La fuga dalla guerra e la propria incolumità sono aspetti molto più difficili per alcuni. Quella dei disabili in Ucraina è una tragedia nella tragedia, una crisi umanitaria che vede milioni di persone essere costrette a rimanere nei luoghi del conflitto perché spesso impossibilitate a spostarsi.
Sono più di 2 milioni e 700mila i soggetti disabili in Ucraina. Queste persone con disabilità, fisica o mentale che sia, stanno riscontrando difficoltà ancora più dure nel fuggire dal paese o anche solo nel mettersi al riparo. Il rischio è che tutti coloro che, per un motivo di salute, non riescono a scendere nei rifugi o raggiungere i confini, vengano abbandonati a se stessi e lasciati alla mercé della guerra con la Russia.
Quando le guerre non sono a misura dei disabili
Una persona con disabilità già in una situazione di vita “normale” si può trovare spesso a confrontarsi con delle difficoltà nel fare le cose più comuni. Si pensi al prendere un treno per chi ha problematiche motorie: ci vogliono ascensore, passerella, assistenza, posti specifici. Una persona che soffre di cecità va a fare la spesa: quanti supermercati hanno le scritte in braille sotto i prodotti? E dei semafori, quanti hanno il segnale acustico? O ancora, quanti individui con disabilità intellettive hanno bisogno di essere accuditi, aiutati, accompagnati?
Ora applichiamo le stesse riflessioni al contesto di guerra che anche i disabili in Ucraina si stanno trovando ad affrontare. I rifugi antiaerei risultano spesso inaccessibili a chi ha disabilità motorie; la loro sorte è quella di essere lasciati sotto i bombardamenti e gli spari dei due fronti. Nessuno dà informazioni in braille su quanto accade, e se si tratta di scappare di corsa forse un bastone non basta per aiutarsi. Non ci sono sirene che possano essere sentite dai sordi, né è frequente che le indicazioni vengano date nella lingua dei segni. E quando si hanno orecchie e occhi per capire ciò che succede, gambe per muoversi, a volte è la comprensione il problema, l’agitazione, gli scatti di ira, la deviazione dalla propria routine che può far impazzire; chi soffre di un disturbo cognitivo-comportamentale può diventare nemico di se stesso e ostacolare la propria sicurezza.
Le difficoltà dei disabili in Ucraina
Dall’inizio del conflitto con la Russia, quella che sta vivendo l’Ucraina è una vera e propria crisi umanitaria. Chi resta, chi scappa, chi è costretto a rimanere e chi non può fuggire; e tra questi, le persone con disabilità, gli anziani, i malati. Tutte categorie di persone su cui la guerra colpisce maggiormente. Molti dei centri diurni e di riabilitazione hanno chiuso, con i pazienti lasciati alle cure della famiglia. In questo modo non vengono a mancare solo le cure mediche, ma anche il supporto psicologico che queste strutture e gli assistenti sociali davano ai soggetti più bisognosi.
In questo senso, di storie che arrivano dall’Ucraina, purtroppo, ce ne sono tante e sempre di grande gravità.
Ci sono stati casi di uomini sordo-muti o ciechi a cui è stato negato l’accesso a un paese confinante per l’arruolamento nell’esercito.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento di farmaci, procurarsi sia quelli basilari (presidi sanitari compresi) che specifici, ad esempio per l’epilessia, è diventato quasi impossibile. Non solo per la mancanza di medicinali nelle farmacie, ma anche per delle questioni burocratiche come il fatto che per alcuni ci voglia la prescrizione medica e non si sia stato ancora affrontato questo problema al governo.
Inoltre, secondo i dati ufficiali, dei 2,7 milioni di disabili in Ucraina, le persone con deficit cognitivi sono circa 261mila, ma i numeri potrebbero essere più alti. Le testimonianze pervenute dai loro familiari sono disperate. Raisa Kravchencho, componente di una coalizione di ONG, racconta:
“Ho un figlio di 36 anni con problemi di comportamento e devo dedicarmi totalmente a lui perché è aggressivo e autolesionista e io devo gestire le sue emozioni e i suoi gesti.”
“Una delle responsabili della nostra ONG ha un figlio con autismo e non può lasciarlo solo per più di un’ora. Il che significa che non può fare la coda in farmacia, al supermercato, al bancomat e quindi non può procurarsi i farmaci, il cibo, il denaro che le serve. Ha bisogno di aiuto anche per le necessità di base.”
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La mobilitazione di organizzazioni e volontari
Questa situazione di enorme vulnerabilità è denunciata dalle organizzazioni aderenti al Forum Europeo sulla Disabilità (EDF). Molte di queste si sono mosse per cercare di organizzare dei trasporti speciali per chi ne ha bisogno, come auto e furgoni accessibili, supporti medici al seguito.
Già il 26 febbraio l’Associazione Europea Sindrome di Down (EDSA) aveva scritto una lettera aperta al capo delle istituzioni europee, ai capi di stato europei, russi e ucraini e alla NATO. Per sensibilizzare sul tema e trovare soluzioni, il 10 marzo c’è poi stata una conferenza stampa online promossa, oltre che dall’EDF, anche dall’Associazione Europea dei Fornitori di Servizi per le Persone con Disabilità (EASPD) e da Inclusion Europe. Durante la conferenza è stata chiesta la garanzia di protezione e la sicurezza di tutte le persone con disabilità, e si è parlato della possibilità di creare dei centri per rifugiati accessibili.
Al momento, però, chi si sta occupando dei disabili in Ucraina sono principalmente associazioni e volontari. Tuttavia, anche in questo caso dare aiuti non è cosa semplice. La continuità dell’impegno dei volontari è minata dalle condizioni instabili del paese, mentre dall’altro lato le organizzazioni non hanno abbastanza risorse economiche per gestire la situazione. Gran parte dell’attivismo, quindi, proviene dalle persone con disabilità stesse e dalle loro famiglie, che cercano in ogni modo di mettersi in salvo dal conflitto.