Un discorso sulla servitù potrebbe sembrare banale.
In molti potrebbero pensare si tratti di qualcosa di superato, di una barbarie ormai in disuso nel 2020. Quindi perché leggere Discorso sulla servitù volontaria? L’ultima parola ci viene in aiuto nella comprensione: volontaria. Étienne de la Boétie non parla di schiavi sottomessi a suon di frustate, ma di privilegiati schiavi delle loro stesse ambizioni.
La lettura di Discorso sulla servitù volontaria non presenta intoppi.
Il testo è breve, oltre che scritto con estrema chiarezza, cosa che lascia sbalorditi se si pensa che esso risale a cinquecento anni fa. Ma, più del linguaggio, stupisce il contenuto: come dicevamo, Discorso sulla servitù volontaria ha alle spalle mezzo millennio, ed affronta un tema apparentemente superato; eppure niente appare più attuale. La servitù in questione è quella che gli stessi sudditi decidono di abbracciare.
De la Boétie presenta la monarchia come forma di governo totalmente innaturale.
Egli spiega lucidamente al lettore come non sia il monarca, ma i governati stessi a rinunciare passivamente alla propria libertà, e quindi alla propria natura. E, per quanto possa sembrare assurdo, Étienne descrive chiaramente il meccanismo assai perverso attraverso il quale non gli umili, ma i più vicini al potere restano appiccicati alla melmosa ragnatela.
L’avidità, la possibilità di dominare, a propria volta, sugli anelli più deboli della catena, allontanano sempre di più gli uomini da loro stessi.
Per de la Boétie il potere rende schiavi, ma non perché ne abbia la forza.
L’uomo rende schiavo sé stesso nella speranza di ottenere di più, non riuscendo però a capire di aver già rinunciato al proprio essere, e di aver quindi perso ogni senso.
È sempre il popolo sciocco che crea le menzogne per poi credervi
Così scrive l’autore. E in queste parole, come in tutto il suo scritto, ci sembra di cogliere chiaramente la schiavitù dell’uomo contemporaneo. La passiva sottomissione al re Internet e alla sua sovrana Sete di Popolarità ci sembra tristemente coincidere con l’autosottomissione al tiranno che tanto perplimeva Étienne de la Boétie.
Mariarosaria Clemente