Lo studio di disamina dell’Antropocene é stato pubblicato su Earth’s Future.
L’era dell’uomo
Una disamina dell’Antropocene, secondo i geologi, è d’obbligo. Nel 2000, il defunto premio Nobel Paul Crutzen fece un’ipotesi ancora influente. Pensava che le azioni di un’umanità industrializzata hanno avuto un impatto così grande sulla Terra da innescare una nuova epoca geologica. Uno dei segni di un’idea di successo nella scienza è la rapidità con cui può svilupparsi ed evolversi. Ma nel caso dell’Antropocene l’evoluzione concettuale avviene con straordinaria rapidità. Così vide il suo sviluppo originario all’interno della comunità scientifica Earth System. Nel tracciare un grafico del cambiamento ambientale globale, l’Antropocene iniziò quindi ad essere analizzato dai geologi.
Una zona grigia
C’è uno studio in corso guidato da un team dell’Università di Leicester e altri studiosi britannici e internazionali. Lo scopo è capire se l’Antropocene sia accettabile, formalmente, sulla scala temporale geologica. “Si è rapidamente diffuso ampiamente nelle scienze, nelle discipline umanistiche e nelle arti. Oggi è addirittura un concetto centrale di inquadramento del Programma ambientale delle Nazioni Unite e del diritto internazionale“, spiega Waters, co-autore. Con un’influenza così profonda risulta naturale chiedersi cosa sia l’Antropocene e quando è iniziato.
Disamina di un’era
Originariamente Crutzen suggerì che iniziasse con l’inizio della rivoluzione industriale alla fine del XVIII secolo. Tuttavia la successiva analisi dell’Antropocene Working Group (AWG) perfeziona questa stima. “I maggiori cambiamenti della popolazione, dell’industrializzazione e della globalizzazione si sono verificati con la ‘Grande Accelerazione’. L’effetto del boom del secondo dopoguerra della metà del XX secolo”, ha spiegato Zalasiewicz, co-autore dello studio. “in meno di una vita umana media l’umanità ha bruciato più energia che nei 12 millenni precedenti”, ha detto Williams, co-autore. Secondo i ricercatori questo guida i cambiamenti fisici, chimici e biologici sulla Terra. Conseguentemente questi fattori destabilizzano la biosfera e il clima, lasciando tracce negli strati geologici. La plastica, il cemento e le ossa di pollo da supermercato giustificherebbero l’Antropocene in geologia.
Attraverso i nostri occhi
Guardando l’Antropocene da una prospettiva più basata sull’uomo si possono mettere in primo piano gli impatti umani sull’ambiente. Effetti che risalgono a migliaia di anni fa. Quindi l’inizio dell’Antropocene dovrebbe essere ricondotto a questi primi impatti, dell’abbattimento delle foreste? O dell’addomesticamento degli animali, della diffusione dei terreni agricoli, o del collegamento del Nuovo Mondo con il Vecchio? “Tutte queste idee, e altre ancora, sono emerse in intense discussioni scoppiate attorno a questo nuovo vivido e potente concetto. Ognuna di queste lo mette sotto una luce diversa”, aggiunge il nuovo membro dell’AWG Jens Zinke. Che cos’è dunque l’Antropocene?
Scelte determinanti
Un nuovo documento dell’AWG, che rappresenta una vasta gamma di discipline accademiche, affronta questo enigma. L’esito determinerà come l’Antropocene sopravvivrà nel pensiero umano. “Analizzare le molte interpretazioni dell’Antropocene suggerisce che sono in gioco una gamma di concetti abbastanza distinti, ma variabilmente sovrapposti”, ha osservato Waters. Il dibattito ha infranto molte barriere tra le discipline accademiche, ma ha anche portato al rischio di confusione dei diversi significati del termine. Gli autori incoraggiano un maggior dibattito in e tra le discipline. Inoltre suggeriscono che l’eventuale formalizzazione dell’Antropocene in geologia aiuterebbe a stabilizzarne l’interpretazione e l’uso, anche per aiutare le società a superare le i problemi emergenti dell’era Antropocene.
Daniele Tolu