La morte di Dj Fabo ha scosso gli animi di migliaia di persone che si sono mobilitate per il diritto ad una morte dignitosa. E così in 15mila avevano aderito alla raccolta firme organizzata dall’Associazione Luca Coscioni per chiedere al Governo di non presentarsi di fronte alla Corte Costituzionale. Tra i firmatari c’era persino un personaggio molto in vista come Roberto Saviano.
Processo Cappato: il governo si costituisce davanti alla Consulta
Purtroppo, gli appelli e le firme sono risultati del tutto vani. Il Governo Gentiloni si è costituito davanti alla Consulta, e dire che questi sono ormai gli ultimi giorni per questo esecutivo, in molti speravano in un finale diverso, ma così non è stato. A diffondere la notizia è stata la vice presidente dell’Associazione Luca Coscioni, l’avv. Filomena Gallo, che ha così commentato in una nota la scelta dell’esecutivo:
“Prendo atto della decisione del Governo Gentiloni di costituirsi [davanti alla Consulta] in difesa della costituzionalità [del reato di aiuto al suicidio]. “Noi sosterremo l’incostituzionalità di un reato del 1930. La scelta del Governo è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica visto che l’Esecutivo avrebbe potuto altrettanto legittimamente agire in senso opposto e raccogliere l’appello lanciato da giuristi come Paolo Veronesi, Emilio Dolcini, Nerina Boschiero, Ernesto Bettinelli e sottoscritto da 15.000 cittadini, che chiedevano al Governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalità di quel reato”.
Il 14 febbraio scorso, al termine dell’udienza che avrebbe potuto assolvere o condannare Marco Cappato dall’accusa di “aiuto al suicidio” (reato per cui è prevista una pena fino a 12 anni di carcere), la Corte d’Assise di Milano ha optato per una terza opzione, ossia il rinvio alla Corte Costituzionale, in modo da verificare l’incostituzionalità del suddetto reato.
Proprio oggi, 3 aprile, scadeva il termine entro cui il governo avrebbe potuto scegliere se difenderne la costituzionalità, per l’associazione Luca Coscioni si trattava di
“un’occasione senza precedenti per superare un reato introdotto nell’epoca fascista e per le persone affette da patologie irreversibili per ottenere legalmente l’assistenza per morire senza soffrire anche in Italia, senza bisogno di dover andare in Svizzera”.
Non si sa come andrà a finire il processo Cappato, il diretto interessato, Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, non ha mai rinnegato quanto fatto; anzi, si è sempre detto fiero ed orgoglioso di aver accompagnato Dj Fabo in Svizzera, a bordo della sua automobile, per poter rendere possibile il suo desiderio di una morte dignitosa. Chissà cosa sarebbe successo se il biotestamento fosse stato approvato prima e non a dicembre del 2017. Forse non sarebbe stato necessario andare in un altro Stato per difendere il diritto alla dignità di Fabiano Antonioni, o forse lui avrebbe comunque preferito morire tramite somministrazione di un farmaco letale (come poi è stato il 27 febbraio del 2017) e non tramite interruzione dell’alimentazione tramite sondino, che avrebbe previsto la sedazione e alcuni giorni di attesa prima del decesso. Nel frattempo, in molti hanno condannato la scelta del Governo Gentiloni, perché difendere un reato risalente all’epoca fascista, quando pochi mesi fa aveva approvato in Parlamento il biotestamento? Che senso ha avuto tutto ciò? Anni di lotte per poter arrivare ad una regolamentazione del diritto di morire andati in fumo.
Lo stesso Dj Fabo aveva detto in un servizio de Le Iene curato da Giulio Golia: “Viviamo da schiavi dello Stato, lavoriamo da schiavi dello Stato, moriamo da schiavi dello Stato, siamo sempre schiavi dello Stato”. Perché? Per quale motivo ognuno non può scegliere come porre fine alla propria vita, alla sua esistenza, se non ci sono miglioramenti possibili per la sua malattia?
Carmen Morello