Lo scuolabus di Montorio al Vomano, altro caso di discriminazione

Il caso scuolabus a Montorio al Vomano.

A Montorio al Vomano, per decisione della giunta comunale, puoi salire sullo scuolabus solo se sei italiano o comunitario (è un’esagerazione, ma neanche troppo).

Lo scuolabus e il sindaco forzista di Montorio al Vomano

Siamo in un piccolo comune di 7 mila abitanti, in provincia di Teramo. La giunta comunale è di centrodestra, ed è guidata dal sindaco di Forza Italia, Fabio Altitonante. Una delibera datata 31 agosto, in cui il sindaco ha comunicato i requisiti necessari per accedere al servizio di scuolabus gratuito di Montorio al Vomano, ha fatto gridare alla discriminazione.

I requisiti sono tre: essere iscritti ad una scuola comunale, essere in regola con i tributi comunali ed avere almeno uno dei due genitori con la cittadinanza italiana o di un paese dell’Unione.

Da notare come tra i requisiti non figuri alcun indicatore della situazione economica. D’altronde non c’è bisogno di redistribuire ricchezza quando puoi semplicemente discriminare una minoranza.

Proviamo a guardare la questione da tre punti di vista: giuridico, politico e sociale.

Le sentenze e i precedenti

Sotto il profilo giuridico, la delibera comunale e i requisiti da lei disposti sono senz’ombra di dubbio illegali ed illegittimi.

Una vergogna illegittima e illegale

Ha descritto così la vicenda Alberto Guariso, dell’ASGI, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. L’ASGI ha preso in carico le istanze delle famiglie discriminate dal comune, presentando ricorso alla sezione civile tribunale di Pescara.

Il comune si è appellato al fatto che la carta della famiglia, introdotta durante il governo Conte II, ma voluta dal Conte gialloverde, prevedesse gli stessi requisiti. Peccato che la Corte di giustizia dell’Unione europea abbia stabilito che anche quella carta è incompatibile con il diritto dell’unione. Infatti, essendo limitata ai soli cittadini italiani e comunitari rappresenta una violazione della parità di trattamento tra italiani e stranieri nell’accesso a beni e servizi.

Poi, anche se non valido nel nostro ordinamento, c’è il precedente della mensa scolastica di Lodi. La sindaca leghista, Sara Canova, aveva previsto che i genitori nati fuori dall’Unione Europea dovessero presentare della documentazione aggiuntiva che provasse la mancanza di beni in proprio possesso nel paese di origine. Questa documentazione è difficile da reperire, e spesso obbliga i cittadini a tornare nel proprio paese di origine.

La vicenda aveva scatenato l’indignazione da molte parti e, attraverso un’ordinanza del 2018, il tribunale di Milano aveva stabilito che la condotta costituiva discriminazione da parte del comune.

“L’immigrato furbetto”

Dal punto di vista politico, la storia di Montorio al Vomano si inserisce all’interno di una retorica che il centrodestra sta portando avanti da anni, e che vede nello straniero qualcuno di cui non fidarsi, che va’ controllato.

Salvini, durante lo scandalo della mensa di Lodi, esprimeva la sua solidarietà per la sindaca leghista. Il ministro poi denunciava “l’immigrato furbetto”, che nel paese di origine possiede tre o quattro case, e che in Italia vive di agevolazioni.

E’ lo stesso Salvini che invoca “più libertà, meno burocrazia”, quando si parla di innalzare il tetto del contante. E’ la stessa destra che grida alla paranoia quando qualcuno parla del rischio di evasione fiscale.

La risposta dell’opposizione nel paesino in provincia di Teramo è stata portata avanti dai consiglieri Eleonora Magno e Andrea Guizzetti. I due hanno, sin da subito, fatto appello alla Presidenza della Repubblica e agli altri organi garanti.

Il sindaco si è invece difeso dalle critiche dicendo che per la sua giunta “non ci sono distinzioni di colore o provenienza”. Forse di colore no, ma il suo provvedimento sicuramente fa distinzioni in base alla provenienza.

Queste iniziative, che spesso lasciano il tempo che trovano, servono a tastare il polso dell’opinione pubblica. La politica, sia locale che nazionale, cerca di capire fino a dove ci si può spingere in politiche discriminatorie.

Divide et impera

L’ultimo piano di queste vicende è quello sociale. Provvedimenti di questo tipo hanno come unico obiettivo quello di emarginare le comunità straniere e rompere il tessuto sociale della collettività cittadina.

In un paesino, che ha meno del 5% di cittadini stranieri non comunitari al proprio interno, è importante che una reazione a queste politiche di discriminazione provenga dalla comunità.

La più grande risposta delle parti sociali, guidata da collettivi locali come il Campetto Occupato, è stata affidata ad uno striscione affisso sul palazzo del comune che recita:

Sui bambini, le discriminazioni sono ancora più ripugnanti. Altitonante lurido razzista!

L’auspicio è che in Italia smettano di ripetersi casi come quello dello scuolabus di Montorio al Vomano, e che su una politica razzista e xenofoba, continuino a vincere giustizia e coesione sociale.

Mohamed Charjane

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