Disconnessioni e alterità artistiche negli anni cinquanta

anni cinquanta

Nel pieno degli anni cinquanta gli input artistici dell’arte informale e astratta fanno insorgere delle nuove esigenze stilistiche che si rivolgono verso un’arte che è “altro da sé”. La dialettica soggetto e ordine si acutizza e il campo artistico diventa un mondo a sé, estraneo, autonomo. Una sorta di alterità che non rispetta le diversificazioni abituali tra figurativi, astratti, ma che propone sempre nuovi stilemi incessantemente.

A partire da Philip Pearlstein, vicino all’iperrealismo, che presenta corpi nudi in antri claustrofobici, polimaterismo imperante e un certo voyeurismo ossessivo. Irving Petlin irrompe con un’iconografia visionaria, luminescente, ove a prevalere è il color giallo, amalgamando e confondendo materia terrestre e celeste, un ritmo incalzante di figure che appaiono, fuggevoli.

Esponente italiano di questo registro artistico di alterità è Gastone Novelli. Egli opera per un nuovo linguaggio visivo che ricontestualizza segno e simbolo in un ambito di estro giocoso. Lo spazio diventa protagonista: una dimensione cosmica in cui i dettami geometrici vengono destrutturati. Si susseguono fluttuanti segni in un habitat non logico, ma allo stesso tempo organico.

Proseguendo sul filone dell’informalizzazione dell’arte molti italiani seguono questo iter. Gnoli propone un’aberrazione artistica dal ritmo lento, Franco Francese restituisce un’indolenza alle sue opere ponendole in un’atmosfera silente, Fieschi precorre stati d’animo pop. Sicuramente l’esponente più incisivo di questo sentire artistico è Leonardo Cremonini. Egli rielabora il quotidiano e i suoi luoghi comuni in un’etica dell’ambiguo. Un dialogo interno-esterno che esaspera la presenza di figure umane, come automi, ospiti della scena. Il tutto ambientato in un universo geometrico, con piani e spazi che si alternano.

Numerosi saranno i contributi a questo trend di un’arte che disconosce sé stessa e si rinnova, indossando varie vesti, e utilizzando differenti linguaggi figurativi espressivi. Il monito è di riaffermare un’identità, passando attraverso le fasi di un’alterità, di una disconnessione e successiva riedificazione.

Costanza Marana

 

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