Diritti umani: l’Onu ammonisce severamente l’Italia

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Le questioni più scottanti: migranti, razzismo, discriminazioni e libertà di stampa

È in corso la 43esima sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu a Ginevra. Si tratta di incontri che si svolgono periodicamente che hanno lo scopo di monitorare la qualità dei diritti garantiti in ogni Stato membro.
Grazie a queste revisioni periodiche che si svolgono ogni 5 anni, ogni Stato fornisce un aggiornamento sui provvedimenti adottati in tema di diritti umani e obblighi internazionali. E allo stesso tempo riceve raccomandazioni dagli altri Stati per rafforzare la tutela dei diritti e le libertà fondamentali.
Questa sessione sarà un banco di prova per l’Italia che dovrà dimostrare di aver fatto il suo dovere. L’operazione non sarà facile considerando che il nostro Paese ha ricevuto ben 306 raccomandazioni lo scorso novembre. Nel 2014 erano state 184.




Le Raccomandazioni 

Migranti

Non ci vuole l’Onu per intuire le inadempienze dell’Italia. Vengono subito in mente i migranti, le morti in mare, i bambini riversi sulla spiaggia. Ci hanno fatto notare (semmai ce ne fosse stato bisogno) che abbiamo infranto la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei loro familiari, adottata il 18 dicembre 1990; la Convenzione europea sulla nazionalità del 6 novembre 1997. Ci è stato espressamente chiesto di sospendere “ogni attività di cooperazione con la guardia costiera libica fino a che essa non rispetti i diritti umani dei migranti”. Ma noi abbiamo firmato un memorandum con la Libia.

Razzismo e discriminazione

E ancora. Abbiamo il dito puntato contro per razzismo e xenofobia. Non abbiamo rispettato il Protocollo alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi tramite sistemi informatici del 28 gennaio 2003. Molti Stati hanno esortato l’Italia a un maggiore impegno per combattere questi atti discriminatori. Non solo, molte raccomandazioni riguardano il rispetto dei diritti della comunità LGBTQI, in aumento; le carenze legislative per la protezione delle comunità rom e sinti; l’inadeguatezza per i luoghi di accoglienza per le donne in fuga da violenze.

Tortura e sparizioni

Criticata anche l’attuazione di alcuni trattati internazionali, la Danimarca e la Francia hanno chiesto all’Italia di allineare la legge 110/2017 alla Convenzione Onu contro la tortura, mentre il Messico ritiene che l’Italia debba uniformare il testo sul reato di sparizioni forzate a quello convenzionale.

Carceri, libertà di stampa, rifugiati

Inoltre, l’Italia dovrebbe allinearsi su alcune questioni da troppo tempo irrisolte, come il sovraffollamento delle carceri, gli attacchi alla libertà di stampa, minacce e intimidazioni cui continuano ad essere esposti i giornalisti, la tratta degli esseri umani, l’attuazione del principio di non-respingimento. Quest’ultimo principio riguarda l’art 33 della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, secondo cui “nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”.

Organo indipendente a tutela dei diritti umani

Infine, viene contestata all’Italia la mancata istituzione di un organo a tutela dei diritti umani indipendente dal governo, in base ai Principi di Parigi adottati da una Risoluzione dell’Onu nel 1993. Al momento, c’è solo un organo della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, denominato UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Questo ufficio deve garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente da origine etnica o razziale, età, religione, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità.

Il lavoro dell’Italia sarà molto impegnativo: dovrà presentare un documento finale con le risposte che dovrà essere approvato nel corso della sessione che terminerà il prossimo 20 marzo.

Marta Fresolone

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