Da tempo parliamo dei rapporti tesi che legano il Kenya e la Somalia. Principalmente la questione è legata alla contesa marittima, ma ora si cerca una distensione.
Sappiamo quanto le politiche del Corno d’Africa possano essere veloci e spesso contraddittorie. Le influenze esterne sono tantissime e le vicissitudini sanno cambiare faccia in un batter d’occhio. In questo contesto veloce e fugace una costante è ormai la disputa tra Kenya e Somalia. Tra gli Stati confinanti non corre buon sangue e abbiamo già parlato della contesa che li vede protagonisti riguardo delle acque particolarmente floride. Negli ultimi tempi comunque si sta cercando di distendere le tensioni.
Le ultime tensioni
Abbiamo già trattato la disputa marina, che dopo essere giunta al tribunale dell’Aja è naturalmente ancora in attesa di un responso. In breve i due Stati si contendono un triangolo di acque al confine, particolarmente importante in quanto a depositi petroliferi. Le acque sono inoltre importanti per la pesca, settore fondamentale nelle economie dei due paesi.
Dopo l’inasprimento dei rapporti di inizio anno il Kenya ha chiuso ogni rapporto diplomatico con la nazione confinante, richiamo anche il proprio ambasciatore. Ha poi annunciato, nel corso del mese di marzo, di voler chiudere i campi profughi di Dabaab e Kakuma, lanciando un ultimatum alle Nazioni Unite. Le ragioni ufficiali sono che i tanti profughi provenienti da Sud Sudan e Somalia possano essere dei terroristi appartenenti ad Al-Shabaab. La Somalia aveva accolto tale notizia come un attacco.
In seguito, nel mese di aprile, Il Kenya, insieme al Gibuti, è stato tirato in ballo direttamente nella crisi elettorale somala. Questa notizia non deve stupire, considerando le ripetute accuse da parte di Mogadiscio di presunte interferenze nello stato federale del Jubaland. Questa volta tuttavia le accuse rivolte allo stato scudato riguardano la dichiarazione del Consiglio per la pace dell’ Unione Africana.
Secondo il ministro dell’informazione uscente Osman Abukar Dubbe i due Stati succitati avrebbero influito direttamente sulla stesura della dichiarazione che effettivamente rifiutava la proroga del Presidente Farmajo. Il ministro aggiungeva che la Somalia non avrebbe più riconosciuto riunioni dell’ AU in terre keniote o gibutiane. Sulla stessa linea era proseguito poi Farmajo, quando aveva rifiutato l’ex presidente ghanese John Mahama come Alto rappresentante per via di una presunta simpatia con la leadership keniota.
L’intervento esterno
Nel corso dell’ultima settimana di aprile giunge la notizia che un funzionario del Qatar arriverà a Mogadiscio per cercare di mediare l’impasse elettorale in cui la nazione è caduta ormai da mesi. Tale notizia non è stata accolta bene da tutti, vista la grande paura che lo Stato arabo voglia influenzare la politica somala. D’altronde più volte si è sollevato il dubbio che il Qatar sia un alleato del Governo uscente di Farmajo.
Bisogna comunque evidenziare come anche il Kenya stia affrontando decisioni politiche molto rilevanti, come la BBI, e che quindi entrambi i paesi siano in un periodo particolarmente sensibile della propria storia. In tutto ciò si è vista però una speranza, ad opera proprio di Al-Qahtani, il funzionario mediatore proveniente dal Qatar.
Quest’ultimo infatti, nella settimana in cui è stato sul territorio somalo, ha cercato di pacificare i rapporti tra le due nazioni. Il mediatore ha infatti visitato anche Nairobi, dove ha incontrato il presidente keniota Uhuru Kanyatta. Nella giornata del 6 maggio i due Stati hanno riaperto le relazioni diplomatiche, secondo un principio di “buon vicinato”.
Pur non essendoci fonti ufficiali l’intervento di Al-Qahtani è stato affermato proprio dalle due nazioni, che hanno ripetutamente ringraziato il Qatar per l’intervento. Naturalmente bisogna prendere con cautela questa normalizzazione dei rapporti. Infatti la disputa marittima è ancora in sospeso, e dalla Somalia fanno sapere che tale distensione va considerata come separata rispetto alle tensioni marittime.
Il messaggio, anche se involontario, sembra chiaro: godiamoci la pace finché dura, poi si vedrà. Resta da chiedersi quanto questi rapporti si siano effettivamente distesi, visto che ancora non è possibile prendere un aereo in Kenya direzione Modagiscio.
Marzioni Thomas