Le malattie psichiatriche hanno da sempre intimorito le società di tutte le epoche storiche, tale paura ha condotto alla generale tendenza a isolare coloro affetti da disturbi mentali in luoghi prestabiliti, così da tenerli ben separati dal resto della popolazione.
La creazione dei manicomi è scaturita proprio da questa volontà isolazionista, più che dal desiderio di curare. Non tutti i ricoverati, infatti, erano affetti da disturbi psichiatrici, il più delle volte si trattava solo di persone poco convenzionali ritenute scomode per l’equilibrio della società in cui si trovavano. Il mancato interesse nei confronti della reale salute dei pazienti è ben evidente dal trattamento degradante e spesso violento riservato loro in questi “ospedali”.
Una svolta contro questa deprecabile prassi si è iniziata ad intravedere negli ultimi anni del 1800, ma la rivoluzione vera è propria è iniziata con la fine della Seconda guerra mondiale. Negli anni 40, infatti, si sono avviati i primi studi dei disturbi psichiatrici su base scientifica con lo scopo di mutare la filosofia di approccio alla malattia che permettesse di avviare un percorso riabilitativo della persona nel pieno rispetto dei suoi diritti fondamentali.
Negli anni 70, in Italia, sulla scia del movimento anti-psichiatrico, di cui lo psichiatra e neurologo Franco Basaglia era uno dei maggiori rappresentanti, si inizia a richiedere la chiusura definitiva dei manicomi che per così tanto tempo sono stati i protagonisti di infiniti soprusi e sofferenze.
Tale movimento ha condotto alla promulgazione della legge 180/1978, chiamata anche “legge Basaglia” in riferimento al suo ideatore.
I punti cardini della legge riguardano: 1. Abolizione degli ospedali psichiatrici e divieto di costruirne di nuovi (pubblici o privati). 2. Istituzione dei Dipartimenti di Salute Mentale per attuare interventi preventivi, curativi e riabilitativi sul territorio. 3. Definizione di una precisa procedura per attuare i ricoveri psichiatrici: tutti i ricoveri sono volontari ad eccezione di quelli che richiedono un Accertamento Sanitario Obbligatorio e un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Il punto debole è da subito evidente: queste enunciazioni rappresentano dei principi-guida secondo cui orientarsi, ma non determinano direttive precise da attuare. Questa mancanza è evidente nell’organizzazione dei servizi psichiatrici sul territorio italiana, la quale risulta essere altamente eterogenea. Il compito di attuare i provvedimenti è stato affidato alle varie Regioni, esse però non hanno seguito una linea comune e ciò ha determinato, nel corso del tempo, effetti negativi sulla qualità e sull’efficacia dell’assistenza.
Per tali motivi si è iniziato a considerare che la legge Basaglia necessiti di una riforma che la possa rendere più specifica a pratica, in particolare per determinare le sanzioni contro il suo eventuale mancato rispetto e un budget che possa garantire a tutti coloro che necessitano di assistenza e cure il dovuto trattamento.
Anche se dal punto di vista medico l’approccio nei confronti delle patologie psichiatriche è radicalmente mutato, lo stesso non si può affermare della popolazione in generale. Ancora oggi, infatti, permane quel senso di dubbio e di timore verso coloro che presentano disturbi mentali.