Disperanza.
Giulio Cavalli parte da sé stesso per poi rivolgersi all’altro, a chiunque volesse contribuire con un’esperienza o una riflessione. E così ha visto che la “disperanza” attanaglia tanti, ed in tanti aspetti della vita.
La politica, l’amore, la salute, il lavoro.
Niente sfugge a questa non emozione, a questo non sentimento che lascia inermi, come se si fosse già visto tutto, troppo. Il libro alterna le considerazioni dell’autore alle lettere di chi ha raccolto il suo appello sui social. Ognuno racconta di quando si è sentito impotente, disperato, rassegnato.
Cavalli, in questo modo, compie un piccolo miracolo.
Compila una raccolta di sventure che risulta però confortante, illuminante. In primo luogo perché, con la “disperanza”, definisce qualcosa che hanno provato in molti, ma che ai più appariva inafferrabile. In secondo luogo perché, in questo modo, l’autore rende legittime le fragilità di ognuno.
Dalle nostre fragilità gocciolano forze impensabili che ci ostiniamo a nascondere troppo. Il diritto di cittadinanza delle fragilità andrebbe scritto nella Costituzione.
Perché le fragilità nascoste, soffocate, insolute, sono quelle che ci logorano dentro, un pezzettino alla volta.
Ma esprimerle, affrontarle, condividerle, ci rende davvero più forti poiché più consapevoli di noi stessi, dei nostri limiti, di ciò che possiamo fare per attraversarle e superarle. Soprattutto, ammettere le nostre fragilità ci permette di riconoscerci in quanto esseri umani, spezzando le catene di quella innaturale positività ad ogni costo, quella perfezione, quell’immagine sempre vincente che altro non è che una pericolante costruzione.
Con un linguaggio che, come per magia, riesce ad essere diretto quanto poetico, Giulio Cavalli ci accompagna verso la speranza, perché la “disperanza” non è altro che un’ombra che ci nasconde i colori, ma solo temporaneamente.
Credete in voi, in quello che potete essere. E non abbiate ribrezzo di quello che siete e di come siete: è una tappa per arrivare di là, dove volete arrivare […]
Mariarosaria Clemente