Il DEF (documento di economia e finanza) approvato dal governo giallo-verde è stato accompagnato da pesanti critiche provenienti dall’opposizione, dall’Europa e talvolta anche dal fronte interno governativo.
Il DEF è infatti un documento spinoso e delicato che dovrebbe essere steso con la massima cura e, soprattutto, con uno sguardo attento e previdente sul futuro del paese. Ecco perché ogni forza presente in campo ha fatto sentire la sua voce sui temi caldi associati al documento: il reddito di cittadinanza, quota 100, la flat tax, l’aumento dell’Iva nel 2020 e le clausole di salvaguardia.
Una volta approvato il DEF, ovviamente, ogni dibattito si ammorbidisce. Ciò che è fatto è fatto. Ma questo non c’impedisce di porci ancora qualche domanda, indagando quelle tematiche che, nonostante tutto, sono rimaste ai margini del dibattito. A far sorgere queste domande sono in primo luogo alcuni membri del parlamento e, in particolare, la commissione cultura (presieduta dall’onorevole Luigi Gallo del M5S) che distaccandosi dal problema di “ciò che si trova nel DEF” ha scelto di sottolineare, invece, “quello che manca“.
Istruzione
Il DEF pone le fondamenta del bilancio pluriennale. Con la sua redazione il governo deve fa sapere al parlamento, in anticipo, le sue linee guida riguardanti la politica finanziaria ed economica. Ci si attenderebbe, dunque, una peculiare attenzione a tutte quelle tematiche strettamente collegate al concetto di “futuro”. In realtà sono proprio queste le tematiche assenti, prima tra tutte l’istruzione.
Luigi Gallo lamenta la completa assenza di un piano di rinnovo del contratto dei docenti per il triennio 2019-21. Sottolinea inoltre la mancanza di una misura contro le così dette “classi pollaio“, composte da 30-35 studenti. Il tema delle classi pollaio si lega facilmente a quello, ancor più spinoso, dell’edilizia e della sicurezza scolastica. Tema che dopo esser stato oggetto di qualche timido dibattito è del tutto passato in secondo piano.
Va anche sottolineato che ai giovani è sempre più richiesta, dal mercato del lavoro, una vasta specializzazione unita a una costante capacità di adattamento. Eppure nessuno ha messo in campo proposte o progetti per contrastare, ad esempio, l’abbandono scolastico o per facilitare una maggiore integrazione tra imprese e Università.
Ambiente
A denunciare l’assenza di questo importantissimo tema, anch’esso rigidamente legato al concetto di futuro, è la deputata LeU Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente. Nel Def non esiste alcun accenno al problema climatico, ai gas serra o all’ormai necessaria transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
Il governo ha adottato solo alcuni palliativi, del tutto inconsistenti alla luce della situazione attuale. E’ ad esempio presente un piano per combattere il dissesto idrogeologico che attinge a piene mani dal progetto “ItaliaSicura” messo in atto dal PD negli anni passati (e senza ulteriori stanziamenti di budget). E’ inoltre presente un progetto di potenziamento del bonus per la riqualificazione energetica degli edifici ma la lista si ferma qui.
Il Documento di Economia e Finanza dovrebbe fornire l’impostazione futura di tutte le politiche governative ma in esso non c’è traccia dell’idea di futuro. Ogni questione è affrontata al presente. I rimedi devono palesarsi subito, senza attesa. Ogni progetto è pensato con la volontà di far contente il maggior numero di persone (votanti) nel minor tempo possibile, senza riflettere e senza pensare. Felici subito, il prima possibile, come se il nostro paese fosse attaccato a una bomba ad orologeria. Che dire, la bomba in realtà c’è davvero ma questo DEF si dimostra incapace di disinnescarla. La bomba è nascosta in un mercato del lavoro che presto non potrà più accogliere gran parte dei ragazzi attualmente in formazione. La bomba, poi, è nascosta anche nel pianeta stesso, che volenti o nolenti, con o senza flat tax, potrebbe stancarsi di noi.
Andrea Pezzotta