Una goccia di sangue lasciata da un sospetto su una scena del crimine è una miniera d’oro per gli scienziati forensi. Le informazioni genetiche estratte da tali campioni biologici possono essere confrontate con i database del DNA. Ciò servirà per verificare se la sequenza del DNA di un campione ha una corrispondenza per ogni sospettato conosciuto, per esempio. Per proteggere la privacy delle persone, queste analisi, note come DNA fingerprinting, sono normalmente limitate a parti del genoma non coinvolte nella creazione di proteine.
Ma in alcuni paesi, gli investigatori che sperano di limitare il loro pool di sospetti sono autorizzati a identificare alcune sequenze di codifica delle proteine che possono aiutare a prevedere il colore della pelle o degli occhi. E presto, gli scienziati potrebbero essere in grado di scoprire ancora di più dal DNA di un criminale, compresa la loro età.
La biblioteca del DNA
Un nuovo approccio forense analizza le etichette chimiche attaccate al DNA, piuttosto che le sequenze genetiche stesse. Queste molecole, che possono attivare e disattivare i geni, vengono aggiunte al DNA per tutta la durata della nostra vita in un processo chiamato metilazione del DNA. E poiché i modelli di metilazione del DNA cambiano con l’età, potrebbero fornire una buona indicazione di quanti anni ha un sospetto.
Ma questa tecnica potrebbe inavvertitamente rivelare molto di più sulla salute e lo stile di vita di un sospetto. Ciò solleverebbe domande legali ed etiche che potrebbero richiedere nuove misure di tutela della privacy. Questo è quello che gli scienziati suggeriscono in un commento nel numero di Luglio di Trends in Genetics.
Dichiarano due degli autori, Mahsa Shabani e Bram Bekaert dell’Università di Leuven in Belgio:
“Quando si tratta di questo nuovo mondo di medicina legale dobbiamo solo assicurarci di non violare i confini etici, perché possiamo ottenere molte più informazioni di quante le persone effettivamente capiscano al momento.”
Roberto Bovolenta