Un recente report reso pubblico da NBC News avrebbe rivelato quanto negli Stati Uniti d’America il razzismo istituzionale sia ancora diffuso e come la discriminazione razziale verso i veterani di guerra, una categoria sociale che nel paese gode di grande considerazione e ha accesso a diverse forme di supporto da parte dello stato, ne sia l’ennesimo sintomo
La figura del veterano di guerra è per molti aspetti una delle più emblematiche all’interno degli Stati Uniti d’America, un paese nel quale la cultura militare pervade la sfera pubblica molto più che in altri paesi occidentali e dove coloro che fanno parte o sono stati parte dell’esercito acquisiscono uno status sociale all’apparenza inimmaginabile per chi è esterno alla società statunitense, celebrati come eroi e destinatari di una serie di misure federali e statali che ne supportino il rientro nella società civile. Se la celebrazione del sacrificio e dell’eroismo dei veterani di guerra è una costante all’interno della cultura statunitense, quello che molto più spesso viene taciuto è che anche all’interno di una categoria sociale così variegata eppure all’apparenza compatta come quella degli ex-militari persistono intoccabili quelle stesse forme di razzismo istituzionale ed endemico che pervadono ogni ambito della società statunitense. La discriminazione razziale verso i veterani di guerra neri, confermata dai dati di un’indagine condotta dal Department of Veterans Affairs nel 2017 e resa pubblica soltanto come conseguenza di un recente processo giuridico, è allora il simbolo di un sistema che annega nelle sue contraddizioni, ma che sembra essere finalmente pronto ad affrontare alla radice le cause profonde di quel razzismo che pervade ogni aspetto della società statunitense.
Cosa ha evidenziato il report del Department of Veterans Affairs?
Lo studio condotto dal Department of Veterans Affairs, inizialmente destinato a rimanere all’interno dell’istituzione, è stato solo recentemente reso pubblico in quanto parte della documentazione usata come prova in un processo per discriminazione istituzionale verso i veterani neri portato avanti da un gruppo di attivisti che si occupano della tutela questi ultimi.
Come riporta NBC News, il report evidenzierebbe una discrepanza considerevole nell’attribuzione dei benefici riservati ai veterani che soffrono di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) sulla base dell’etnia dei richiedenti. Tra il 2011 e il 2016, anni a cui l’indagine del Department of Veterans Affairs fa riferimento, oltre il 57% dei veterani di guerra neri che hanno fatto richiesta per i benefit riservati a coloro che sono affetti da PTSD si sono visti negare l’accesso alle risorse loro designate, una percentuale che invece scende al 43% per quanto riguarda le loro controparti bianche. Questo dato, di per sé già sintomo di un sistema che solo apparentemente egualitario è in realtà intriso di un razzismo istituzionale del quale sono vittima anche i veterani neri, è ancora più problematico se si considera che, secondo alcuni studi portati avanti dallo stesso Department of Veterans Affairs, i veterani neri sarebbero statisticamente più colpiti dal PTSD (5.8%) rispetto agli ex-militari che non fanno parte di alcuna minoranza (5%).
Sebbene Terrence Hayes, portavoce del dipartimento in questione, abbia confermato che non dispongono ancora di dati precisi per quanto riguarda gli anni successivi a quelli considerati nel report, non ci sono ragioni per immaginare che questi non siano in linea con quanto emerso dall’indagine del 2017. Tuttavia, Hayes avrebbe sottolineato la volontà da parte del Department of Veterans Affairs di affrontare con tutta l’attenzione e le risorse necessarie il tema della discriminazione istituzionale della quale sono vittima i veterani neri, anche attraverso la creazione di un Equity Team che lavori attivamente per contrastare ogni forma di disparità nell’accesso alle risorse destinate al sostegno dei veterani di guerra. Le parole del portavoce a riguardo non lasciano dubbi:
“La priorità assoluta dell’Equity team sarà quella di indagare le disparità nell’attribuzione dei benefici ai veterani neri – oltre che di altre minoranze e gruppi di veterani storicamente discriminati – ed eliminarle.”
La discriminazione razziale verso i veterani non è un caso isolato, ma questa presa di coscienza da parte del Department of Veterans Affairs potrebbe cambiare le cose
La presa di coscienza da parte dei vertici del Department of Veterans Affairs dell’entità della discriminazione razziale verso i veterani di guerra neri e in generale appartenenti a minoranze è un primo significativo passo verso la loro eliminazione, a cui ha fatto seguito anche la volontà di mettere in atto azioni che possano contrastare efficacemente la presenza di forme di razzismo istituzionale all’interno del dipartimento stesso. Se è vero che le ragioni alla base della marcata disparità nella distribuzione dei benefit riservati ai veterani che soffrono di PTSD non sono state ancora analizzate nel dettaglio, che sia perché vi è un divario nell’accesso alle informazioni o al supporto medico e psicologico, o per la presenza di forme di pregiudizio più o meno consapevoli da parte di coloro che sono incaricati di assegnare i sussidi e gli aiuti agli ex-militari, in ogni caso ciò che risulta evidente è la continua e persistente discriminazione razziale verso i veterani neri, una discriminazione che permane nonostante il presunto status di eroe che conquista negli Stati Uniti d’America chi combatte nelle fila dell’esercito.
In una società come quella statunitense, dove il fattore razziale è ancora uno dei più determinanti per spiegare le disuguaglianze economiche e sociali di uno dei paesi occidentali nei quali queste sono più marcate, essere consapevoli della persistenza del razzismo nelle istituzioni è fondamentale, tanto più se si considera che sono coloro che appartengono a minoranze etniche a essere più di frequente costretti a fare affidamento sul supporto dello stato. Le azioni che verranno intraprese per contrastare la discriminazione razziale verso i veterani neri e appartenenti a varie minoranze, qualora efficaci, potrebbero rappresentare un importante modello da seguire per il resto delle istituzioni statunitensi e non, andando ad arginare l’enorme peso economico, sociale e personale che il razzismo istituzionale rappresenta per la popolazione afroamericana.