La notizia che arriva dall’Istituto di Astrofisica delle Canarie sotto forma di una ricerca condotta da astrofisici spagnoli e astronomi cinesi dell’Accademia delle scienze di Pechino, pubblicata su Astronomy & Astrophysics non è di quelle destinate a rifondare la comprensione dell’Universo, ma è interessante perché si parla di casa nostra, di quella più grande, si parla infatti delle dimensioni della Via Lattea che sarebbero maggiori di quelle della stima tradizionale, e non di poco, addirittura vanno a raddoppiare.
Certo ai fini pratici considerato che, con buona pace di motori a curvatura e iperspazio e tutti gli altri escamotage per superare il limite della velocità della luce, siamo destinati ad esplorare solo una minuscola parte della nostra galassia questa scoperta non sembra cambiare granché, ma come dicevo si tratta di conoscere meglio casa propria. E facendo una battuta potremmo dire che se prima non non eravamo proprio in periferia ma nemmeno vicini al centro, ora abbiamo aumentato il nostro status avvicinandoci (in percentuale) al centro. La nostra distanza dal centro non cambia, stimata tra i 25000 i 28000 anni luce, ma se questo prima ci poneva in una posizione equidistante tra centro e limite del disco galattico, visto che il diametro era stimato in centomila anni luce (e dunque il raggio di 50000) , ora siamo a un quarto della distanza dal limite, con il diametro aggiornato a duecentomila anni luce. A onor del vero la stima di centomila anni luce che è stata accreditata per parecchio tempo era già stata messa in dubbio da studi in anni recenti, ad esempio uno del 2015 proveniente dagli USA proponeva un dimensione di 150 mila anni luce.
Secondo quanto dichiarato da Francisco Garzón, astrofisico dell’istituto delle Canarie ed uno degli autori dello studio, la particolarità del loro lavoro è non aver usato modelli teorici che spesso ritornano i risultati per cui sono disegnati, hanno fatto solo un’analisi statistica di un gran numero di oggetti osservati da due diverse campagne di osservazioni denominate LAMOST e SDSS-APOGEE. In base a questi dati gli scienziati hanno estrapolato la massima distanza dal centro a cui si trovano stelle di tipo metallico,la nostra infatti è una galassia a spirale composta da un disco schiacciato che nelle zone periferiche ha dei bracci, il disco è però avvolto da un alone molto meno denso, le stelle del disco galattico hanno la caratteristica di essere a più elevata metallicità, ovviamente si parla in termini relativi rispetto a quelle dell’alone, tutte le stelle sono composte essenzialmente da idrogeno ed elio, in quelle del disco galattico la percentuale di elementi metallici è leggermente superiore.
Fonte immagine: www.iac.es
Roberto Todini