Divieto di coprire il volto, mascherina VS burqa: paradosso o realtà?

In molti paesi europei vige il divieto di coprire il volto nei luoghi pubblici, ma negli stessi paesi europei, oggi, vige l’obbligo di indossare la mascherina per proteggere sé e gli altri: inutile paragone o insanabile dicotomia?

Il primo paese tra tutti ad introdurre il divieto di coprire il volto fu la Francia, nell’ottobre 2010. Seguita da Belgio, Danimarca, Austria, Paesi Bassi, ma anche dall’Italia, dove, nel 2017, il Tribunale di Milano ha deliberato il divieto di entrare in alcune sedi istituzionali a volto coperto. Poco importa che si tratti di copricapo, passamontagna, casco da moto, burqa o niqāb…

La legge fece parlare di sé a lungo. Il dibattito fu realmente acceso e sentito e come si può logicamente dedurre, furono soprattutto le donne islamiche ad essere maggiormente colpite dal nuovo divieto di coprire il volto.

La questione emersa in questi giorni è, per alcuni, soltanto un paragone superfluo. Ai loro occhi, sarebbe inutile porre a confronto la situazione contingente, dettata dall’emergenza sanitaria, con un fattore culturale stabile e duraturo nel tempo.

Per altri, invece, si tratta di due azioni della stessa natura. Poco importa se a coprire il volto è un burqa o una mascherina, se quello che stai facendo è al contempo doveroso e proibito. Ed è questo l’elemento paradossale.

Perché accettare l’utilizzo di mascherine – considerate una misura sociale essenziale per proteggere sé e gli altri – e proibire contemporaneamente l’utilizzo di veli, niqāb o burqa perché ritenuti pericoli per la sicurezza nazionale?

Questo il quesito.

Insanabile dicotomia

Se per qualcuno si tratta di una questione ridicola, per qualcun altro è, invece, una sottolineatura necessaria. Infatti, i sostenitori di quest’ultima teoria affermano che la carenza di DPI, dispositivi di protezione individuale, ha portato molti ad utilizzare strumenti, diremmo, di “secondo genere” per coprirsi il viso: sciarpe, foulard, maglioni, stoffe o simili. Il tutto è spesso accompagnato da occhiali e/o cappelli che rendono pressoché irriconoscibile il volto di chi li indossa.

È Tom Zwart, professore di diritto interculturale all’università di Utrecht, a parlare di “ipocrisia” del governo olandese nell’incoraggiare esplicitamente la popolazione a crearsi un DPI “casalingo”, in assenza di altro.

Il professore sottolinea come la legge olandese citi esplicitamente la possibilità di coprire il volto in caso di motivi di salute e quindi afferma:




“Se hai un burqa o un velo, perché non usarlo per proteggere te stesso e gli altri dal coronavirus? Stai facendo esattamente quello che ti è stato detto di fare”

Il risultato di tale visione sarebbe una visione impari dello stesso comportamento, giudicato forse sulla base del contesto o della persona che lo mette in pratica: un volto coperto per motivi religiosi è considerato oggi, in molti paesi, un reato, ma lo stesso volto, coperto per motivi di salute, è il risultato di un comportamento da buon cittadino.

Questo l’elemento paradossale che secondo molti emerge. Inoltre, sono diversi gli esperti in Europa ad affermare che l’attuale situazione di emergenza sanitaria rende inapplicabile equamente dal punto di vista legale il divieto di coprire il volto, come spiega qui il New York Times.

divieto di coprire il volto

Inutile paragone

Tuttavia, dall’altro canto c’è chi si dice contro questa versione dei fatti e proprio non riesce a tollerare il paragone, giudicandolo inappropriato, superficiale e ridicolo.

Ancora una volta, la battaglia si gioca sul campo dei social, dove alcuni utenti non mancano di definire la questione inutile, poco consona e fuorviante.

Indubbiamente si tratta di due “indumenti” differenti, dettati da necessità e contingenze diverse.

È anche vero, però, che a chiunque sarà successo, almeno un volta nelle ultime settimane, di incontrare qualcuno per strada e di avere difficoltà nel riconoscerlo a causa della mascherina, che copre gran parte della fisionomia del volto.

Non possiamo trarre ulteriori conclusioni. Solo spunti di riflessione: forse questo coronavirus saprà insegnarci una maggiore tolleranza sociale? Forse il divieto di coprire il volto verrà allentato in nome di una maggiore libertà? Forse dobbiamo solo sperare che presto decadrà l’obbligo di indossare la mascherina? E forse, altrettanto presto, si tornerà ad ignorare la questione?

 

Giorgia Battaglia

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