere, non c’è folklore nei bellissimi modelli che sfilano per il centro storico e si fanno il selfie con la signora del basso.
Laura Maiellaro
Laura ma fatti i c…. tuoi ci sta bene la città chiusa.
Siccome penso che in questo mondo ognuno ha libertà di espressione e di pensiero, non solo approvo il tuo commento a questo articolo ma ti dico anche che se mi spiegassi il perché dovrei farmi i c…i miei come scrivi tu, sarebbe un commento degno di essere tale perché costruttivo.
un articolo che propone una visione davvero limitata, con poca o nessuna conoscenza di marketing o web marketing. ti faccio solo una domanda: secondo te invece Napoli dovrebbe restare con l’immagine che le ha costruito gomorra e aspettare i turisti? e i turisti verrebbero? ti pare che l’immagine di gomorra sia appealing all’estero? e roma, che propone da oltre 50 anni la sua immagine da dolce vita, non dovrebbe? e matera, fittata per mesi e mesi come set per diversi film, non dovrebbe?
MAH. di brutto, internet ha il fatto che gente senza alcuna competenza tangibile scrive sui blog e sente il bisogno di far leggere a tutti la sua opinione.
Ciao Chiara, in questo articolo su Dolce e Gabbana ho evidenziato sia i pro che i contro dell’evento a Napoli e alla fine ho espresso la mia opinione in merito, come hai avuto modo di leggere.
Parli della mia poca conoscenza di marketing o web marketing, due cose ben diverse a quanto pare, ma se tu sei un’esperta in materia potresti darmi dei consigli. Nella vita c’è sempre da imparare.
Meno male che il web è libero! Proprio per questo motivo sia tu che io possiamo esprimere liberamente un nostro pensiero, positivo o negativo che sia, cosa che al giorno d’oggi non è così scontata. Saluti.
Ciao, sicuramente hai accennato anche ai pro all’inizio dell’articolo, dopo una intro piuttosto dubbiosa ripresa al centro dell’articolo (“E già, perché il grande evento dei due stilisti è esclusivamente riservato ad ospiti illustri, mentre è off-limits per i napoletani, che si sono visti privare di gran parte della loro città per un lungo week-end.”) e mettendo alla fine i contro, cosa che, saprai benissimo, porta la comunicazione verso il senso negativo.
Consigli non posso dartene ma dati sì: Dolce & Gabbana su facebook conta 10 milioni di liker; su instagram poco più di 9 milioni, su twitter 4 milioni. Le foto di napoli faranno il giro del mondo e raggiungeranno un pubblico potenziale (contando solo i social ufficiali, esclusi quindi gli iscritti alla NL del brand, tutti i media online e offline e tutti i canali social dei vip invitati ecc ecc) di 23 milioni di persone. Che se il comune di napoli avesse voluto fare una campagna con questi numeri avrebbe dovuto vendere almeno uno dei suoi tesori.
Dalle prime stime di Confcommercio, l’indotto collaterale ad ora (termineranno il conteggio in settimana appena disponibili tutti i dati) è di circa 2 milioni di euro tra souvenir, street food, artigianato, ristorazione e alberghi, in soli 4 giorni.
Per quanto riguarda il marketing in generale, come ti anticipavo prima, Roma propone un’immagine vecchia di oltre 50 anni all’estero, quella de “la dolce vita”, e lo fa per ragioni di marketing (ultima volta, la sfilata di Fendi sulla fontana di Trevi, penultima il film di Sorrentino che, tanto che gli americani amano quell’immagine, ha vinto un oscar). Se Napoli è legata all’immagine di Gomorra, non è una meta che può attirare turisti, è più una meta che li spaventa e li tiene lontani. Indi, parlando in termini di marketing, non è un’immagine vincente.
E’ chiaro che ognuno può dire la sua, ci mancherebbe, ma almeno, prima, chi parlava lo faceva per un titolo che aveva (critico, giornalista, specialista di marketing ecc) e quindi la sua era un’opinione autorevole, quanto meno. Ora non è più così, da un lato meno male come dici tu, dall’altro no, abbiamo dato la stura all’opinione di tutti, che non è sempre un fatto positivo (ma ti assicuro che non è rivolto a te).
Saluti.
Direi che in rete, di articoli di giornalisti, critici e personalità autorevoli sull’evento ce ne sono stati a bizzeffe, scritti prima, durante e dopo l’evento. Il mio articolo nasce da una riflessione personale e ovviamente porta con sé un’opinione. Il lettore critico può condividerla o meno, rapportarla ad altre fonti e trarne un’idea propria. Non credo che abbia fatto una “comunicazione negativa”, ho espresso una posizione diversa dalle altre che ci sono in rete.
Da nessuna parte ho scritto che l’immagine di Napoli è legata a Gomorra, di cui non ho minimamente accennato nell’articolo.
Ti ringrazio dei dati utilissimi, da cui si potrebbe trarre anche un altro articolo, ma facci caso che i dati che tu mi dai si riferiscono al marchio, alla Maison. Napoli è il contorno di quest’evento che ha come protagonista Dolce e Gabbana, per l’appunto.
Nessuno mette in dubbio la grande visibilità che i due stilisti hanno dato a Napoli, così come gli elevati introiti. La mia era una riflessione sul messaggio che passa all’esterno, sia in Italia che all’estero, di un’abitudine che sta diventando una prassi, ossia quella di comprarsi parti di città, centri storici e monumenti per eventi privati.
Tutto questo porta a Napoli i turisti? Sicuramente. Ma vogliamo parlare di quelli venuti a Napoli e che non hanno potuto visitarla, così di punto in bianco senza alcuna spiegazione. Se non sbaglio, il marketing insegna che così come è importante acquisire “clienti” nuovi, è ancora più importante tenersi stretti quelli vecchi, i fidelizzati. Detto ciò, sì all’evento di Dolce e Gabbana, ma organizzato secondo altre modalità e non precludendo tempi e spazi della città ad altri.
Io non sono una giornalista né un’esperta di marketing, ma ho studiato i beni culturali sia dal punto di vista della tutela che della valorizzazione, che nel caso in questione ci riguarda di più, visto che tra le tante cose, il marketing oggi assume un ruolo importante nel settore, e mi sono espressa per ciò che secondo me (deformazione professionale, che sicuramente non tutti condividono), non dovrebbe essere fatto in questo paese: svendere la cultura per far cassa.
In ogni caso, ti ringrazio per la stimolante discussione e spero che tu voglia leggermi e leggere UltimaVoce in futuro.Saluti.
ma non si sono comprati la città, hanno affittato alcune strade pagando lautamente, una prassi che – piaccia o meno – è ormai acquisita in tutto il mondo. è una prassi che naturalmente va di stereotipi e lo stereotipo muove il turista, l’americano che cerca il glamour francese o la bella vita romana (non certo la napoli di gomorra e per questo l’ho menzionata). farò anche web marketing di mestiere ma sono un architetto e credimi, sono orgogliosa del fatto che stiano circolando foto del nostro centro storico in tutto il mondo. non so se si tratti di “svendere” la cultura ma non la vedo così, è più un do ut des e credo serva, soprattutto a noi ora dopo tutta la pubblicità negativa che abbiamo avuto.
grazie a te per lo scambio, è stato molto interessante 🙂
Ho assistito alla sfilata di Castel dell’Ovo e penso che abbia rappresentato un’occasione imperdibile per l’immagine della città,non credo affatto che la città sia stata privata del suo spirito popolare ,anzi è stato qualcosa di meraviglioso, in posto legato al fascino delle leggende napoletane