Il Parlamento francese, con 98 voti favorevoli e 3 contrari, si è espresso a favore della legge che punisce forme di discriminazioni basate sull’accento. L’accento è ritenuto causa di discriminazione. Sono presi di mira soprattutto coloro che presentano accenti del nord, chi proviene da paesi in cui si parla un francese diverso da quello che si parla di Francia, e chi, non francese dalla nascita, ha appreso la lingua successivamente.
Una nuova forma di discriminazione?
Viene detta “glottofobia”, parola ancora non annessa nei vocabolari di lingua italiana. Non significa fare semplice ironia con qualcuno riguardo alla sua “calata”, ma penalizzarlo, tramite atti razzisti e segregativi, perché ha un accento diverso. Attaccarlo sul modo di parlare, di esprimersi.
La langue française
La Francia è cosparsa di dialetti e lingue regionali, che si differenziano fra di loro. La lingua francese è parlata, oltre che in Francia, in Svizzera, in Belgio, nel Lussemburgo, in Italia nella regione della Valle d’Aosta e nelle Isole normanne, che si trovano al largo della costa francese della Manica. Il francese non è una realtà che riguarda solo l’Europa. In Africa vi sono molti più francofoni che in Europa, la lingua è parlata da 25 dei 54 stati. In una piccola parte del Canada la prima lingua è il francese, come in alcune isole dell’America Latina. Il francese sopravvive in alcuni paesi del Vicino Oriente e in regioni del sud-est asiatico. Tocca inoltre zone dell’Oceania, come la Polinesia Francese.
L’omogeneità non è una caratteristica della lingua
La lingua francese non è parlata allo stesso modo in ognuno di questi luoghi. La lingua è una realtà variabile e dinamica. Cambia in base al luogo, al tempo, al contesto, alla società. L’accento che avrà un parlante parigino sarà diverso da quello di qualcuno che vive in Polinesia Francese. La deputata Maina Sage si è espressa a riguardo, riportando diversi casi di discriminazione che lei stessa ha subito per il suo accento.
La lingua francese, come quella italiana, ha delle regole. Non possono essere ignorate, sennò la lingua smetterebbe di esistere. Le regole servono, ma la legge non è un appello a lasciar parlare ognuno come vuole, non esorta a lasciar correre gli errori linguistici. Essa si concentra sulla discriminazione per l’accento, quindi vuole tutelare l’intonazione linguistica che una persona cresciuta in una zona può avere. È la diversità, per esempio, che un parlante milanese può avere nella pronuncia rispetto a un parlante palermitano.
Facciamo chiarezza
La discriminazione comporta una separazione di trattamento tra coloro che sono reputati “in regola” e coloro che invece non lo sono, su cui si attua la discriminazione. Ovviamente la sanzione non entrerà in vigore per sciocche prese in giro che hanno il tempo che trovano, ma avrà ad oggetto le forme di incitamento all’odio e alla violenza verso qualcuno che ha accento diverso.
Nel manuale di diritto europeo della non discriminazione l’accento è posto sulle categorie di discriminazione (quali la discriminazione diretta o indiretta, le molestie e l’ordine di praticare una discriminazione, reati generati dall’odio e incitamento all’odio).
Discriminazione a scuola e sul lavoro
Studi sottolineano contesti in cui discriminare per l’accento è un evento consueto. Un esempio è il contesto scolastico. Un progetto della Fondazione Alsos, che si occupa di ricerca, informazione e divulgazione di attività ad alto impatto sociale, indagando sulla discriminazione di tipo linguistico a livello scolastico, spiega come il pregiudizio possa viaggiare attraverso le onde sonore: giudichiamo attraverso la voce, l’intonazione e il modo di parlare. Anche in ambito lavorativo vi sono ricerche che mostrano come l’accento di qualcuno influenzi il modo in cui noi percepiamo la persona. Può succedere che un datore di lavoro tenda ad assumere coloro che non hanno un accento spiccato; i candidati inoltre tendono a “controllare” la loro intonazione.
La lingua che ci appartiene
La lingua è una realtà in continuo mutamento, è vero, ma quella che portiamo dentro di noi racconta le nostre origini, e non potrà mai cambiare. Offenderla e denigrarla significa compiere un atto di violenza verso la persona, le sue radici, la sua comunità.
“Tutto può cambiare, ma non la lingua che ci portiamo dentro, anzi che ci contiene dentro di sé come un mondo più esclusivo e definitivo del ventre materno.”
(I. Calvino)
Ginevra Dinami