Disabilità in Italia: per le persone in carrozzina è difficile anche viaggiare

Disabilità in Italia: quando ti viene impedito dagli altri di volare

Maria Chiara ed Elena, rispettivamente 28 e 23 anni, sono due sorelle marchigiane. Entrambe laureate, hanno vissuto per un periodo in Inghilterra, viaggiavano spesso avanti e dietro dividendosi tra studio e famiglia.

Ora sono alla ricerca di un lavoro stabile, non senza delle difficoltà, un po’ come tutti i giovani della loro età. Inoltre sono due attiviste: proprio per questo erano state selezionate per partecipare a una Summer School sulla legge e la disabilità, organizzata dall’università di Galway in Irlanda. È la più grande “riunione” internazionale di attivisti, accademici e professionisti sul tema disabilità. La sua undicesima edizione, precisamente, trattava l’indipendenza, il diritto alla famiglia e i diritti riproduttivi delle persone disabili.

Tutto estremamente interessante. Peccato che Maria Chiara ed Elena non siano mai arrivate in Irlanda. All’aeroporto di Bologna è stato impedito loro di volare per ben due giorni di fila, perché loro stesse hanno una disabilità e si muovono su una carrozzina elettrica. Hanno bisogno di assistenza per ogni azione che richiede della forza fisica e per questo hanno delle assistenti che fanno i turni. Ma per loro non è mai stato un ostacolo: hanno sempre avuto voglia di fare tante cose e aiutare gli altri.

Per questo hanno creato la rete Liberi di Fare per il diritto all’assistenza personale e un blog molto simpatico, Witty Wheels, Ruote Spiritose, su cui si parla di disabilità, ma con il sorriso.



Ciao ragazze! Ci raccontate bene cosa è successo all’aeroporto di Bologna?

Sabato scorso dovevamo andare a Dublino per poi da lì spostarci a Galway. Ma ci hanno detto che le batterie delle carrozzine non andavano bene per volare. Ma noi avevamo ricevuto l’ok dalla compagnia aerea. Poi ci hanno detto che non potevamo volare sdraiate, come facciamo di solito. Noi acquistiamo sempre due sedili extra. Lo facciamo  esclusivamente per stare più comode. Allora abbiamo specificato che eravamo disposte anche a volare sedute. Stranamente hanno negato anche questo e subito hanno riportato il discorso alle batterie. Ma ormai era passato il tempo e il volo era perso.

E quindi cosa avete fatto?

Abbiamo acquistato un biglietto per il giorno dopo. Domenica il personale dell’aeroporto ci ha chiesto un certificato medico che dichiarasse che potessimo viaggiare sedute. Noi glielo abbiamo fornito. Ma hanno più volte insinuato dubbi sulla sua validità e hanno detto che comunque non era sufficiente. E ci hanno consegnato un modulo da riempire e mandare in Germania, dove un medico avrebbe constatato la nostra idoneità a volare. A quel punto, però, era di nuovo troppo tardi.

Che avete pensato lì per lì? Come vi siete sentite?

Ci è parso chiaro che non ci fosse proprio la volontà di farci volare. Ci siamo sentite trattate come clienti di serie B. Eravamo sbigottite, ma purtroppo il nostro non è un caso isolato. Il blog ci permette di venire a contatto con molte persone che raccontano esperienze simili: il problema è strutturale. Ad esempio una coppia di persone cieche sono state lasciate a terra perché due non vedenti su uno stesso volo erano “troppi”. Oppure a un gruppo di persone sorde è stato impedito di volare perché non c’era un accompagnatore udente per ognuno di loro. Da queste storie è evidente come si facciano perdere i voli con leggerezza, ignorando danni morali, economici e professionali.




E a voi è capitato altre volte di essere bloccate all’imbarco?

Sì. Ryanair anni fa ha lasciato a terra la carrozzina di Elena, affermando che le batterie non fossero idonee a volare. Poi è venuto fuori che si erano sbagliati e si sono offerti di trasportare la carrozzina su un volo successivo.

Perché credete succeda questa cosa: una premura eccessiva? Paura? Pregiudizio?

Questa volta era davvero difficile capire quale fosse il problema nello specifico. Le batterie prima andavano bene, poi improvvisamente non più. Non potevamo stare stese, ma poi non potevamo proprio volare, neanche sedute. Solo al vederci, gli operatori sono intervenuti come se fossero medici, cosa che non sono. La verità è che le persone disabili hanno paura di viaggiare perché temono discriminazioni.

Voi, però, viaggiate spesso… Quali sono le difficoltà che solitamente riscontrate? Che genere di carte deve presentare chi, come voi, ha la carrozzina elettrica?

Sì, noi abbiamo volato parecchie volte. Specie quando stavamo in Inghilterra facevamo avanti e indietro. Eravamo sempre stese legate con le cinture, chiaramente. Chi viaggia con la carrozzina elettrica deve comunicare il modello, le dimensioni e il tipo di batteria al momento della prenotazione. E poi devi segnalare che hai bisogno di assistenza, così ti aiutano a portare i bagagli e ti accompagnano fino all’elevatore che ti fa salire sull’aereo, senza scalette.

Come definireste la “disabilità”? Cosa significa averne una? E la società, come vede le persone disabili?

La disabilità è un’identità sociale marginalizzata. Il che cosa significhi averne una dipende dal contesto in cui vivi. Per esempio in Italia significa che molte opportunità ti vengono precluse a causa dell’inaccessibilità dei luoghi o della bassa qualità delle politiche sociali. Negli Stati Uniti il numero di opportunità perse è minore. Culturalmente, le persone disabili sono viste come esseri viventi a cui è successa una tragedia e sono sottovalutate e sovra-determinate. Ma anche questo dipende dal contesto: in linea di massima, in India è peggio che in Italia, qui è peggio che in Svezia.




Perché è nato il blog?

Molto semplicemente perché, in quanto persone disabili che vivono in Italia, abbiamo un sacco di cose da scrivere! Abbiamo cominciato nel 2014. Parliamo di disabilità e giustizia sociale, in modo serio ma anche ironico. In Italia scarseggia il materiale su argomenti come l’abilismo, cioè la discriminazione verso le persone disabili. Siamo ancora nella fase in cui i diversamente abili sono fonte di “ispirazione” per le persone non disabili, giusto per il fatto di esistere. Vogliamo quindi, oltre che raccontare aneddoti più o meno divertenti, portare in Italia i contenuti della ricerca internazionale sui Disability Studies e trasmettere il concetto di Disability pride (Orgoglio disabile, ndr) nella cultura pop.

Disabilità a parte, chi sono Maria Chiara ed Elena? Parlateci di voi e dei vostri progetti futuri

Viviamo a Senigallia, provincia di Ancona. Maria Chiara ha studiato lingue e didattica dell’italiano per stranieri mentre Elena relazioni internazionali. Al momento cerchiamo di trovare un lavoro stabile, cosa non facile qui dove viviamo. Facciamo attivismo per il diritto all’assistenza personale e formazione su diritti e disabilità. In futuro vorremmo continuare a farlo.

 

Marina Lanzone

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