Il diritto alla riparabilità dei prodotti è una questione che sta emergendo sempre più nelle discussioni sul futuro della produzione e dei consumi. Sebbene oggi viviamo in un mondo dove l’innovazione tecnologica è alla portata di tutti, è sorprendente come, al contempo, la possibilità di riparare i beni che possediamo stia diventando un lusso sempre più raro. Questo fenomeno ha radici profonde e complesse che si intrecciano con la storia della produzione industriale, ma anche con le politiche aziendali moderne e la crescente preoccupazione per l’ambiente e la sostenibilità.
Il diritto alla riparabilità dei prodotti come fondamento della produzione industriale
Nel XVIII secolo, la Rivoluzione Industriale segnò l’inizio di un cambiamento radicale. Fino ad allora, per costruire qualsiasi dispositivo, artigiani e lavoratori dovevano realizzare a mano ogni singolo componente, come viti e bulloni.
Tutto cambiò negli anni ’90 del 1700, quando l’artigiano britannico Henry Maudslay inventò un tornio di precisione che permise la produzione meccanica di parti standardizzate. Questa innovazione non solo facilitò la produzione in serie, ma aprì anche le porte a una nuova era, quella della riparabilità.
La standardizzazione dei componenti significava che, se una parte di un dispositivo si rompeva, era possibile sostituirla facilmente, senza dover costruire tutto da capo. In un certo senso, la nascita della produzione industriale era anche la nascita di una nuova cultura di riparazione, dove i beni non erano più destinati a un ciclo di vita breve.
Il diritto alla riparabilità dei prodotti è un concetto che ha dominato per secoli la relazione tra consumatori e produttori. La possibilità di riparare un oggetto, piuttosto che doverlo sostituire, non solo era conveniente dal punto di vista economico, ma rispondeva anche a un principio di sostenibilità che, purtroppo, oggi sembra dimenticato.
Nei decenni successivi, con l’avvento di altre tecnologie, come quelle automobilistiche e domestiche, la produzione in serie e la disponibilità di ricambi facilmente reperibili hanno contribuito a rafforzare l’idea che un prodotto fosse destinato a una lunga vita, supportata dalla possibilità di essere riparato quando necessario.
L’importanza del diritto alla riparabilità dei prodotti: l’ascesa del consumismo e il controllo aziendale
Oggi, però, la situazione è cambiata. Nonostante la standardizzazione e la produzione in serie abbiano raggiunto livelli mai visti prima, molti produttori stanno ostacolando attivamente il diritto alla riparabilità dei prodotti.
Le ragioni di questa retromarcia sono molteplici, ma una delle principali è la crescita del modello di business basato sul consumismo. Sempre più aziende cercano di mantenere un controllo assoluto sui propri dispositivi, impedendo agli utenti di sostituire autonomamente i componenti.
Alcuni produttori, per esempio, utilizzano adesivi invece di viti per assemblare i dispositivi, rendendo impossibile l’intervento fai-da-te per riparare un prodotto. Altri ancora limitano l’accesso alle informazioni tecniche necessarie per riparare i dispositivi, come schemi e manuali di servizio, ostacolando ulteriormente il diritto alla riparabilità.
Il concetto di “pairing” dei componenti, dove ogni parte di ricambio è associata a un dispositivo specifico tramite un codice univoco, è una delle pratiche più insidiose in questo contesto. Grazie a questo sistema, un componente come lo schermo o la batteria di un dispositivo elettronico non può essere sostituito da una parte di ricambio generica, ma deve essere un pezzo specificamente abbinato al dispositivo.
Questo sistema permette ai produttori di monitorare e limitare la riparabilità dei propri dispositivi, riducendo le possibilità di intervento da parte di riparatori indipendenti o dei consumatori stessi. Il diritto alla riparabilità dei prodotti, quindi, viene limitato in nome di una strategia che rende sempre più difficile riparare e mantenere gli oggetti che acquistiamo.
Il diritto alla riparabilità dei prodotti è necessario per combattere i rifiuti elettronici
Le implicazioni di queste politiche non sono solo economiche, ma anche ambientali. La mancanza di riparabilità contribuisce a un aumento dei rifiuti, in particolare quelli elettronici.
Nel 2022, sono stati generati circa 62 milioni di tonnellate di e-waste a livello globale, una cifra che continua a crescere ogni anno. Questi rifiuti contengono metalli preziosi e risorse che potrebbero essere recuperate se solo avessimo la possibilità di riparare i dispositivi anziché doverli sostituire.
In un contesto in cui la sostenibilità dovrebbe essere al centro delle politiche industriali, il diritto alla riparabilità dei prodotti rappresenta una battaglia fondamentale per ridurre l’impatto ambientale e favorire l’economia circolare.
Non è tutto perduto, però. A livello globale, il diritto alla riparabilità dei prodotti sta diventando un tema di crescente importanza. Movimenti e organizzazioni stanno facendo pressione sulle aziende e sui governi affinché vengano adottate politiche che rendano più facile riparare gli oggetti, piuttosto che sostituirli.
Negli Stati Uniti, per esempio, la Federal Trade Commission ha iniziato a indagare su queste pratiche, sostenendo che le politiche aziendali che limitano la riparabilità possano danneggiare i consumatori e l’ambiente. Alcuni stati, come il Colorado e l’Oregon, hanno anche approvato leggi che vietano il pairing dei componenti, garantendo ai consumatori un maggiore accesso alla riparabilità dei prodotti.
Inoltre, sono nati in tutto il mondo i cosiddetti Repair Cafés, dove le persone possono portare i propri oggetti rotti e imparare a ripararli con l’aiuto di esperti. Questi spazi non solo promuovono la cultura della riparazione, ma fungono anche da centri di educazione e sensibilizzazione sul diritto alla riparabilità dei prodotti. Le comunità che partecipano a queste iniziative stanno facendo molto per invertire la tendenza del consumismo e per rivalutare il valore del riparare anziché del gettare.
Il diritto alla riparabilità dei prodotti è dunque una battaglia che va ben oltre la semplice possibilità di aggiustare un oggetto rotto. È una questione che riguarda la sostenibilità, la giustizia economica e i diritti dei consumatori.
Elena Caccioppoli