La tartaruga frecciata neo-fascista a confronto con la bandiera rosso-nera dall’anima ultra cattolica. Analizziamo le differenze tra CasaPound e Forza Nuova.
Parliamo dei due partiti di estrema destra senza soffermarci su cosa, alla sostanza, li differenzia. Entrambi violenti, amanti delle ronde, nemici dei diversi. Entrambi non abbastanza radicati in Italia da superare la soglia di sbarramento alle elezioni di marzo, ma radicali nelle posizioni perseguite. Fomentatori del medesimo odio, ogni giorno si accerchiano di nuovi militanti. Ma cosa spinge a sposare un partito piuttosto che l’altro?
Forza Nuova, nostalgia violenta e radicale
Il partito viene fondato nel 1997 da Roberto Fiore. Sin dalle origini, Forza Nuova ha piantato le sue radici nelle zone più periferiche delle città, lontana da occhi progressisti. Una posizione strategica per dar vita alla violenza delle ronde notturne in quasi totale tranquillità e per far breccia nei cuori delle fasce più deboli, disadattate e disperate della popolazione. Una situazione che guarda con nostalgia alla prepotenza delle SS, plagiandola. Così il profilo-tipo di un forzanovista assume i caratteri del picchiatore, del ribelle, del duro.
Vittime della loro violenza sono i diversi, dagli immigrati agli omosessuali. Forse per l’estremismo cattolico a cui fa riferimento il partito rosso-nero, o più semplicemente per prendersela con qualcuno e trasformarlo in una valvola di sfogo. L’ostinazione e la radicalizzazione di Forza Nuova si riflettono nel travagliato rapporto con i giornalisti e i programmi televisivi, da cui ha preso le distanze. Ricordiamo il blitz forzanovista contro la sede di La Repubblica, risalente a dicembre 2017. Un esempio concreto di limitazioni nelle interviste, di prepotenza e imposizione mediatica, lo si può trovare alla fine del seguente video.
CasaPound, un fascismo reinventato
CasaPound si può definire il nipote giovane di Forza Nuova, nato nel 2003 dall’occupazione di uno stabile romano (sì, quell’occupazione che ancora oggi la sinistra reclama). Il fondatore, Gianluca Iannone, è riuscito in pochi anni ad aprire 110 sedi e a tesserare 20mila persone, facendosi largo anche in ambienti a-partitici come le scuole e le università. CasaPound sembra voler reincarnare strenuamente lo slogan nauseabondo del prima gli italiani durante le ore diurne, mentre la sera, sull’ondata violenta dello zio rosso-nero, mena gli avversari politici, ironicamente italiani. Prima gli italiani, ma non quelli di sinistra. Prima alcuni italiani, possibilmente chiari di carnagione. Ma sulla religione, a parole, sembra perseguire la laicità.
Il partito della tartaruga frecciata proclama un fascismo giusto, umano, storpiato dalla storia, proponendosi come alternativa socio-culturale alle manipolazioni del tempo. Per questo prende parte a talk show e risponde a interviste giornalistiche. Spera, in questo modo, di farsi conoscere a livello internazionale e di affermarsi come egemonia della destra estremista italiana. Ma le scarse competenze, accompagnate da riletture false del passato, non tengono testa, per adesso, a questa ambizione. Memorabile il “ci riprendiamo un pezzo di Libia”, ricetta segreta di CasaPound per arginare il fenomeno migratorio.
Liti familiari nell’ultra destra
Come in ogni famiglia, anche in quella dell’ultra destra esplodono liti e discordanze. Un esempio clamoroso è la critica mossa dal segretario di CasaPound Simone di Stefano nei confronti della celebrazione della marcia su Roma Predappio, dove i membri forzanovisti hanno sfoggiato oscenità persino per le tartarughe. Parole violente in risposta a violente manifestazioni di oltraggio alla storia. Ma di che ci stupiamo?
Maledetti pagliacci mascherati che ogni anno andate a Predappio a disonorare i morti con le vostre sguaiate marcette e fate a gara con chi si mette la maglietta più imbecille perché siete le scimmie ammaestrate degli antifascisti. Uscisse Mussolini dalla tomba, vi prenderebbe a schiaffi, uno per ogni ragazzo o ragazza caduto combattendo per quell’idea così grande che nel vostro microcervello non riesce e non riuscirà mai ad entrare.
Ilaria Genovese