Disuguaglianze tra ricchi e poveri nel “decennio della divisione”

Disuguaglianze tra ricchi e poveri; Reddito di Base Universale

Mentre cresce il patrimonio dei ricchi, i poveri diventano sempre più poveri: la situazione nel mondo, e in Italia, è in costante peggioramento

Le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono il tema del report dal titolo “Inequality Inc.“, pubblicato dall’organizzazione internazionale Oxfam lo scorso 15 gennaio.
Non a caso, lo stesso giorno in cui, annualmente, le élite imprenditoriali di tutto il mondo si riuniscono nel World Economic Forum di Davos.

Secondo i dati raccolti, dal 2020 a oggi, i primi cinque miliardari hanno raddoppiato la loro ricchezza. Nello stesso periodo, quasi cinque miliardi di persone sono diventate più povere.
Ci vorranno circa dieci anni, perché il mondo veda il primo trilionario della Storia. Ossia, un individuo con un patrimonio di mille miliardi di dollari.
Ce ne vorranno più di 200, perché la povertà possa essere sconfitta.

Disuguaglianze tra ricchi e poveri: “il decennio della divisione”

Secondo Oxfam, dal 2020 a oggi, il solco che separa i ricchi dai poveri non ha fatto altro che allargarsi.
I più ricchi, sono sempre più ricchi. Difatti, le fortune dei cinque uomini più ricchi del pianeta Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett hanno registrato un balzo del 114%, passando da 405 a 869 miliardi di dollari. Il tutto, con un ritmo di circa 14 milioni di dollari all’ora.  

Questa ricchezza è distribuita, per lo più, tra i paesi del Nord del mondo.
Sebbene ospitino solo il 21% della popolazione mondiale, questi possiedono il 69% della ricchezza globale, e ospitano il 74% della ricchezza miliardaria mondiale.
Tra le aree più ricche c’è l’Unione Europea. Infatti, nonostante ospiti meno del 6% della popolazione mondiale, detiene il 15% dei miliardari del mondo e il 16% della ricchezza globale dei miliardari. Dal 2020, i miliardari europei hanno aumentato di un terzo la loro ricchezza, raggiungendo, nel 2023, un totale di 1,9 trilioni di euro.

Dall’altra parte del solco, cinque miliardi di poveri sono diventati ancora più poveri.
Il direttore esecutivo ad interim di Oxfam International, Amitabh Behar, a questo proposito, ha parlato di “decennio della divisione“.

Stiamo assistendo all’inizio di un decennio di divisione, con miliardi di persone che si accollano le onde d’urto economiche della pandemia, dell’inflazione e della guerra, mentre le fortune dei miliardari esplodono. Questa disuguaglianza non è casuale: la classe dei miliardari sta facendo in modo che le multinazionali forniscano loro più ricchezza a spese di tutti gli altri

Effettivamente, i dati mostrano che le persone in tutto il mondo lavorano di più, e più a lungo, spesso in posizioni precarie e per salari insufficienti. Una situazione resa ancora più problematica dall’inflazione, che ha portato 800 milioni di lavoratori a vedere il proprio salario drasticamente ridotto. In generale, i salari perso 1,5 trilioni di dollari negli ultimi due anni.
Ma la questione riguarda anche l’etica del lavoro delle multinazionali. Secondo Oxfam, su oltre 1.600 delle più grandi aziende del mondo, solo lo 0,4% di esse si impegna pubblicamente a pagare ai lavoratori un salario equo.
A questi fattori, si aggiungono la “guerra alla tassazione“, la privatizzazione del settore pubblico e la segregazione di servizi come l’istruzione e l’acqua.

Il potere incontrollato delle multinazionali e dei monopoli è una macchina che genera disuguaglianze: spremendo i lavoratori, evadendo le tasse, privatizzando lo stato e stimolando il collasso climatico, le multinazionali stanno incanalando ricchezza infinita verso i loro proprietari ultra-ricchi. Ma stanno anche incanalando il potere, minando le nostre democrazie e i nostri diritti. Nessuna azienda o individuo dovrebbe avere così tanto potere sulle nostre economie e sulle nostre vite.
Per essere chiari, nessuno dovrebbe avere un miliardo di dollari



Preoccupa, quindi, il fatto che Inoltre, l’1% più ricco della popolazione globale possiede il 43% di tutte le attività finanziarie del mondo. E che delle più grandi società del mondo, 7 su 10 abbiano un miliardario come amministratore delegato o azionista principale. Per di più, il valore complessivo di queste società si attesta intorno ai 10,2 trilioni di dollari: più del PIL combinato di tutti i Paesi dell’Africa e dell’America Latina.

Disuguaglianze tra ricchi e poveri: Italia sempre più divisa

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto Oxfam evidenzia un divario sempre più largo tra ricchi e poveri.
A fine 2021, la ricchezza della fascia più abbiente era 6,3 volte superiore a quella della popolazione più povera. Nel 2022, il rapporto è salito a 6,7.
Alla fine del 2022, le consistenze patrimoniali nette dell’1% più ricco (titolare del 23,1% della ricchezza nazionale) erano oltre 84 volte superiori alla ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana.

Difatti, dall’inizio della pandemia fino al novembre 2023, in Italia, il numero dei miliardari è sensibilmente aumentato di 27 unità, mentre il valore dei loro patrimoni miliardari è cresciuto di oltre 68 miliardi di dollari (+46%).

Ma è aumentato anche il fenomeno della povertà assoluta.
Poco più di 2 milioni e 180 mila famiglie (per un totale di 5,6 milioni di individui) non hanno risorse mensili sufficienti per vivere in condizioni dignitose.
Come se non bastasse, secondo Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia, questi dati sono destinati a peggiorare.

L’aumento tra il 2021 e 2022 dell’incidenza della povertà assoluta è attribuibile in larga parte e malgrado il buon andamento dell’economia italiana nel 2022, all’impennata dell’inflazione e ai suoi impatti più incisivi sulle famiglie a bassa spesa rispetto a quelle benestanti.

La dinamica del 2023 risentirà verosimilmente del rallentamento dell’economia nazionale e della minore capacità delle famiglie di fare affidamento sui propri risparmi.
Peseranno anche la riduzione delle misure compensative contro l’impennata dei prezzi nella fase di rientro dall’inflazione, e la portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Misure che segmentano la platea dei poveri secondo discutibili criteri di merito, i cui beneficiari si stima potranno ridursi di 500.000 unità rispetto alle famiglie eleggibili per il reddito di cittadinanza. Misure destinate ad aumentare la disuguaglianza, l’indigenza e l’esclusione sociale

Per rispondere alla gravità della situazione, Oxfam suggerisce all’Italia di rivedere le misure per l’inclusione sociale e lavorativa introdotte nel 2023. Inoltre, invita il governo a ragionare sul salario minimo, sulla riduzione del tempo determinato, sulla lotta all’evasione fiscale e sul (ampiamento dibattuto) tema della patrimoniale.

200 anni per eliminare la povertà: per governi e aziende è il momento di agire

Davanti alla situazione dipinta dal report di Oxfam, governi e aziende dovrebbero essere spinti a fare dei passi avanti contro la disuguaglianza.

Ogni azienda ha la responsabilità di agire, ma pochissime lo fanno.
I governi devono fare un passo avanti. Devono intervenire per spezzare i monopoli, dare potere ai lavoratori, tassare questi enormi profitti aziendali e, soprattutto, investire in una nuova era di beni e servizi pubblici.

Per Oxfam, sono tre gli obiettivi che ogni governo deve impegnarsi a perseguire:

  1. Rivitalizzare lo Stato: garantire la fornitura universale di assistenza sanitaria e istruzione, e valutare le opzioni pubbliche in settori che vanno dall’energia ai trasporti
  2. Tenere a freno il potere delle multinazionali: rompere i monopoli, democratizzare le regole sui brevetti, legiferare per i salari di sussistenza, limitare la retribuzione degli amministratori delegati e introdurre nuove tasse sui super-ricchi e sulle società, comprese le tasse sulla ricchezza permanente e sugli utili in eccesso
  3. Reinventare il business: le aziende competitive e redditizie si trovano spesso incatenate dall’avidità degli azionisti. Ma se la proprietà è democratica, l’impresa può equiparare meglio i proventi degli affari

In ogni caso, per sconfiggere la povertà, si stima che ci vogliano ben 200 anni.

Giulia Calvani

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