Fintech: Nonostante un’Europa sempre più connessa e globalizzata, dove il denaro dovrebbe fluire senza ostacoli, sorge una controversia che continua a turbare il panorama finanziario del continente. Nonostante le leggi che dichiarano illegale la discriminazione degli International Bank Account Number (Iban) siano in vigore da quasi un decennio, il problema persiste, gettando ombre su consumatori, imprese e autorità pubbliche. Ma ora, una coalizione di oltre venti aziende del settore fintech europeo, tra cui nomi noti come Revolut, Wise, Klarna e N26, ha deciso di sfidare questo status quo con un’iniziativa ambiziosa: “Accept My Iban”.
Nonostante la discriminazione degli Iban sia stata dichiarata illegale da quasi dieci anni, il problema persiste in Europa, generando attriti e ostacoli per consumatori, imprese e autorità pubbliche. È quanto emerge da una nota congiunta emessa da più di venti aziende europee del settore fintech, tra cui nomi noti come Revolut, Wise, Klarna e N26, che sono stanche di vedere l’Iban utilizzato come strumento di discriminazione.
L’International Bank Account Number (Iban) è una sequenza alfanumerica univoca, composta da un massimo di 34 caratteri, utilizzata per identificare un conto bancario. Le prime due lettere dell’Iban indicano il paese di origine, e qui sta il problema: quando una persona o un’impresa non riesce a inviare o ricevere denaro da un conto bancario situato in un altro Stato membro, si configura una chiara discriminazione.
Questa pratica, purtroppo diffusa in tutta Europa, crea notevoli impedimenti sia per i consumatori che per le imprese. Ogni anno, secondo i dati raccolti da Accept My Iban, migliaia di persone si ritrovano nell’impossibilità di pagare contratti telefonici, l’affitto, abbonamenti ai giornali, bollette, iscrizioni in palestre o i mezzi pubblici. La discriminazione dell’Iban si configura come un ostacolo concreto alla vita quotidiana dei cittadini europei.
Ma c’è speranza: il 28 giugno scorso, la Commissione europea ha introdotto un nuovo pacchetto di servizi di pagamento, offrendo una possibile soluzione a questo problema. Le venti aziende del settore fintech promuovono l’iniziativa “Accept My Iban” e invitano le istituzioni comunitarie a intervenire per eliminare definitivamente questa forma di discriminazione. Le proposte includono l’introduzione di misure nella direttiva sui servizi di pagamento (Psd) e il regolamento (Psr) per creare meccanismi sanzionatori più chiari e contrastare i discriminatori in modo più efficace. Inoltre, si auspica una maggiore condivisione di conoscenze, approfondimenti e migliori pratiche tra le autorità nazionali competenti (Nca).
Uno degli obiettivi chiave di questa iniziativa è estendere il divieto di discriminazione degli Iban anche alle valute non euro, garantendo così un accesso più equo e senza ostacoli ai servizi finanziari in tutta Europa.
Oleksandra Maksymenko, responsabile degli affari governativi comunitari di Revolut, afferma:
“Avere un conto bancario da cui inviare e ricevere denaro in tutta Europa è una necessità umana fondamentale. Immaginiamo tutti quanto possa essere difficile trasferirsi in un nuovo paese e incontrare barriere finanziarie per svolgere attività di base come pagare una bolletta o impostare un addebito diretto. Semplicemente, questo non dovrebbe esistere nella società di oggi”.
Il settore fintech europeo sta compiendo sforzi significativi per porre fine a discriminazioni radicate, che continuano ad ostacolare la vita quotidiana di molte persone. Con l’iniziativa “Accept My Iban”, si intravedono speranze concrete per un’Europa più equa e inclusiva. Questo progetto mira a superare barriere, promuovendo l’accettazione generalizzata degli IBAN e creando così un ambiente finanziario europeo più aperto e accessibile a tutti, senza distinzioni geografiche o sociali. L’implementazione di soluzioni innovative nel settore fintech non solo favorisce l’innovazione, ma contribuisce anche a plasmare un’Europa che promuove l’uguaglianza e l’inclusività. “Accept My Iban” rappresenta un passo concreto verso una società più giusta, dove l’equità finanziaria è un elemento chiave del benessere di tutti i cittadini europei.