Dodici anni fa l’Italia saliva sul tetto del mondo: cosa è cambiato da allora

Campioni del mondo 2006

Il 9 luglio 2006 è una data indelebile per l’Italia intera. Esattamente dodici anni fa la nazionale di calcio saliva sul tetto del mondo dopo aver battuto la Francia in finale. Nonostante non sia passato tantissimo tempo, ne sono cambiate di cose ed infatti il nostro movimento calcistico ne ha risentito e non poco.

Da allora solo flop alle manifestazioni iridate

Dopo il successo di Berlino, non c’è stato un seguito a livello di programmazione, anzi ci si è crogiolati su una vittoria arrivata perché in quella precisa fase storica diversi elementi della rosa stavano vivendo il periodo della consacrazione. La logica conseguenza è stata la disfatta a Sudafrica 2010, con l’eliminazione alla fase a gironi al cospetto di Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Stessa sorte quattro anni dopo in Brasile, nel raggruppamento con Uruguay, Costa Rica ed Inghilterra.

La mancata qualificazione a Russia 2018

Le brutte figure del 2010 e del 2014 dovevano accendere la voglia di rivalsa dell’Italia ed invece è arrivato l’epilogo più atroce con la sconfitta contro la Svezia nel play off, che ha sancito la mancata partecipazione al Mondiale di Russia. Una vera e propria catastrofe accaduta solo nel 1958.

Troppi stranieri in Serie A e poca fiducia ai giovani

I fallimenti sopracitati quindi non sono casuali. Il movimento calcistico italiano dal 9 luglio 2006 è mutato profondamente e purtroppo in negativo. I maggiori club del nostro campionato hanno iniziato a puntare sempre più su calciatori stranieri (con alcuni casi di 11/11 di altri nazioni) sfavorendo di conseguenza i giovani italiani, che non riescono ad emergere. Certo bisogna ammettere che negli anni i settori giovanili hanno sfornato davvero pochissimi calciatori capaci di affermarsi da subito.

Molti top player preferiscono i campionati esteri

Fino al 2006 era veramente raro che qualche elemento dell’Italia giocasse lontano dal Bel Paese, oggi diversi calciatori di spicco militano in formazioni straniere. Un aspetto che di primo impatto non è propriamente svantaggioso, ma che in realtà può creare un po’ di confusione tattica, viste le differenze tra i vari tornei.

Antonio Pilato

 

 

 

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