Il discorso alla nazione di Vladimir Putin tra accuse e liceità

discorso alla nazione di Vladimir Putin

Rivolto agli alti funzionari, ai membri del parlamento e all’intera popolazione, il discorso alla nazione di Vladimir Putin è stata l’occasione per rivolgere le solite accuse all’Occidente e per ribadire la liceità dell’intervento russo in Ucraina. Il leader russo ha inoltre annunciato l’abbandono della partecipazione al New START, l’ultimo trattato di non proliferazione che aveva sottoscritto.

Il discorso alla nazione di Vladimir Putin è stato meno feroce e violento di quanto ci si aspettasse. Il presidente della Federazione Russa ha parlato rivolgendosi ai membri del governo e ai membri del parlamento, ai funzionari, all’intera popolazione spettatrice in diretta tv. Lo ha fatto ieri, martedì 21 febbraio 2023, dopo quasi un anno esatto dall’inizio dell’invasione nei territori ucraini, soprattutto un giorno dopo la visita del presidente americano Joe Biden a Kyiv.

Questo evento, di fronte ai membri della Duma riuniti, è stato il primo nel suo genere dall’inizio della guerra. Il discorso annuale di solito è un’occasione per fare il punto sulla situazione economica, politica e sociale del paese. Nel 2022, però, Putin non aveva fatto alcun intervento. L’ultimo infatti risale ad aprile 2021.

Un discorso di due ore piuttosto noioso

Sebbene l’occasione di mostrare ancora una volta i denti fosse molto preziosa, Putin ha optato per un’arringa piuttosto lineare, “piatta”, senza troppi colpi di scena. La platea in ascolto, a tratti, si è mostrata addirittura annoiata. Il presidente non ha accennato a nessuna nuova mobilitazione di soldati, non ha minacciato di usare i propri arsenali atomici, non ha annunciato un eventuale allargamento del conflitto a paesi vicini (Bielorussia e Polonia, per esempio).

Certo, ha dichiarato, di nuovo, che l’intervento russo in Ucraina è un’operazione militare speciale e rappresenta un tentativo di liberare i popoli dei territori indipendentisti del Donbass (Donetsk e Luhansk) dal “regime nazista” di Kiev; poi, ha affermato che gli Ucraini stessi sono ostaggi di un governo-regime che risponde solamente ai “grandi signori” dei paesi occidentali. Una retorica cui ha già abituato l’opinione pubblica.

L’abbandono del New START




Uno dei punti salienti del discorso alla nazione di Vladimir Putin è stato riguardo la volontà di sospendere la partecipazione al New START (Strategic Arms Reduction Treaty), l’unico trattato bilaterale tra Stati Uniti e Russia sul disarmo nucleare. Questo trattato era stato firmato a Praga l’8 aprile 2010 da Barack Obama e Dmitrij Medvedev, i due presidenti dell’epoca. Il trattato, valido fino al 2026, prevedeva dei limiti allo sviluppo dell’arsenale nucleare di Russia e Stati Uniti, rispettivamente prima e seconda potenza mondiale.

Dal momento che gli Stati Uniti hanno aggiornato il proprio arsenale, Putin ha detto che anche la Russia svolgerà i suoi test nucleari e non sarà da meno, pur non avendo intenzione di usare armi nucleari per prima.

La sospensione del trattato non comporta un totale abbandono dell’argomento “nucleare”. Il dovere di Russia e USA è quello di dialogare sul tema e incontrarsi per discutere: queste finestre di discussione ci sono e continueranno ad esserci, proprio per evitare un’ulteriore escalation.

L’economia russa è solida e in crescita

Putin ha utilizzato parole positive come queste per fare il punto della situazione economica in Russia, dedicandole molto spazio all’interno del discorso. È probabile che il presidente voglia mostrare la forza che in realtà non possiede. Le sanzioni straniere e la generale situazione di crisi non hanno affossato completamente l’economia, è vero. Essa ha retto. Tuttavia, la situazione economia del paese è fragile, non sta migliorando e certamente non mostra la solidità di cui Putin ha parlato nel suo discorso.

Una guerra culturale

Durante il discorso, Putin ha fatto appello anche alla difesa dei “valori tradizionali”, altro must  del suo repertorio propagandistico. “L’Occidente è responsabile di un continuo attacco alla cultura russa, alla Chiesa Ortodossa, ai fatti storici”, queste le sue parole. Il presidente russo ha ribadito la sua posizione di difesa nei confronti della famiglia tradizionale, uomo e donna, e dell’identità nazionale, contro la “perversione occidentale” che, secondo lui, sta provocando una “catastrofe culturale”. Posizioni dure anche contro la comunità LGBT+ , accusata di costituire una minaccia per la popolazione russa.

Luca Oggionni

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