Dal 3 luglio con l’approvazione della direttiva SUP (single use plastic), l’Unione europea ha vietato la produzione e la commercializzazione di tutti i prodotti monouso in plastica. Ad essere messi al bando saranno cannucce, posate di plastica, piatti, cotton fioc, bastoncini dei palloncini, contenitori monouso per i cibi e tutti quei prodotti considerati “biodegradabili” ma che contengono anche soltanto il 10% di plastica al loro interno.
La direttiva non riguarda, al momento, le bottiglie in plastica e i flaconi dei detersivi. Neppure i bicchieri in plastica sono stati attualmente banditi.
È l’Italia a chiedere una revisione della direttiva. A tre giorni dall’attuazione, l’Italia si trova in una situazione di stallo. Questo perché sono molte, nel nostro paese, le aziende che producono plastica. L’interesse che sta dietro alla richiesta di revisione all’Unione europea è quello di salvare molti posti di lavoro. L’Italia detiene infatti il 60% del mercato europeo della SUP (single use plastic) con un fatturato annuo di 815 milioni di euro.
L’Italia ha avviato una discussione con la Commissione europea chiedendo delle regole più specifiche perché la direttiva così com’è è considerata troppo vaga. L’Italia chiede alla Commissione di pronunciarsi sulla distinzione tra i prodotti in plastica tradizionale, ovvero quelli non biodegradabili e creati col petrolio e tutti quei prodotti in plastica biodegradabili, ovvero compostabili, creati usando materie prime naturali. La Commissione europea nella direttiva SUP (single use plastic) non fa distinzione tra le due cose e mette tutto al bando.
Le aziende italiane
La preoccupazione delle aziende riguarda la chiusura di tutto quel settore che si occupa della produzione dei prodotti in plastica. Molti lavoratori perderanno i loro posti nelle aziende. Per questo motivo l’Italia sta cercando di salvare la produzione di tutti quei prodotti considerati biodegradabili ma che contengono, al loro interno, una piccola percentuale di plastica.
Poco chiara, secondo l’Italia, anche la direttiva sulla carta plastificata. Anche in questo caso l’Italia è un gran produttore di carta plastificata. Le aziende italiane producono circa il 35% di carta plastificata usata per bicchieri, piatti e posate.
Altro tema scottante che preoccupa le aziende italiane riguarda la decisione di introdurre a partire dal 2025 il 25% di materiale riciclato nelle bottiglie di plastica. La plastica riciclata costa il 50% in più e sono molti i timori, dal momento che sembra essere difficile effettuare dei controlli sul suo utilizzo. Se non verrà emessa una direttiva chiara c’è il timore che venga incrementato il cosiddetto greenwashing, ovvero la vendita di quei prodotti che non sono eco-sostenibili ma che vengono spacciati come tali.
Giorgia Meloni (FDI) sostiene che la direttiva dovrebbe essere rivista perché in tal modo va a colpire duramente le aziende italiane. Dure anche le parole del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi il quale afferma che la direttiva SUP va, in tal modo, ad eliminare un intero settore produttivo di cui l’Italia è leader.
L’Europa fa un passo avanti verso l’eco-sostenibilità e due indietro. La direttiva permetterà infatti di esaurire le scorte, per cui nei supermercati potremmo reperire prodotti di plastica monouso chissà ancora per quanto tempo. Una direttiva efficace nella teoria ma non nella pratica.