La discriminazione dei nani nel passato è stata un tema tristemente presente nell’ambito dell’intrattenimento. Questa pratica, incentrata sull’uso delle persone di statura ridotta come oggetti di spettacolo, rifletteva una società che tendeva a sfruttare la diversità fisica delle persone per fini di intrattenimento, evidenziando così una dolorosa forma di discriminazione sociale.
Nell’antica Roma di Augusto, un singolare uso si faceva delle persone affette da microsomia o nanismo, in cui venivano impiegate come buffoni di corte. Queste figure, a causa delle loro caratteristiche fisiche differenti, diventavano oggetto di commercio, venendo acquistate, vendute o addirittura regalate ai regnanti come forme di intrattenimento e spettacolo. Questo utilizzo dei nani come fonte di divertimento era purtroppo una pratica diffusa, sottolineando una dolorosa manifestazione di sfruttamento delle diversità fisiche a fini di intrattenimento pubblico.
Un esempio di discriminazione dei nani nel passato, è stato promosso da Domiziano, il quale organizzò uno spettacolo di combattimento tra nani al Circo. L’impiego di individui di statura ridotta durante manifestazioni pubbliche aveva anche uno scopo visivo: la presenza di questi individui accanto ai potenti avrebbe potuto enfatizzarne l’imponenza e la grandezza agli occhi degli spettatori.
La discriminazione dei nani nel passato passava da manipolazioni fisiche drastiche
Nell’antica Roma, i metodi estremi adottati per assicurarsi la presenza di individui di statura ridotta comprendevano pratiche che ostacolavano deliberatamente la crescita di alcuni bambini. I romani ricorrevano a manipolazioni fisiche drastiche, come la lussazione delle articolazioni e la rottura delle ossa, al fine di impedire lo sviluppo normale del loro corpo. Queste azioni spietate, volte a mantenere le dimensioni ridotte di queste persone, evidenziavano un’incivile mancanza di rispetto per la dignità umana.
Victor Hugo, nel suo romanzo “L’uomo che ride” pubblicato nel 1869, ha descritto in dettaglio queste pratiche atroci, coniando il termine “Comprachicos” per riferirsi a coloro che deformavano deliberatamente i bambini. Quest’opera letteraria ha avuto un impatto significativo nel corso del tempo, influenzando diverse opere artistiche e culturali. Il film muto “L’uomo che ride” del 1929, diretto da Paul Leni, ha tratto ispirazione da questo romanzo, così come la creazione del famoso personaggio a fumetti Joker, ideato da Bob Kane nel 1940, il cui background riflette in parte questa tragica realtà dell’alterazione fisica forzata delle persone.
Figure di spicco come Velàzquez, nella loro arte, hanno ritratto persone con acondroplasia, un disturbo caratterizzato dalla ridotta crescita delle braccia e delle gambe rispetto al resto del corpo.
Anche nelle opere d’arte, come negli ambienti di Raffaello al Vaticano, si possono trovare rappresentazioni di persone di statura ridotta. Nella sala di Costantino, è presente un dipinto che mostra un uomo di bassa statura indicato come “Ritratto del buffone della corte di Leone X”, dipinto non attribuito direttamente a Raffaello ma ai suoi allievi, che si basarono sui disegni del maestro dopo la sua prematura scomparsa nel 1520.
La discriminazione dei nani nel passato, perdurò tra i sovrani europei fino al XIX secolo
La discriminazione dei nani nel passato, perdurò tra i sovrani europei fino al XIX secolo, oltre ad essere presente anche in Cina, basandosi sullo sfruttamento delle persone con disabilità, lesiva della loro dignità
Nel corso del XIX secolo, emersero i cosiddetti “freak show”, spettacoli itineranti che esibivano persone affette da nanismo o da altre malattie rare, o con abilità straordinarie come una forza sovrumana o un corpo ricoperto di tatuaggi e piercing.
Il film “Freaks” del 1932 di Todd Browning ha dato una rappresentazione di esseri umani con gravi malformazioni fisiche, offrendo un’opportunità per la vendetta contro gli abusi subiti.
L’interesse per l’eccezionale e il diverso non si è mai esaurito, come dimostrato dal continuo riconoscimento di record nel “Guinness dei primati” e da trasmissioni televisive come “Body Bizzarre”.
Una tappa significativa si ebbe nel 1972, quando l’artista Gino De Dominicis portò alla Biennale di Venezia Paolo Rosa, un ragazzo con sindrome di Down, suscitando controversie.
Attualmente, nell’ambiente performativo underground, si assiste a pratiche di body art estrema e spettacoli che ruotano attorno alla modificazione corporea come stile di vita per gli artisti.
Oggi, per fortuna, la discriminazione dei nani nel passato è qualcosa di molto distante dalle società attuali, nel campo della cultura, si è verificata una spostamento di prospettiva verso l’autodeterminazione: individui con disabilità scelgono di mostrare corpi non conformi per affrontare tematiche sociali spesso evitate, trasformando il soggetto “esibito” in un individuo attivo e politicamente consapevole, sottraendolo all’oggettificazione del passato.