L’emendamento alla riforma Cartabia sul diritto all’oblio introduce la possibilità, per l’imputato assolto, di cancellare il proprio nome dai risultati di ricerca.
Ma quali sono le conseguenze sul diritto di cronaca?
Dal 1° gennaio è entrato in vigore un emendamento alla riforma del processo penale di mediazione Cartabia (articolo 64-ter) introdotto dal deputato di Azione, Enrico Costa.
L’imputato destinatario di una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere e la persona sottoposta alle indagini destinataria di un provvedimento di archiviazione possono richiedere che sia preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete Internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento del Parlamento europeo del 27 aprile 2016
Si tratta, quindi, di una legge che permette all’imputato di ottenere la cancellazione del proprio nome da tutti i risultati dei media e di Google.
In particolare, nei tre giorni successivi all’assoluzione o all’archiviazione del caso, l’imputato potrà ottenere un provvedimento di deindicizzazione proprio dalla cancelleria del giudice che ha emesso la sentenza di assoluzione o il decreto di archiviazione.
Inoltre, è possibile chiedere una deindicizzazione preventiva, ossia l’obbligo a rendere non raggiungibili dai motori di ricerca tutti gli articoli che saranno scritti da quel momento in poi.
Il diritto all’oblio, su Google, è già possibile inoltrando autonomamente una richiesta.
In quel caso, il giudizio positivo o negativo sulla richiesta arriva dopo un’attenta valutazione dello staff , e dopo l’intervento del giudice civile o dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali.
Riceverai una risposta automatica che conferma la ricezione della tua richiesta. Dopodiché valuteremo il tuo caso.
Nel valutare la richiesta, considereremo se i risultati includono informazioni obsolete relative alla tua vita privata. Considereremo inoltre se vi è un interesse pubblico a che le informazioni rimangano nei nostri risultati delle ricerche.
In quanto organizzazione privata, potremmo non essere nella posizione giusta per prendere decisioni in merito al tuo caso
Con l’emendamento Cartabia, sarà obbligatorio per Google far fronte alla richiesta.
Favorevoli e contrari: giornalisti contro l’emendamento
Enrico Costa si è detto soddisfatto dell’introduzione dell’emendamento.
Dal 1° gennaio è entrata in vigore la mia proposta sull’oblio per gli assolti: i motori di ricerca dovranno dissociare i nomi degli assolti dalle notizie circolanti in rete sulle inchieste da cui sono risultati estranei.
Basta innocenti marchiati a vita da indagini che sono finite nel nulla o perché archiviate al termine della fase istruttoria o perché risultati estranei ai fatti loro contestati
Diversi giornali ed esperti del settore, tra cui Repubblica, si sono invece schierati contro la riforma, in quanto “ucciderebbe il diritto di cronaca“.
Un assolto potrà chiamare Repubblica.it e chiedere di non rendere più rintracciabile il suo nome perché è stato assolto. Chiederà di “derubricarlo”.
Il risultato è che scomparirà dal web.
Gli si dovrà – per legge – dire di sì
Anche la Federazione della Stampa Italiana, in una dichiarazione del Presidente Raffaele Lorusso, ha espresso perplessità sulla nuova legge.
Il tema è delicato perché nella Costituzione c’è l’articolo 15 (la libertà di ogni forma di comunicazione è inviolabile), ma anche l’articolo 21 (la stampa non può essere soggetta a censure). Quindi una soluzione non può essere trovata con un emendamento, ma in una riforma più organica, perché altrimenti così si dà l’impressione di una forzatura.
Il tema del diritto all’oblio va affrontato, ma anche discusso. Al contempo è necessario tenere nel debito conto il diritto di cronaca, che non vuol dire gogna mediatica, ma diritto alla conoscenza di determinati fatti, come essere imputati in un processo. Questo diritto va garantito
Il rischio, secondo gli esperti, è che la riforma sul diritto all’oblio renda molto difficile ricostruire la storia giudiziaria di un imputato. In particolar modo, nei confronti di personaggi della politica.
In merito a questo, Costa sottolinea che “la norma non interessa i processi di persone estremamente in vista e popolari, ma soprattutto le persone semplici che vanno a cercare un lavoro e potrebbero non ottenerlo“.
Secondo la norma europea, in ogni caso, il diritto di cronaca prevale sul diritto all’oblio se il fatto è rilevante per l’interesse pubblico.
Giulia Calvani