Un trapianto per salvarsi la vita. Quattro anni dopo il suo DNA è diverso. Lo strano caso di Chris Long
Nell’antichità, si credeva che la chimera, una creatura dalla testa di leone, il corpo di capra e la coda di drago, vivesse in Licia. Fu solo grazie all’eroe Bellerofonte che fu sconfitta ed uccisa.
Dalla figura mitologica ha poi preso il nome una condizione biologica per cui più linee cellulari convivono nel medesimo organismo, sia dalla nascita sia in seguito a procedura mediche.
Ed e quanto è successo a Chris Long, americano di Reno, Nevada. Come molti, Chris è stato sottoposto a un trapianto di midollo osseo. Quattro anni dopo l’intervento i suoi colleghi dell’ufficio dello sceriffo lo hanno convinto a compiere un test del DNA: una scommessa tra colleghi.
Le sorprese non sono tardate ad arrivare: gran parte del suo DNA, compreso quello prelevato dallo sperma, sembra provenire in toto dal suo donatore, un uomo nato e cresciuto in Germania.
La possibilità di riprendersi da una leucemia mieloide era sembrata a Chris Long una possibilità da non perdere per continuare a vivere la sua vita con i suoi due figli. E cosi è stato. Quattro anni più tardi, in piena remissione, Chris è diventato un caso presentato durante un convegno di scienza forense.
Cerchiamo di spiegarci: le implicazioni non devono prendere una deriva fantascientifica
L’uomo in questione è sempre la medesima persona. Ma i colleghi volevano semplicemente illustrare ad un convengno l’ipotesi in cui, durante le indagini su di un crimine, si verificasse la necessità di indagare su sospetti con il medesimo profilo di Chris.
Ma nessuno si sarebbe mai aspettato dei risultati così sconvolgenti. Per assurdo, se Chris commettesse un reato, verrebbe fuori il profilo genetico di una persona che abita in Europa.
Casi simili non sono una novità: la letteratura investigativa è piena di situazioni in cui DNA testati rimandavano a soggetti che non potevano fisicamente aver commesso un crimine o un reato.
Un esempio? Il caso di Lydia Fairchild, nello stato di Washington. Dopo un esame di routine per richiedere assistenza per sé e la sua famiglia, indagine che prevedeva un esame del DNA per dimostrare di essere tutti imparentati, la donna finisce nel mirino degli assistenti sociali perché i suoi figli non possedevano il suo stesso corredo genetico.Un caso eclatante che ha condizionato per molti anni la vita della povera donna. Nessun avvocato infatti se la sentiva di contestare il test del DNA.
Durante i vari processi, i periti della corte hanno anche assistito a un parto della donna, che nel frattempo era rimasta incinta. Anche questo bambino non presentava un corredo genetico compatibile con quello della madre. Si iniziò a credere che la donna si guadagnasse da vivere come madre surrogata. Il mistero fu svelato quando analisi specifiche rivelarono che la donna aveva assorbito il DNA della sua gemella in fase gestazione.
Il dato sorprendente nel caso di Chris Long invece è che anche il suo sperma sembra contenere il DNA del donatore. Un caso che suscita domande ad oggi mai analizzate e che pone la questione di quanti uomini e donne sparsi nel mondo possano incorrere negli stessi risultati dell’americano.
Chiara Nobis