Dobbiamo essere orgogliosi di come il nostro Paese ha risposto all’emergenza

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Dobbiamo essere orgogliosi di come il nostro Paese ha risposto all’emergenza. La gradualità delle misure è stata troppo lenta, non c’è dubbio, ci sono stati gravi tentennamenti, ma siamo pur sempre stati i primi in Europa a doverci confrontare con un nemico sconosciuto. La prontezza con cui, poche ore dopo l’esplosione dell’epidemia, il governo ha circoscritto una zona rossa con 50mila abitanti non ha finora riscontro nel mondo occidentale.




Non c’è invece nessuna giustificazione per la superficialità e il cinismo con cui gli altri Paesi europei stanno affrontando la situazione, alla luce dell’esempio italiano. In Francia ci sono stati i seggi elettorali aperti. In Gran Bretagna Boris Johnson chiede ai cittadini di rassegnarsi alla morte dei familiari (e il Times lo osanna come nuovo Churchill). In Germania sono ancora nella fase in cui si chiude qualche scuola.

Ma attenzione: non si fermano perché sottovalutano l’epidemia, altrimenti non avrebbero bloccato l’esportazione di mascherine verso l’Italia, o non avrebbero sequestrato e fatto letteralmente sparire un carico sanitario che dalla Cina stava giungendo da noi attraverso la Germania (notizia di di pochi giorni fa).

L’obiettivo è un altro. Puntano a ritardare il più possibile la sospensione delle attività produttive, se non a evitarla del tutto, perché solo così si guadagna un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti. È un calcolo spietato, ma reale.

Speriamo che questi criminali paghino fino in fondo.

 

Jacopo Di Miceli


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