Una nuova legge garantirà in Cile eguali diritti sulla gestione dei beni agli uomini e alle donne sposati

Disegno di legge

Un nuova legge presentata da Antonia Orellana Guarello, Ministra delle Donne e dell’Equità di genere, garantirà alle donne sposate cilene gli stessi diritti dei loro mariti nell’amministrazione dei beni.

Il 12 luglio Antonia Orellana Guarello, Ministra delle Donne e dell’Equità di genere, ha presentato in una dichiarazione pubblica una nuova legge che entrerà in vigore il primo agosto. Con questa legge l’Articolo 1749 del Codice Civile cileno verrà riscritto. Secondo quest’Articolo «Il marito è capo della società coniugale, e in quanto tale amministra i beni sociali e quelli della moglie».

Una donna sposata, quindi, non può ereditare, vendere e richiedere un bene in Cile senza il consenso dell’altro coniuge e ciò rappresenta un’ingiustizia. Per questo motivo la Ministra nei mesi precedenti stava preparando la nuova legge. Quest’ultima per lei «ripagarerà anche un debito di lunga data in Cile, che viene a farsi carico di un’inaccettabile discriminazione che colpisce migliaia di donne. Da più di un secolo, infatti, migliaia di donne sposate cilene non possono ottenere un posto di lavoro perché i loro mariti non glielo concedono.

Per la Ministra Orellana, inoltre, la nuova legge servirà a rispettare «un accordo amichevole che lo Stato cileno ha concluso con la Commissione interamericana per i diritti dell’uomo». In quest’accordo, risalente al 2007, il Paese ha promesso di eliminare le disposizioni discriminatorie sul patrimonio delle donne, ovvero sull’insieme dei beni privati e sociali di quest’ultime.

Cosa prevederà l’Articolo 1749 del Codice Civile dal primo agosto con la nuova legge che entrerà in vigore?

L’Articolo 1749, innanzitutto, non permetterà al marito di amministrare i beni privati e sociali della moglie. Esso, per giunta, garantirà alla donna sposata la gestione personale del suo patrimonio e istituirà il reato amministrativo per imposizione sui beni. Con questo nuovo reato gli uomini sposati non potranno più gestire il patrimonio delle loro mogli per scopi personali. Grazie alla gestione autonoma dei beni privati e sociali, inoltre, le donne sposate avranno gli stessi diritti dei loro mariti nell’amministrazione del propri beni.

L’Articolo 1749, in secondo luogo, garantirà una gestione equa del patrimonio comune dei coniugi. Gli uomini sposati non potranno più imporre la loro volontà sulle mogli nell’amministrazione del beni coniugali comuni. Sarà necessario, per giunta, il consenso di entrambi i coniugi per effettuare atti sul patrimonio coniugale comune.

L’Articolo 1749, per di più, eliminerà il patrimonio riservato. Presente da molti decenni nella legislazione cilena, quest’ultimo serve a compensare l’impossibilità per le donne sposate di amministrare i beni privati e sociali. Il patrimonio riservato, tuttavia, è un’istituzione giuridicamente ambigua e per questo non garantisce alle donne sposate la gestione personale dei propri beni privati e sociali.

L’Articolo 1749, infine, risolverà alcuni casi giudiziari riguardanti l’acquisto di alloggi con sussidi statali. Se un coniuge ne comprerà uno con sovvenzioni statali, l’Articolo stabilisce che l’immobile sarà un bene coniugale comune. In caso contrario, l’Articolo 1749 stabilisce che tale bene diverrà privato. Con la nuova legge la Segretaria di Stato Orellana conferirà anche una protezione speciale alle donne divorziate, che rappresentano il 72% di coloro che acquistano gli alloggi con sussidi statali.


Matrimonio egualitario e il processo di Sonia Arce

«Oggi come Governo abbiamo presentato alla Commissione per le Donne e l’Equità di genere del senato una nuova legge per poter avere un regime coniugale egualitario, con pari diritti e doveri per uomini e donne, rispettando il principio di uguaglianza che è nella nostra costituzione, ma anche adattando la società coniugale e l’istituzione del matrimonio ai progressi nel matrimonio egualitario».

Sono le parole della Ministra per le Donne e l’Equità di genere dette nel discorso pubblico del 12 luglio. Con regime coniugale fa riferimento all’insieme di diritti civili stabiliti per regolare l’amministrazione dei beni tra i coniugi. Il matrimonio con la nuova legge, che sarà in vigore dal primo agosto, garantirà eguali diritti sulla gestione dei beni agli uomini e alle donne sposati.

La nuova legge sull’amministrazione dei beni tra i coniugi, tra l’altro, rispetterà un impegno che il Cile ha assunto nel 2007, quando il Paese ha sottoscritto un accordo davanti alla Commissione interamericana per i diritti umani. L’accordo si è avuto a seguito di un processo giudiziario andato sotto il nome di Sonia Arce contro lo Stato cileno.

Sonia Arce è una donna cilena che ereditò nel 1994 alcune proprietà dai genitori. Dopo un po’ di tempo decise di metterle in vendita, ma l’operazione non poté avere luogo subito, poiché era sposata. In base all’Articolo 1749 del Codice Civile doveva, infatti, chiedere il consenso del marito per cedere le proprietà ereditate. Sonia Arce, tuttavia, non sapeva dove si trovasse suo marito, dal quale era di fatto separata, e alla fine non poté più vendere i beni ereditati dai genitori.

Lei, perciò, decise nel 1995 di denunciare lo Stato cileno per violazione di diritti civili e affrontò un lungo processo. Questo processo ha avuto fine nel 2008, quando Sonia Arce ha firmato un accordo con il Cile. Con questo accordo lo Stato cileno, oltre che porre fine al processo contro Sonia Arce, avrebbe dovuto immediatamente riformare l’Articolo 1749 del Codice Civile. Le disparità di genere nei diritti civili, ciononostante, non sono state risolte fino alla scorsa settimana. La Ministra con la nuova legge renderà giustizia a Sonia Arce e a migliaia di donne che non possono beneficiare dei propri beni.

La nuova legge per regolare la gestione dei beni: tra uguaglianza di genere e disparità sociali

Il Cile negli ultimi decenni ha compiuto progressi importanti per l’uguaglianza di genere, nonostante la situazione economica in cui si ritrova. I risultati educativi sono notevolmente migliorati per le donne cilene di ogni età. Le ragazze, inoltre, superano i ragazzi in termini di risultati scolastici e la proporzione di diplomati negli istituti superiori è più elevata tra le giovani donne che tra i giovani maschi.

Malgrado questi progressi, la società cilena rimane una società patriarcale, in cui le donne sposate dipendono dai loro mariti. Le mogli ancora oggi sono costrette a svolgere lavori perlopiù casalinghi e raramente vengono assunte nei luoghi di lavoro o possono candidarsi per una posizione. Anche se quest’ultime possiedono capacità personali e un’elevata istruzione, molti uomini cileni ritengono che le donne non abbiano le giuste competenze per svolgere lavori extradomestici. Spesso, di conseguenza, i mariti lavorano e mantengono la loro famiglia mentre le loro mogli rimangono a casa e si prendono cura dei figli senza possibilità di realizzazione personale.

Con la nuova legge ogni donna sposata cilena potrà fare domanda di lavoro senza il consenso del marito, ma non si andrà a eliminare il divario di genere nel mondo lavorativo. Molte donne in Cile sperano in delle riforme sulle assunzioni, ma la Ministra Orellana non ha parlato di occupazione femminile nel suo ultimo discorso pubblico del 12 luglio. Non è possibile sapere se la Segretaria di Stato garantirà una maggiore presenza di donne al lavoro, ma forse con la nuova legge sulla gestione dei beni si preannunciano delle riforme sulle assunzioni.

Nicola Scaramuzzi

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