Riusciamo a immaginarci una giornata senza smartphone, senza tablet, senza dispositivi elettronici a cui sembriamo, ormai, intrinsecamente connessi?
La risposta è sì, e viene dalle Marche, in particolar modo a Corinaldo. Sarà proprio in questo magnifico borgo che si terrà il primo Disconnected Day d’Italia, oggi, sabato 11 maggio. Quanto siamo dipendenti dagli smartphone? Quanto siamo disposti a rinunciare alle comodità che ci offrono? L’iniziativa è stata promossa dall’associazione nazionale Di.Te. Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo e prevede incontri, attività e laboratori per adulti e bambini, eventi no stop a ingresso gratuito.
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L’unica grande clausola: ogni partecipante dovrà spegnere il proprio telefono o dispositivo e sigillarlo in un’apposita busta consegnata presso uno degli infopoint sparsi in città. L’obiettivo è provare a far trascorrere almeno tre ore senza interferenze o distrazioni tecnologiche. “Un modo per staccare la spina, per lavorare a stretto contatto con emozioni e sensazioni, per comprendere meglio se stessi e gli altri”, scrivono gli organizzatori. Il Disconnected Day vedrà la partecipazione di ospiti come l’attore Paolo Ruffini, gli psicosomatologi Riccardo Scognamiglio e Matteo Russo e il regista Christian Marazziti e verrà replicato in varie città d’Italia nei prossimi mesi.
La smartphone-mania italiana
E’ stato presentato a Roma un rapporto di Agi-Censis rivela la dipendenza da internet di cui soffre una grande parte della popolazione. Il 61,7% degli utenti usa lo smartphone a letto. Questa abitudine è diffusa soprattutto tra i giovani dai 18-34 anni. E, anche se è considerata come una grande forma di maleducazione, il 34% della popolazione adopera il cellulare a tavola. Ma se per usare i telefonini si ignorano le regole della buona educazione è ancora più preoccupante il fatto che il 14% degli abitanti della penisola non rispetta la legge. Il 14% degli italiani e il 20% dei giovani infatti ammettono di navigare o scambiarsi messaggi anche alla guida. Inoltre il 77% degli internauti italiani ha rivelato che non riesce ad addormentarsi senza collegarsi ai social di notte. Il 63% invece accede alle reti sociali appena si sveglia.
Ma il 27,7% infatti ha spesso la sensazione che internet gli induca una sorta di dipendenza, mentre l’11,7 vive con l’ansia di non potersi connettere al web. Il 60,7% dei soggetti afferma di aver riflettuto su questa forma di dipendenza, ma solo il 28,6% ha fatto passi per correggere questo comportamento e ridurre l’uso dei dispositivi.
Parola all’organizzatore!
“Non esiste obbligo di tenere spento i cellulari“, spiega Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta. “Chi vuole accedere agli eventi, tutti gratuiti, può farlo continuando a tenere acceso il proprio cellulare, ma ci auguriamo che ci siano diverse persone in grado di raccogliere la nostra sfida. Chiediamo di presentarsi negli infopoint dove si provvederà a sigillare gli smartphone in un’apposita busta in modo da lasciare l’apparecchio spento per un minimo di tre ore. Chi riuscirà a non utilizzare il proprio telefono per almeno 180 minuti, poi riceverà dei gadget e piccoli premi per aver resistito alla tentazione digitale“.
“Le statistiche dicono che in media difficilmente per oltre tre ore si rinuncia ad armeggiare davanti ad uno schermo, ma in questo caso non mancheranno certo le occasioni per essere più sociali e meno social“, aggiunge. “Tra incontri, laboratori, proiezioni di film ed eventi vari ce ne sarà per tutti i gusti, compreso un mago tecnologico che, a suo modo, ci farà capire come le informazioni da noi lasciate sui nuovi network possano venire utilizzate da qualcuno per scopi non esattamente nobili”.
“Credo che il senso del Disconnected Day sia raccolto nel titolo di uno degli incontri in programma denominato ‘Felici anche senza’“, conclude. “Questa giornata servirà, appunto, per far capire che non bisogna abusare delle nuove tecnologie nel primo evento in assoluto su scala nazionale, a cui ne seguiranno altri in città diverse, probabilmente uno già in questo 2019 ed ulteriori appuntamenti nel 2020.”
Ilaria Genovese