Diminuisce l’influenza russa in Asia centrale

influenza russa in Asia centrale

Michele Marsonet Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane Ultima Voce

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane

Curiosamente, ma non troppo, l’invasione dell’Ucraina sta causando un declino dell’influenza russa in Asia centrale, nelle Repubbliche ex sovietiche. Proprio il contrario di quanto Putin si attendeva, convinto con la sua operazione militare speciale di riuscire a rivitalizzare uno “spazio sovietico” dopo la fine dell’Urss.

Ancora una volta il malcontento proviene in primo luogo dal Kazakistan. L’attuale leader kazako Kassym-Jomart Tokayev, dopo la rivolta popolare che aveva costretto alla fuga il “presidente eterno” Nursultan Nazarbayev, vecchio sodale di Mosca, si era installato al potere facendosi aiutare da truppe russe e dell’alleanza CSTO per reprimere le proteste.

Viste le sue posizioni filorusse, il Cremlino aveva approvato volentieri il suo avvento. Salvo accorgersi in breve tempo che l’affidabilità di Tokayev era solo di facciata. Dopo il ritiro dei soldati della Federazione, appoggiati soprattutto da un contingente bielorusso, il nuovo presidente ha subito fatto capire di voler essere più indipendente rispetto al suo anziano predecessore.
Ha infatti espresso riserve – inusuali per gli esponenti kazaki, un tempo i più fedeli a Mosca. – sull’invasione dell’Ucraina. Non solo. Durante un summit a San Pietroburgo, ha pure rifiutato di riconoscere le Repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk, definendole in un discorso pubblico e davanti alle telecamere “quasi repubbliche”. Aggiungendo che lo stesso discorso vale per la Crimea. Ovvia l’irritazione di Putin e del suo grippo dirigente.
Dulcis in fundo, ha rifiutato il conferimento dell’onorificenza di Alexandr Nevskij, una delle più prestigiose della Federazione Russa, affermando di aver promesso di non ricevere onorificenze di quel tipo finché sarà presidente del suo Paese.
Successivamente Tokayev è andato in Azerbaigian, altra Repubblica ex sovietica, dove nella capitale Baku ha incontrato il presidente azero Ilham Aliyev. E anche qui gli osservatori hanno notato un fatto curioso. I due leader parlano entrambi russo perfettamente. Aliyev si è tra l’altro laureato nella prestigiosa università moscovita MGIMO, l’istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali, voluto da Stalin negli anni ’40 del secolo scorso.
E’ tradizione che i leader, in questi casi, usino il russo come lingua veicolare. Così non è stato questa volta, poiché i due presidenti hanno preferito comunicare nelle loro lingue nazionali, kazako e azero. Conta tuttavia rammentare che entrambi si sono dichiarati preoccupati per la situazione ucraina, chiedendo di porre termine al conflitto nel tempo più breve possibile.
Da rammentare, inoltre, che l’ostilità nei confronti della “operazione militare speciale” di Putin coinvolge in pratica tutte le ex Repubbliche sovietiche, con l’eccezione della Bielorussia dove Lukashenko ha bisogno dell’appoggio russo per restare al potere.

Facile comprendere che gli ex satelliti ora indipendenti temono di trovarsi in futuro nella stessa situazione di Kiev. Ma, vista la situazione, è arduo immaginare che Mosca possa permettersi altre invasioni, poiché non dispone di forze sufficienti e deve comunque prima risolvere a suo favore il conflitto ucraino. Dal canto suo Aliyev, che ha stretti rapporti con la Turchia di Erdogan, ha promesso ai kazaki di aiutarli ad esportare il loro petrolio e il loro gas superando le obiezioni di Mosca.

Come si diceva all’inizio, insomma, almeno finora l’invasione ha portato a Putin più guai che vantaggi. E’ pur vero che sta mettendo in difficoltà l’Europa con le forniture energetiche. Ma, d’altro canto, rischia di veder tramontare definitivamente il sogno di ricostituire uno “spazio russo” in Asia, a tutto vantaggio della Cina che all’area è molto interessata.

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